nVidia SLI: 2x Asus Extreme N6800GT
Pag. 3 - Caratteristiche tecniche (1)
Prima di scendere nel dettaglio tecnico, vogliamo riprendere quella storia di cui parlavamo nell'introduzione al fine di comprendere cosa già si è realizzato nel passato.
Nell'ormai lontano 1995 (10 anni possono considerarsi tantissimi nella computergrafica visto il ritmo attuale) 3dfx presenta il chip Voodoo che constava di 2 sotto-chip: il Frame Buffer Interface (FBI) e il Texture Mapping Unit (TMU). Poco dopo vennero unite 2 schede Voodoo a formare un sistema che allora 3dfx battezzò col nome SLI (Scan Line Interface) andando a riprendere la modalità di rendering che il sistema adoperava: con una unità si renderizzavano le linee pari, con l'altra le dispari. In realtà questo tentativo era stato realizzato da Obsidian3D col nome di Obsidian 100SB e solo con il Voodoo2, apparso di lì a poco, 3dfx ufficializzava lo SLI. Se è vero che questo approccio comportava un aumento delle prestazioni, dall'altro il costo da pagare era enorme.
In parallelo Ati nel 1999 presentò una soluzione molto innovativa col nome di MAXX: 2 chip che lavoravano in parallelo su unico PCB con approccio alternato: un chip renderizzava i frame pari, l'altro i dispari. Il Rage Fury MAXX montava 2 chip Rage128Pro e, purtroppo, non godeva di un buon supporto software che consentisse ai chip di dialogare bene e di sincronizzarsi ogni volta; inoltre vi era la limitazione di funzionamento solo su sistema operativo Windows98.
Nel frattempo 3dfx presenta il chip VSA-100 (Voodoo Scalable Architecture), un'architettura che potenzialmente potrebbe comandare fino a 32 chip sincronizzati da uno (chiamato master) mentre tutti gli altri sono considerati slave. Proprio mentre nVidia presentava i chip GeForce256 e 2GTS, 3dfx lanciava implementazioni a doppio processore (Voodoo 5 5000 e 5500) e a 4 processori grafici (la 6000 che richiedeva anche un alimentatore esterno).
Da non dimenticare il progetto Volari di XGI che nel 2003 vede 2 chip da 8 pipeline connessi da un bus proprietario (denominato BitFluent) che soffre, però, per la poca banda passante a disposizione. Inoltre uno scarso sviluppo software e un'architettura acerba hanno fatto sì che questo prodotto venisse visto più come un progetto teorico che come una reale implementazione pratica visto anche l'esoso costo d'acquisto.
Inoltre in questi giorni gira in rete la notizia secondo cui anche S3 sta preparandosi ad una soluzione multi-GPU per affiancarsi a quelle di nVidia e Ati già presenti sul mercato.
Scendiamo ora nel dettaglio della soluzione di nVidia. La casa californiana ha deciso di conservare lo stesso approccio di 3dfx (di cui, lo ricordiamo, ne ha acquistato i diritti) per cui anche nello SLI di nVidia esiste una scheda madre che fà da master (che si preoccupa dell'invio dell'immagine finale al monitor) e una da slave. A questo punto ci si potrebbe chiedere come alla prima arrivi il risultato di rendering della seconda. Qui nVidia ha dimostrato, a nostro parere, flessibilità in quanto in linea teorica SLI richiede un piccolo connettore fornito in ogni scheda madre basata su nForce 4 SLI, come quello da noi già incontrato nella recensione della scheda madre Asus A8N-SLI Deluxe di cui ve ne riproponiamo la foto:
Ricordiamo che con questo connettore si vanno a collegare le due terminazioni superiori presenti sul PCB di ogni scheda video che supporta SLI