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Chi è il presidente del TAR anti-Cota: Franco Bianchi, a Latina un durissimo scontro con il centro-destra. : Il dottor Franco Bianchi, il presidente del TAR del Piemonte che ha rimesso in discussione la vittoria di Cota alle elezioni, non è nuovo a scontri con il centro-destra. A Latina, da dove è venuto a Torino – con quella che un quotidiano che lo ha sempre sostenuto ha definito, come potete leggere sotto, “con i fatti accaduti, una promozione che sembra più una rimozione” – ingaggiò una vera e propria guerra con il presidente PDL della provincia (ora rieletto), Armando Cusani. In questa guerra si conquistò numerosi amici – tra i giornali di sinistra, che lodarono la sua battaglia contro le “cricche” di un centro-destra (che naturalmente, nella misura in cui alcuni commisero effettivamente reati, non è in nessun modo mia intenzione difendere), e tra i politici del PD, scesi in campo più volte a sua difesa in modo rumoroso e militante – e, come è normale, altrettanti nemici. C’è il rischio, che certamente per molte ragioni non auspico, che le cose si ripetano a Torino. Nel frattempo, invito alla lettura della cronaca del suo saluto alla città di Latina da un articolo del quotidiano a lui favorevole “Il Messaggero” (Armando Del Giaccio, “Franco Bianchi un magistrato scomodo”, 8 dicembre 2007). L’articolo è scritto da un ammiratore giornalistico di Bianchi, ma dà un’idea del clima che venendo a Torino lasciava a Latina. Lo stile e il tono sono forse più importanti, per capire, dei fatterelli di provincia che stanno alle radici dello scontro fra il dottor Bianchi e il centro-destra di Latina, e dove è difficile credere che tutte le ragioni stiano da una sola parte
Ecco dunque un estratto dal “Messaggero”:
“«Ricordatemi come un magistrato qualunque che qualche volta ha sentito il bisogno di esternare i propri sogni». Franco Bianchi, al saluto da presidente del Tar, parte da una favola ma altro che sogni…Si capisce subito che il riferimento è a questioni reali. Né isola piena di palme né tantomeno piante malate per un addio al veleno. Ieri, al termine dell’ultima udienza presieduta nel capoluogo, ha salutato con un intervento durissimo. Non c’è il presidente della Provincia, Armando Cusani, firmatario di un esposto contro il Tar che ha sempre smentito a parole, non ci sono altri rappresentanti di via Costa [sede della Provincia - ...].
Il discorso di Bianchi [...] è pieno di parole pesanti come macigni. Parte dall’isola, dalle palme malate, dai guardiani «abituati a vivere all’ombra» e che «forse non si accorgevano della malattia». Ma «quando pensavo che era stato inferto un colpo forte alla malattia» compaiono «sugli scogli dell’isola scritte contro di me, i miei collaboratori e il mio operato, mi si taccia di narcisismo, protagonismo, plagio, corruzione. Chi è costui che viene a disturbare la quiete dell’isola per guarire una malattia che in effetti non esiste?» E continua: «Forse sarebbe meglio che se ne andasse, dato che è diventato un po’ scomodo soprattutto per i guardiani delle palme». Il sogno – già chiarissimo – finisce, arriva la colf ucraina a svegliare Bianchi con la lettera di trasferimento a Torino, presidente del Tar Piemonte. Una promozione attesa da tempo, anche se con i fatti accaduti sembra più una rimozione. [...].
Ecco allora che: «Occorre rinunciare al compromesso, al dominio della ragione politica, fuggire dall’ignavia dilagante, abbandonare il conformismo, usare un linguaggio semplice in luogo delle raffinate espressioni lessicali che camuffano il ben parlare con l’agire pessimo». Poi fa un passo indietro: «Non spetta al magistrato fare simili proclami, ma questo deve valere anche quando viene infangato pubblicamente da un camion di melma?» Si ferma, chiama ad alta voce Alfonso, l’autista tuttofare e chiede: «Chi ha cambiato questa parola?». Non può pronunciarla ma si capisce che ne avrebbe usata una più forte che tutti, in sala, comprendono. Poi c’è il ricordo del “salotto” del 2005 [il "salotto della legalità", iniziativa di Bianchi che il centro-destra interpretò come un attacco politico]: «Divenni subito scomodo, soltanto il parlare di queste cose rende un magistrato tale, figuriamoci attuarle come ho tentato di fare». E arrivano «i fattacci degli ultimi mesi» che «la storia ha archiviato». Infine il rammarico, il dono del bastone di Santiago di Compostela fatto «a uno dei più graduati guardiani laici dell’isola, chiedo pubblicamente che mi venga restituito con le debite scuse, sue personali e dell’Amministrazione che rappresenta». Il messaggio, sarà chiaro anche questo, è per Armando Cusani [presidente PDL della Provincia di Latina]“
di Massimo Introvigne
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