La nuova strategia Usa umilia i Paesi arabi moderati

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La nuova strategia Usa umilia i Paesi arabi moderati

Messaggiodi Aragorn il 23 mar 2009, 15:28

È stato molto interessante osservare il linguaggio corporeo del presidente Obama mentre mandava il suo messaggio di pace all’Iran e quello di Alì Khamenei mentre gli rispondeva. Il primo fervoroso, intento, con le mani e con gli occhi, a mostrare la maggiore simpatia possibile; il secondo ieratico, alieno dalle forme, occupato solo dal suo scopo divino. E lo ha snocciolato calmo e lento, spiegando in sostanza che gli Usa devono mostrare nei fatti, e non con le parole, rispetto.

Ciò vuol dire che Obama, per essere amico dell’Iran, deve smettere di ostacolare la costruzione della bomba atomica, ormai allo stadio ultimo dell’arricchimento o al primo di assemblamento, a seconda di fonti americane o israeliane. Comunque ormai basta poco tempo perché tutto il mondo sia sotto la minaccia atomica degli ayatollah. Essere amico dell’Iran, dice inoltre in sostanza Khamenei, significa abbandonare l’insopportabile abitudine di difendere l’esistenza di Israele e lasciare che si compia sul popolo ebraico la soluzione finale più volte annunciata da Ahmadinejad.

Vuole anche dire abbandonare, come del resto si legge già nel discorso di Obama, ogni distinzione tra il governo teocratico e autoritario, che impicca gli omosessuali e rinchiude i dissidenti, e il nobile popolo iraniano che ha dato molte volte segno di volersi ribellare.

Obama, dunque, ha avuto un sostanziale "no", ma non lo accetterà come risposta. Per esempio, Hillary Clinton terrà probabilmente duro nel suo invito all’Iran alla conferenza per l’Afghanistan: evidentemente non turba Obama il fatto di scontentare gravemente tutti i Paesi moderati arabi su cui fino ad oggi gli Usa avevano puntato le speranze per un Medio Oriente equilibrato.

Infatti, chiamare Ahmadinejad al desco internazionale è azione che dispiace assai agli egiziani, ai sauditi, ai libanesi e ai palestinesi moderati, e tutti quanti hanno invitato più volte Ahmadinejad a starsene fuori dal campo di Gaza, del Libano e perfino dal Bahrein, che l’Iran rivendica come suo.
La profferta di pace obamiana, seguita dall’affettato "no" di Khameni, esalta alle stelle l’integralismo islamico militante, anche perché tutti gli amici e i famigli dell’Iran seguitano a ricevere segni di incoraggiamento, mentre le prime pagine dei giornali occidentali applaudono.

Nella generale amnistia ideologica in corso, infatti, Assad gioisce perché il processo per l’omicidio del leader libanese Rafik Hariri, di cui erano accusate le massime gerarchie siriane, legate all’Iran da sempre, verrà certo edulcorato contro la falsa promessa di Assad stesso di aprirsi a un processo di pace con Israele. E mentre l’Aiea individua sul terreno siriano i resti di una struttura atomica, e si definisce chiaramente l’assistenza iraniana al progetto, si mandano due inviati americani a Damasco; inoltre, l’Inghilterra ha fatto in questi giorni profferte agli Hezbollah, longa manus iraniana e siriana, mentre Nasrallah di nuovo promette la distruzione di Israele insieme alla sua vittoria nelle prossime elezioni di giugno in Libano; Hamas, legata come è agli iraniani, rifiuta l’accordo con Fatah e chiama Abu Mazen traditore solo che accenni a un accordo con Israele, sicura che tanto l’Iran le darà conforto anche economico.

La strategia americana di questo momento, dunque, umilia i moderati perché esalta gli estremisti. E soprattutto mette Israele in una condizione di incertezza vitale così seria da poterlo spingere a un gesto estremo. È una strategia saggia? A noi pare alquanto avventurista, anche perché ogni giorno di salamelecchi occidentali viene usato dagli ayatollah per costruire la bomba e tessere una frenetica tela diplomatica per la vittoria dell’islam. L’apertura americana può creare un’ondata di trionfalismo islamico in tutto il mondo: Obama adesso farebbe bene a trovare il modo di smorzarlo.


«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,

le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»

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Re: La nuova strategia Usa umilia i Paesi arabi moderati

Messaggiodi ari il 23 mar 2009, 21:26

Cosi' , dopo aver bombardato l'Iran , Obama potra' dire :" io almeno ci ho provato"
Tanto lo sappiamo tutti che il fine ultimo e' la guerra in Iran , qualsiasi parola si dica e qualsiasi incontro G si faccia.....
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Re: La nuova strategia Usa umilia i Paesi arabi moderati

Messaggiodi ari il 23 mar 2009, 21:27

Non che non sia daccordo ad abbattere quei fanatici ma forse si potrebbe fare piu' aumma aumma.....
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Re: La nuova strategia Usa umilia i Paesi arabi moderati

Messaggiodi takion il 24 mar 2009, 00:19

ostacolare la costruzione della bomba atomica, ormai allo stadio ultimo dell’arricchimento o al primo di assemblaggio
e questa è una cosa che non capisco. Perché non avrebbero un "permesso" per usare materiale fissile? Tutti dicono che c'è paura di conflitto nucleare...che vorrebbero usarla contro Israele...e non credo lo farebbero nonostante le molte minacce. Quello però, per loro può essere un buon deterrente per imporsi di più verso Israele che come si sa è armato sino ai capelli. I palestinesi non sono così armati... dunque c'è in partenza uno squilibrio.

Chi ha visto di voi l'articolo delle Iene su Palestina e Israele tempo fa? Avrete visto tutti il fosforo bianco che ancora negano di aver buttato a Gaza in zona palestinese... e come si "difendono" i palestinesi?
Non do colpa a quello o quell'altro, ma mi sembra ci sia molta disparità...
Da quando le persone corrotte si uniscono tra loro per costituire una forza, le persone oneste devono fare lo stesso
(Conte Leo N. Tolstoy)
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