a decisione è scattata dopo le notizie su una presunta contraffazione
La Coop ritira i prodotti Galbani
Nel deposito di Perugia sarebbero state modificate le date di scadenza. Galbani: episodio del 2005 già risolto
PERUGIA - La Coop del centro Italia ha deciso di ritirare dalla vendita «a titolo precauzionale e in attesa di verifiche e controlli chiesti alla ditta produttrice» i prodotti della Galbani nei suoi punti vendita. La decisione è stata presa dopo la notizia apparsa su Repubblica della presunta contraffazione delle date di scadenza dei prodotti a marchio Galbani che sarebbe stata operata nel deposito di Perugia. In un comunicato del legali, la Galbani dice che si è trattato di un episodio risalenti al 2005 di un singolo dipendente e risolto a suo tempo e che non è arrivato nessun esposto in procura. In un comunicato Coop Centro Italia ha informato che «nessuno dei suoi negozi viene rifornito con prodotti provenienti dal deposito di Perugia. Per ora - è detto ancora nella nota - non ci sono elementi per sostenere che tale pratica sia diffusa presso altri depositi». Nonostante ciò, «al fine di tutelare i consumatori», è stato deciso il ritiro dei prodotti.
ZAIA: «SCANDALOSO» - Un fatto «deplorevole e scandaloso», se confermato. Lo dice il ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia a Radio 101, sottolinenado che la magistratura e gli inquirenti devono poter lavorare in tranquillità e arrivare eventualmente a una condanna definitiva. «È giusto che chi commette questi reati venga punito fino in fondo - ha aggiunto -. A noi interessa che siano tutelati i produttori seri e la salute dei consumatori».
La sede Galbani (Emblema)
La sede Galbani (Emblema)
MERCE CON DATE DI SCADENZA ALTERATE - Nell'articolo pubblicato dal quotidiano si sostiene che a Perugia «alcuni lavoratori - venditori e addetti allo stoccaggio - hanno presentato un esposto in procura contro la Galbani denunciando di essere "stati obbligati, per anni, dai capi del personale, a vendere merce con la data di scadenza contraffatta"». Al momento non risulta che siano stati avviati accertamenti da organi di polizia perugini.
DISPOSTE ISPEZIONI DAL MINISTERO - Il ministero della Salute ha comunque disposto ispezioni dei Nas e dell'Asl nel deposito Galbani di Perugia. In una nota si precisa che «i servizi veterinari della Asl competente stanno già effettuando un'ispezione congiunta con il Comando carabinieri per la tutela della salute (Nas) nel deposito. Era già comunque attivo un programma di ispezioni ministeriali, con la collaborazione delle Regioni e delle Province autonome, presso gli stabilimenti del settore lattiero-caseario. I carabinieri dei Nas erano inoltre già impegnati in ulteriori accertamenti sulle aziende che hanno intrattenuto rapporti commerciali con le ditte coinvolte nell'indagine sulla "truffa dei formaggi" disposta dalla Procura di Cremona».
«LA GALBANI CHIARISCA» - «L'inchiesta giornalistica sui formaggi scaduti messi in vendita attraverso la sofisticazione delle etichette sta assumendo sempre di più connotazioni preoccupanti e inquietanti - sostiene Ivan Comotti, del dipartimento industria della Flai-Cgil -. È chiaro, a questo punto, che la Galbani dovrà compiere nel più breve tempo possibile tutte le verifiche necessarie per accertare la veridicità di queste accuse e, qualora queste si dovessero rivelare fondate, dovrà agire per porre fine a qualsiasi tipo di intollerabile scorrettezza e sofisticazione».
«SINGOLO EPISODIO» - E la Galbani ha chiarito: «Le notizie riportate si riferiscono a un episodio accaduto nel 2005 e circoscritto alla condotta di un dipendente del deposito di Perugia». È quanto si legge in una nota dei legali della Galbani. «Tale fatto è stato prontamente affrontato e risolto dall'azienda all'epoca non appena è emerso, grazie anche all'intervento di altri collaboratori del deposito». L'azienda ricorda di aver «subito messo in atto tutte le azioni correttive avviando anche gli opportuni provvedimenti disciplinari» e di aver «ulteriormente intensificato i suoi controlli per garantire il massimo rispetto delle procedure volte ad assicurare l'assoluta qualità dei suoi prodotti, fin sulla tavola dei propri consumatori». Galbani tiene anche a sottolineare che a oggi non è pervenuta nessuna segnalazione di un esposto alla procura di Perugia da parte di dipendenti, così come la stessa procura ha confermato in un comunicato.
L'ADOC: «UN FATTO GRAVISSIMO» - «È un fatto gravissimo immettere sul mercato merci avariate, destinate ad uso alimentare, attraverso la contraffazione della data di scadenza - commenta Carlo Pileri, presidente dell'Adoc, l'associazione nazionale per la difesa e l'orientamento dei consumatori -. Qualora le denunce dei dipendenti della Galbani avessero un riscontro è necessario colpire i responsabili con sanzioni durissime, a maggior ragione considerando il marchio coinvolto che dovrebbe rappresentare qualità e sicurezza. Nonostante gli scandali recenti, sotto esame anche nelle procure di Cremona e Piacenza, continua il riciclo di prodotti avariati. Tutte le aziende che permettono l'arrivo di tali prodotti sulle tavole delle famiglie devono essere severamente punite». «Chiediamo che le autorità preposte accertino al più presto le eventuali responsabilità della Galbani e tranquillizzino i consumatori sulla sicurezza dei prodotti alimentari» afferma Silvia Biasotto, responsabile Dipartimento sicurezza alimentare del Movimento difesa del cittadino (Mdc).