Il Papa annulla la visita alla "Sapienza"

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Re: Il Papa annulla la visita alla "Sapienza"

Messaggiodi takion il 20 gen 2008, 22:27

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Re: Il Papa annulla la visita alla "Sapienza"

Messaggiodi Aragorn il 21 gen 2008, 00:26

certo che su internet c'è proprio di ogni cosa...


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Re: Il Papa annulla la visita alla "Sapienza"

Messaggiodi Aragorn il 21 gen 2008, 12:45

Il Professor Ratzinger e la lezione di vera laicità

Per primi, alle dieci, sono arrivati i laici, gli ex-mangiapreti, quelli che per la prima volta assistevano all’Angelus. Ignorando i ritmi domenicali della Roma petrina erano preoccupati. Temevano di non trovar posto.

Con il passar del tempo la loro preoccupazione ha mutato di segno ma non si è dissolta. Quell’immensa piazza sembrava ancora troppo vuota. Solo a un quarto passate le undici - quando gli spazi finalmente si sono rarefatti e il cancello che concede il passaggio al cerchio più interno è stato sbarrato per lasciare accumulare gli ultimi avventori fin alla metà di Via della Conciliazione – è stato chiaro a tutti che la mobilitazione era riuscita.

Piazza San Pietro, però, non è stata diversa per la presenza dei tanti politici, laici e cattolici, venuti a portare la loro solidarietà al “pontefice rifiutato”. E nemmeno per qualche telecamera in più, inevitabilmente giunta assieme a loro. In fondo queste presenze, assieme a tante altre in quei paraggi non meno inusuali, sono andate anch’esse a comporsi nel mosaico di preghiera, devozione, gioia di vivere, curiosità, tifo che miracolosamente prende forma ogni domenica alle dodici. Lo hanno solo reso ancora più laicamente grande e più laicamente ricco. Ciò che ha reso la giornata di ieri davvero speciale è stato, invece, il breve discorso che Papa Ratzinger ha pronunziato dopo la benedizione.

Ha parlato da vecchio professore, il Papa. Per questo si è rivolto prima agli studenti (che per ogni professore che si rispetti sono sacri) e solo dopo ai suoi colleghi. Ha poi ricordato, a quanti in questi giorni l’hanno infangato, il prestigio della Sapienza. Perché l’università è il sapere che si sedimenta e laddove si rinnega la propria tradizione si finisce col negare la funzione stessa dell’università. Ha spiegato, quindi, con parole semplici, come lo spirito di tolleranza, per non convertirsi in supponente pretesa di superiorità, debba essere alimentato dal rispetto per le idee altrui: dalla curiosità di conoscerle, dalla volontà di confrontarsi con esse. E non ha scordato neppure di chiarire la ragione per la quale ha rinunziato alla visita: la responsabilità, le circostanze che la sconsigliavano. Infine, al termine di ogni cosa, quando tutte le frasi scritte erano state pronunziate, ha fatto riecheggiare nella piazza la parola “libertà” chiarendo com’essa inizi dalla strada che ogni uomo sceglie per ricercarla.

Papa Ratzinger ha così risposto con una carezza allo schiaffo ricevuto. Da professore seduto dietro la cattedra che fu di Pietro, ha impartito ai professori di “laicità presunta” un’autentica lezione di laicità. Il Tevere non era né più largo né più stretto. Pareva, piuttosto, capovolto: con i laici e i diversi a Piazza San Pietro e gli intolleranti sull’altra sponda.

Mentre si abbandonava la piazza il pensiero è andato al Pasolini dell’ultimo discorso. Quello che ammoniva che in un contesto nel quale l’edonismo fosse stato eletto a ideologia, tolleranza e laicismo sarebbero suonati falsi come moneta fasulla. E gli stessi diritti civili, decifrati alla luce di un codice progressista, da eversiva richiesta di libertà si sarebbero tramutati in conformismo di sinistra, stampella di un nuovo potere.

Contro questa deriva, a quel tempo ancora lontanissima e pure intuita, Pasolini chiedeva ai liberali e ai libertari di continuare a essere sé stessi e, per questo, di continuare a essere “irriconoscibili”. Peccato che non abbia visto la Roma di questi giorni. Vi avrebbe trovato litanie anticlericali pronunziate da vecchi e da giovani, consunte e proprio per questo riconoscibilissime. Probabilmente, invece, si sarebbe davvero stupito al cospetto della Piazza San Pietro di Joseph Ratzinger: quella si irriconoscibile come avrebbe voluto.


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Re: Il Papa annulla la visita alla "Sapienza"

Messaggiodi takion il 21 gen 2008, 15:32

Mi permetto di rispondere.

Penso che con l'altro pontefice questo sarebbe mai accaduto, infatti fu sempre ben accolto in diversi luoghi e non solo quelli di studio, per cui se qualcosa ora cambia non è per religione o credo, ma per ciò che lo stesso attuale ha dimostrato in precedenza alla sua visita, con le sue prime dichiarazioni. Non si può accedere ad un' Università decretando a priori che non c'è scienza senza religione e poi volendo tenere una lezione, sì ma in base a cosa? Se lui non voleva essere offeso, non avrebbe in primis dovuto offendere anche coloro che magari non sono religiosi o non credono. Questo se si vuole parlare di uguaglianza di trattamento, altrimenti si torna al passato con l'inquisizione (che ancora esiste al contrario di ciò che si può credere).
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Re: Il Papa annulla la visita alla "Sapienza"

Messaggiodi Aragorn il 21 gen 2008, 15:35

certo però alla sapienza possono fare lezioni persone condannate come terroristi?

e poi è giusto che 62 docenti su 2000 e lo 0.5% degli studenti impogna una censura tipica di un regime comunista? andassero a zappare le rape

oltretutto sti geni, figli di un 68 fatto di 6 politici di odio e di idee malsane, invece di censurare la parola di Dio, si impegnassero x' secondo una ricerca mondiale la sapienza è la peggior univerisità al mondo....


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Re: Il Papa annulla la visita alla "Sapienza"

Messaggiodi Aragorn il 21 gen 2008, 15:49

Era una piazza strana, ieri mattina San Pietro all'Ancelus, come lo chiama Papa Ratzinger. Non era una piazza di soli devoti ma non era nemmeno una piazza "politica", come dicevano i suoi prevenuti detrattori, abitata da militanti sanfedisti che usavano il Papa per la loro battaglia ideologica e politica. Non era una piazza retrodatata, quasi rigurgitata dal passato, che vivevaladomenica conio spirito di alcuni decenni fa. Ma era una piazza civilissima di gente comune e contemporanea, cattolica senza essere bigotta, moderata e un po' destrorsa sotto il profilo politico, ma senza alcuna vaga ostentazione di appartenenza, senza slogan urlati, e striscioni feroci da guerra di religione. Somigliava alla piazza del family day, una via di mezzo tra il civile e il con -fessionale, una piazza che esprime una matura religione civile sui temi della libertà e della ricerca scientifica, della famiglia e dei valori comunitari. Altro che la caricatura oscurantista che ne fanno gli organi ufficiali e sottufficiali dell'antipapismo militante.
Burattinai e burattini
Ho notato due cose. La prima è che chi pensava di vedere ieri a san Pietro la strumentalizzazione politica del Papato e della polemica sul suo divieto d'accesso all'università, è rimasto deluso. Non è sorta alcuna polemica e alcuna appropriazione indebita dopo l'Angelus. La politica non è più in grado di strumentalizzare niente e nessuno, è troppo debole e discreditata per poter usare la religione come instrumentum regni. L'unico, comprensibile, tentativo di strumentalizzazione forse l'ha tentato Mastella, andando in piazza quasi a cercare una raccomandazione celeste e pontificia per le sue vicissitudini, e comunque per dare l'immagine di un devoto, timorato di dio, un po' martire della giustizia e della cattiveria che ripete con Heidegger, ormai solo un dio mi può salvare.
Ma i politici erano in piazza sotto traccia, semiclandestini, con la coda tra le gambe, quasi con un invisibile passamontagna; la loro esibizione avrebbe avuto più un effetto negativo che utile alla loro causa. E poi la presenza trasversale non consentiva facili strumentalizzazioni di parte. Ma il fatto saliente dei nostri giorni è che la politica none più burattinaia ma burattina, non muove la piazza ma è mossa, non orchestra i movimenti di pensiero ma vi si accoda.
La seconda cosa, più importante, che emerge dall'adunata di ieri mattina è il cambiamento di ruolo che ha la presenza cattolica nel nostro paese. Mettiamocelo in testa, credenti e atei, praticanti e simpatizzanti, preti e ammazzapreti: la religione cattolica non è più nel nostro paese uno sfondo co -mune e pacifico, quasi un display, e non è nemmeno un sottinteso, che non deve mai venire allo scoperto. È un potere, certo, ma non s'identifica col potere, a volte è perfino un contropotere. Siamo entrati in una fase inevitabilmente conflittuale, in cui la Chiesa ma soprattutto i valori religiosi, devo -no mettersi in gioco, sentirsi una parte e non il tutto. Certo, è contraddittorio pensare ad una religio -ne nella chiave del conflitto; immaginare cristiani ostili ad anticristiani, che lottano per affermare il diritto a esprimere liberamente la propria fede in pubblico. Ma è così. La piazza cattolica, sotto Za-patero e il laicismo dominante, è costretta a uscire allo scoperto come una piazza antagonista e non ecumenica: una piazza che reagisce, dunque etimologicamente reazionaria. Non settaria ma neanche illusa di rappresentare l'unanimità. Può cercare tutti i modi di mediazione e di convivenza che vuole, ma deve inevitabilmente assumersi la responsabilità di rappresentare l'altra faccia dell'opinione pubblica, l'altra metà della storia. Deve cioè dimostrare di poter degnamente vivere ed esprimersi anche ora che nulla è più scontato, e l'ateismo pratico, come l'ateismo militante, lo scientismoeranticlericalismo.epoirislam, le mille sette, sataniche incluse, hanno creato ormai una specie di parlamentino delle religioni e delle irreligioni.
Il ruolo dei tecnici e quello dei preti
Un cattolico o semplicemente un cittadino che confida in una religione civile o in una tradizione consolidata, deve accettare la sfida, partendo sì, come dice il Papa, dal rispetto delle opinioni altrui; ma a cominciare dal rispetto delle proprie convinzioni e dalla sobria urgenza di manifestarle, di renderle pubbliche e non introverse, intime o addirittura segrete. Per indole, astuzia e definizione, il cattolico è un conciliante che si situa nella via di mezzo, al centro, rifiutando di contrapporsi frontalmente all'altro. Era la vecchia astuzia di preti e gesuiti, sacrestani e democristiani, ma ora non basta più. Deve uscire allo scoperto e far valere le prò -prie ragioni. Deve abituarsi a discutere, a confrontarsi, a misurarsi, perfino a competere con l'opposta mentalità. Rispettando chi rispetta, avversando chi avversa. È chiaro che l'avversario non è il laico ma il laicista, e in positivo il progetto da perseguire non è fingere che l'evangelizzazione prima o poi convertirà il pianeta; ma la più realistica considerazione che la religione oggi deve farsi anche impegno civile, confronto sui valori, paragone di civiltà. Ben vengano gli atei devoti, ma i cattolici non possono più lasciarsi guidare da loro nelle scelte di vita e di civiltà, noleggiando capitani di ventura.
Mi diceva una ragazza l'altro giorno: ma questo Papanonfabrecciatranoigiovaniperchéètroppo conservatore. Sui temi essenziali lo era pure Wojtyla, non dimentichiamolo. E poi, non confondiamo i ruoli: dai tecnici vogliamo le innovazioni, dai sacerdoti ci aspettiamo le tradizioni. Le società fai -liscono quando s'invertono i ruoli.


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