La questione del nucleare iraniano è troppo importante e pericolosa per essere mal compresa. Ecco allora una serie di elementi che bisogna tenere bene a mente quando si affronta l’argomento.
Primo, l’Iran non è in procinto di ottenere armi nucleari, certamente non di quelle che potrebbero essere utilizzate. Tale terribile eventualità è ancora lontana negli anni. Nonostante i leader iraniani si vantino, nelle loro dichiarazioni in lingua farsi, di come si stiano sempre più avvicinando alla bomba atomica – dichiarazioni accompagnate da smentite in inglese sulle loro intenzioni – è tutt’altro che facile raggiungere siffatto obiettivo.
Secondo, né Israele né gli Stati Uniti stanno per attaccare l’Iran. Le ragioni alla base di ciò sono molte, ma possono essere sintetizzate come segue: attaccare Teheran è un’impresa militare molto difficile, politicamente pericolosa e può produrre conseguenze molto serie. Un attacco militare è qualcosa che è sempre meglio evitare, se possibile. Ed è certamente troppo presto per correre un rischio così alto con costi potenzialmente elevatissimi.
Terzo, se la questione iraniana non è ancora arrivata alle battute finali e se in previsione non c’è alcun intervento militare, perché allora Israele, gli Stati Uniti e il resto degli attori coinvolti nella vicenda stanno facendo tutto questo gran trambusto? La risposta è che siamo alle battute finali per tre altri motivi:
Dal punto di vista internazionale, le pressioni diplomatiche ed economiche per fermare Teheran nello sviluppo del suo programma nucleare devono intensificarsi adesso, altrimenti sarà poi troppo tardi per paventare agli ayatollah minacce che non siano militari.
Dal punto di vista tecnologico, l’Iran è ormai sul punto di acquisire le capacità di costruire da sé armi nucleari, senza più aiuti o forniture di materiale dall’esterno.
Dal punto di vista politico, se i leader e il popolo iraniani non hanno timore dell’isolamento del paese e degli alti costi del programma nucleare, verosimilmente manterranno al potere la fazione più radicale, quella che con ogni probabilità farà uso in futuro dell’arma atomica.
Dunque, per diverse ragioni si tratta davvero di un momento cruciale: ora o mai più. E non perché si stia già preparando un attacco militare, ma proprio perché questa fase ci offre proprio l’ultima chance di evitarlo.
Ma c’è anche un quarto insieme di fattori di estrema importanza che difficilmente vengono menzionati di solito. E’ vero che nella peggiore delle ipotesi l’arma nucleare verrà usata contro Israele e che in tal caso nell’intera regione potrebbe scoppiare una guerra nucleare e convenzionale da far sembrare i conflitti precedenti un pic nic. Tuttavia, se questo rischio giustifica azioni decisive per fermare le ambizioni nucleari iraniane, si potrebbe obiettare che tali azioni saranno inefficaci. O che in fondo non importa di vedere Israele incenerita o che può benissimo cavarsela da sola. Ma allora cosa c’è di strano se l’Iran dovesse dotarsi di armi nucleari? Il punto è che ci sarebbero conseguenze disastrose, ancor più probabili di un attacco iraniano a Israele, devastanti per tutti nella regione e nel mondo. In sintesi, si verificherebbero i seguenti scenari:
Appeasement: impauriti da un Iran dotato di armi nucleari e non certi della protezione occidentale, i paesi arabi si precipiteranno ad accontentare le richieste degli ayatollah. Questo significa che avranno timore di cooperare con gli Stati Uniti o di fornire supporto alle iniziative occidentali per contenere l’Iran. Ciò li renderà anche meno capaci di proteggere se stessi contro Teheran, rafforzandola ulteriormente.
Data la posizione oltranzista dell’Iran verso Israele, nessun paese arabo e tanto meno l’Autorità Palestinese saranno indotti a fare passi in avanti verso la pace con la Stato ebraico. Se la rappacificazione oggi può sembrare possibile, non lo sarà tra 20 o 30 anni.
Dal momento che l’Iran cerca sempre di alzare i prezzi del petrolio (con l’Arabia Saudita che invece prova a tenerli bassi), il combinato disposto della pressione iraniana e dell’acuirsi dell’insicurezza nella regione spedirà il prezzo del petrolio ancor più alle stelle, a livelli mai neppure immaginati.
Entusiasmati dalla convinzione che l’Islam radicale è sulla strada giusta verso la vittoria, decine e forse centinaia di migliaia di persone si uniranno ai gruppi radicali, sponsorizzati dall’Iran o indipendenti.
E’ assai probabile che per quanto il regime iraniano decida di non passare ai terroristi più esagitati le armi nucleari decida comunque di usarle per conto proprio.
Con il regime in possesso di armi nucleari, ogni opposizione sarà troppo intimidita per provare a farlo cadere, non importa quanto supporto possano ricevere dai dissidenti.
Nessuno nella regione sarà in grado di opporsi alla maggiore influenza iraniana in Iraq, Libano e altrove. E per quanto oggi si possa sperare di spingere la Siria ad allontanarsi da Teheran – anche se personalmente non lo ritengo plausibile – è certo che una Damasco protetta dall’ombrello nucleare iraniano non romperà mai l’asse con gli ayatollah.
Nuovi membri potranno affiliarsi all’alleanza estremista HISH (Hezbollah, Iran, Siria, Hamas), in tal modo rafforzando ulteriormente le forze islamiste radicali, dandogli l’opportunità di rovesciare i regimi nazionalisti laici uno dopo l’altro.
E di sicuro, tutto ciò determinerà un’escalation dell’instabilità mediorientale.
Quanto detto fin qui sembra esagerato? Non penso, ma se anche si volesse ridimensionare le suddette nefaste previsioni, le prospettive rimangono comunque tragiche. Va ricordato che se anche l’Iran non dovesse impiegare le armi nucleari, se ne servirebbe con grande efficacia come leva strategica ed economica.