Un esercito di 243 soldati al servizio di Romano Prodi. Esperti a vario titolo, componenti di commissioni e unità tecniche lautamente rimborsati, soggetti estranei alla presidenza del Consiglio appositamente incaricati e remunerati fino a 200mila euro l'anno. Tutti gli uomini del presidente costano allo Stato italiano più di 7 milioni di euro, compresi i 133mila euro necessari a pagare i due medici al servizio degli uffici governativi. I dottori Raffaella Compare e Francesco Forte sono in carica a Palazzo Chigi dal primo gennaio scorso e ci resteranno fino al 31 dicembre 2009, pagati rispettivamente 63.557,76 euro e 70.533,76 euro. La salute prima di tutto. E considerando l'età media di ministri e sottosegretari era giusto premunirsi.
CONSULENTI DOC
Oltre ai due camici bianchi, risultano «estranei» alla presidenza del Consiglio altri 48 soggetti contrattualizzati a tempo determinato, perché ritenuti «di particolare e comprovata qualificazione professionale, con esperienza acquisita per almeno un quinquennio in funzioni dirigenziali o con una particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica desumibile dalla formazione universitaria e postuniversitaria, da pubblicazioni scientifiche o da concrete esperienze di lavoro, o provenienti dai settori della ricerca, della docenza universitaria, delle magistrature e dai ruoli degli avvocati e procuratori dello Stato». La legge ne prevede l'assunzione in numero ridottissimo, Prodi è arrivato a quota 50. Questi super-esperti sanno il fatto loro e se la passano benissimo, almeno a guardare le cifre. Daniele De Giovanni, capo dell'ufficio del presidente, guadagna 209.950,03 euro l'anno dal 18 maggio 2006 al 17 maggio 2009, circa 17.495 euro al mese tra stipendio, indennità di posizione fissa, indennità di posizione variabile e indennità di risultato. Il capo è il capo, si
dirà. Forse si poteva risparmiare sull'araldica. In Italia c'è una legge del 1943 (Regio Decreto n. 651 e 652) che ha istituito un apposito ufficio presso la presidenza del Consiglio «con il compiuto di valutare e accettare la storicità di stemmi ed emblemi esposti nelle varie cerimonie pubbliche». Alessandra Malesci Baccani è stata nominata al servizio araldica pubblica dall'aprile 2006 fino al 2010 con 88.708,47 euro di busta-paga partendo da 40.129 euro di stipendi più altri 48.600 di benefit.
Dagli uffici presidenziali diranno che sull'araldica c'è una legge ante-Repubblica. Ma cosa replicare per i 70.509,38 euro pagati alla presidentessa del «Comitato di rientro nell'ordinario dopo lo straripamento del fiume Aterno-Pescara», avvenuto nel 2005? A Sabina Ruffo, il primo marzo scorso, è stata assegnata l'ambita poltrona con scadenza 31 dicembre 2007 e corrispettivo stipendiale di 40.129,96 euro, più indennità fisse e variabili per i restanti 30.000. Va meglio al coordinatore del Nucleo Operativo istituito nel 2003 per fronteggiare «l'emergenza derivante dall'attuale situazione internazionale». Talmente «attuale» la crisi che dopo 4 anni il nucleo pagato dalla presidenza del Consiglio è vivo e vegeto e la poltrona di vertice, occupata da Luisa Franchina, costa alla collettività 140.788,93 euro l'anno dal 6 ottobre 2006 al 5 ottobre 2009, presumendo che sarà ancora attualissimo «lo stato di emergenza in relazione al grave rischio per la pubblica e privata incolumità, derivante da possibili azioni di natura terroristica conseguenti all'attuale situazione di diffusa crisi internazionale».
Gli uffici del premier potranno replicare che quel nucleo è stato istituito nel 2003 (ma Prodi ha confermato il suo coordinatore fino al 2009). Giustificazione non plausibile per «l'unità per la semplificazione e la qualità della regolazione», attiva grazie ad un decreto firmato da Prodi il 12 settembre 2006. La Commissione si è insediata a Palazzo Chigi il 15 dicembre 2006, sotto l'egida del sottosegretario Enrico Letta e del segretario generale Carlo Malinconico. «L'obiettivo più generale dell'Unità - recitava una nota del governo - è quello di assicurare la coerenza degli interventi per la semplificazione, garantendo al contempo una migliore qualità della regolazione. Tra i compiti c'è anche l'istituzione di un piano annuale d'azione per la semplificazione e la preparazione del ddl annuale di semplificazione». Semplificare. Ma quanto ci costa? Escluse le spese di funzionamento (telefono, fax, sedi, posta e quant'altro) ci sono 304.000 euro pagati a 19 super-esperti (16.000 euro ciascuno) e altri 163.000 euro di compensi per altrettanti esperti della segreteria tecnica, con cifre che vanno dai 10.000 ai 20.000 euro.
VIVA IL DOPPIO INCARICO
Nell'elenco c'è anche Giovanni Moschetta qualificato come «estraneo» e retribuito con 16.000 euro (carica scaduta il 12 settembre); Moschetta è anche esperto del ministro Emma Bonino alle Politiche Comunitarie (fino a scadenza mandato) con onorario di 36.000 e fa parte dell'ufficio del vice-presidente del Consiglio, Francesco Rutelli, con ulteriore compenso di 25.000 euro, più Iva, più ritenuta del 4%, perché fa fattura. In tutto fanno 77.000 euro. Doppio incarico per il consigliere di Stato Roberto Chieppa: 16.000 euro dall'unità di semplificazione e 25.000 come esperto del ministro Linda Lanzillotta; anche l'altro consigliere di Stato Luigi Carbone ha incassato i 16.000 euro per la presenza nell'Unità voluta da Prodi, che gli paga altri 30.000 euro come consulente del dipartimento affari giuridici e legislativi.
Circa 260.000 euro se ne vanno per la Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi: una seduta al mese per stabilire se quel tal Comune può consegnare alcuni atti al dipendente o se quel carabiniere ha diritto a leggere la propria scheda personale. Agli 11 componenti (compresi i senatori Gennaro Coronella di An, Edoardo Pollastri dell'Ulivo e i deputati Fabio Buratella di Sinistra Democratica e Giancarlo Laurini di Fi) va un gettone annuo lordo di 18.299 euro (1.500 euro a seduta) mentre i 5 esperti incassano 12.290 euro, quasi mille euro a seduta, salvo assenze giustificate.