il 40 % degli italiani vuole il voto anticipato, il 16% chiede un nuovo esecutivo
DI RENATO MANNHEIMER
Gli italiani vivono le alterne vicissitudini del governo con un mix di incredulità, sfiducia e, al tempo stesso, partecipazione e interesse. Il sentimento prevalente è naturalmente quello di una crescente perplessità verso il succedersi di dispute non sempre comprensibili. Si coglie nella pubblica opinione l'impressione diffusa che si tratti di «beghe di palazzo», estranee alla vita dei cittadini «normali».
Ciò porta a una delusione per l'incapacità attribuita alla classe politica di rispondere efficacemente ai bisogni espressi dagli elettori: è un atteggiamento rilevato già nella fase finale del governo Berlusconi e presente in misura simile oggi. Acuito però ora dal fatto che, sul piano personale, si rilevano, dopo molti mesi di pessimismo prevalente, dei segnali positivi: l'ottimismo verso il proprio futuro si è in qualche misura accresciuto, specie per ciò che riguarda le prospettive di crescita e di benessere. Sulla spinta della contraddizione tra la condizione — o anche solo la speranza — personale e l'immagine della cosa pubblica, si è venuto accentuando negli ultimi mesi l'interesse verso la politica e le sue vicende. Manifestatosi sia nelle dichiarazioni nei sondaggi (il 41 per cento afferma di seguire «molto» o «abbastanza» gli avvenimenti politici), sia nella partecipazione a questa o a quella manifestazione.
C'è, insomma, sempre più presente, il desiderio di risolvere la crisi politica attuale, in certi casi anche con il proprio impegno e contributo. Questo insieme di sentimenti porta larga parte della popolazione a desiderare nuove elezioni. Il 40 per cento sostiene al riguardo che «Prodi dovrebbe dimettersi e si dovrebbe andare al voto». Aggiungendo a costoro quel 16 per cento che afferma che occorre «cambiare il governo, sia pure senza nuove elezioni », si ottiene, anche da questi dati, la misura del dissenso verso l'esecutivo. C'è però una percentuale di poco superiore al 30% che desidera che «il governo Prodi continui»: si tratta di una quota che corrisponde per numerosità a chi dà oggi un giudizio positivo sull'operato dell'esecutivo. Ovviamente chiede che si vada da subito alle urne la grande maggioranza degli elettori del centrodestra: il 75 per cento di costoro (e, in particolare, l'82 per cento dei votanti per Forza Italia) è di questa opinione. Ma lo è anche più di un terzo di chi oggi si dichiara indeciso su cosa votare.
Ciò che è più significativo, però, è che all'interno del centrosinistra solo due elettori su tre chiedono di mantenere il governo Prodi. E che auspica il ritorno alle urne il 12 per cento dei votanti di centrosini-stra, con un'accentuazione tra la ex Rosa nel Pugno e l'Italia dei Valori di Di Pietro. L'aspetto paradossale e contraddittorio della situazione sta nel fatto che, proprio mentre la vita del governo sembra divenire sempre più travagliata e, come si è visto, si amplia la quota di chi chiede nuove elezioni, i consensi per l'esecutivo, pur restando minoritari, si accrescono lievemente ma in modo regolare. E, specialmente, si allarga progressivamente, anche sull'onda della formazione del partito democratico (che è oggi, virtualmente, la più grande forza politica del Paese), la platea dei votanti potenziali per la coalizione di maggioranza. Forse, anche questo trend di opinione pubblica positivo per il centrosinistra, in corso già da qualche settimana, costituisce uno dei motivi che spingono il presidente del Consiglio a «tenere duro» il più lungo possibile.
fonte corsera