Canton Ticino, lì gli italiani sono nel mirino: sia i lavoratori autonomi, sempre più visti come l'incubo degli artigiani svizzeri, sia i dipendenti del settore edile, alle prese con la disdetta del contratto nazionale.
Sono proprio i piccoli imprenditori, abili a sfruttare l'apertura delle frontiere, a calamitare polemiche e ostilità. Al punto da venire indicati come un nemico «da combattere con l'esercito». Servono delle «milizie volontarie» per vincere «la concorrenza ad artigiani e piccole imprese rossocrociate». Nella lista nera ci sono imbianchini, idraulici, muratori e piastrellisti. Arrivano dal Piemonte e dalla Lombardia e riescono a praticare prezzi più vantaggiosi dei loro concorrenti ticinesi e irresistibili per i committenti. Lavorano in nero? No: la loro attività, purché rispettino l'obbligo di notifica alle autorità svizzere, è perfettamente legale. Ma questo non basta a metterli al riparo dalle critiche, li chiamano "padroncini", i ticinesi. "Padroncino" vuol dire "lavoratore autonomo", ma gli imprenditori e gli oppositori d'oltre confine allargano il concetto: dicono che nella Svizzera italiana ormai la fanno da padroni. Illoro successo però è legato solo alla prima legge del mercato: la conconenza. Costano meno della me-tàdegli svizzeri. Se pertirare su una parete un muratore ticinese chiede 80 franchi l'ora (50 euro), un collega comasco o varesino, ma anche bresciano o bergamasco si accontenta di 15.
Ed essendo gli svizzeri tutt'altro che stupidi, non è difficile indovinare chi si aggiudicai'appalto. «Così - protestano i concorrenti interni - ammazzano il mercato. Questa volta gli extracomunitari siete voi, bisogna tornare a chiudere le frontiere». E più cresce il loro successo, figlio anche dell'abilità, più sale l'ostilità, il clima di attrito, tensione sociale, opposizione. Al punto che chi osteggia gli italiani raccoglie consensi. È il caso della Lega dei Ticinesi, movimento politico nato nel 1991 sulla scia del successo della Lega Nord, che vede lievitare i propri voti in maniera esponenziale. Ora, in vista delle elezioni fé-
derali del prossimo 21 ottobre, quelle per il Parlamento svizzero, la sinfonia non cambia. «Dobbiamo difenderci -tuona Giuliano Bignasca, fondatore e presidente avita del partito - eper questo creeremo le Milizie della Lega. Visto che lo Stato non intende mettere gli ispettori del lavoro a controllare i cantieri, il confine e la manodopera estera che mina il nostro mercato, ci pensiamo noi». Il "Nano", come Bignasca -sessantaduenne made in Lugano - viene soprannominato, dopo le polemiche sui troppi giocatori di colore in nazionale, le taglie sugli autovelox, torna così sull'argomento che più lo ha premiato: «La guerra al frontaliere».
Gli avversari lo tacciano di populismo, i sindaci nostrani dei paesi di confine protestano, ma lui raccoglie consensi. «Coninostri volontari, disarmati - attacca - controlleremo a tappeto in dogana tutti quelli che quotidianamente attaccano il nostro mercato del lavoro, come quegli italiani che ora lavorano anche con i rumeni». Difficile così, anche per il frontaliere dipendente, quasi 50 mila tra lombardi e piemontesi, non sentirsi nel mirino. Schiacciati tra chi vorrebbe chiudere le frontiere e i "colleglli" autonomi che giocano al ribasso.
Sulla testa degli edili, poi, è caduta un'altra tegola con la disdetta del "Contratto nazionale mantello" che da settant'anni garantisce precisi diritti ai lavoratori del settore. Una scelta, quella della Società svizzera degli impresari-costruttori (Ssic), che dal primo ottobre manderà in pensione i salari minimi vincolanti e le condizioni di lavoro minime. «Un salto indietro ai tempi del dominio feudale» per i sindacati italiani e svizzeri che hanno annunciato battaglia. Così, se prima lo stipendio mensile di un muratore non poteva scendere sotto i 4000 franchi (circa 2450 euro), mille in più per quello specializzato, ora i prezzi li farà il mercato con il rischio di aprire la strada a un nuovo dumping sociale e salariale. Intanto alla finestra non ci sono più solo gli autonomi italiani ma anche quelli dell'Europa dell'Est