Si sa, le cose messe in freezer si conservano meglio. Secondo alcuni, però, la cosa varrebbe anche per gli esseri umani.
Esiste, intatti, negli Stati Uniti una società, la Life Extension Fundation, che dal lontano 1997 si preoccupa di ibernare persone subito dopo la loro morte. L'idea, un classico della fantascienza da "2001 Odissea nello Spazio" fino al "Dormiglione" di Woody Allen, è quella di mantenere i corpi intatti finché la scienza non trovi il modo di riportare in vita i morti. Ad oggi, questa azienda dell'Arizo-na ha già provveduto a stipare in contenitori 145 corpi, conservati a 195 gradi sotto Io zero. Più di mille, e tra questi anche degli italiani, hanno già fatto richiesta per essere sottoposti al trattamento al momento della loro morte. Una dozzina di questi ghiaccioli umani ha però compiuto una riflessione su un dettaglio: «Se mi dovessero svegliare tra 200 anni, io non avrei più un soldo, e nemmeno parenti a cui affidarmi». Ecco quindi l'idea: lasciare tutti i propri soldi in eredità a sé stessi. Secondo il Wall Street Journal, la cosa in più di venti stati degli Usa è perfettamente legale. Dodici ricconi, attualmente stipati nei depositi della Alcor avrebbero, già provveduto alle pratiche necessarie. Ma in Italia? È possibile lasciare tutto a sé stessi? A chi va la proprietà nel periodo di morte? E, in caso di resurrezione, bisogna restituire l'assicurazione sulla vita?
Il caso, per quanto può sembrare strano, non è poi cosi assurdo: basti pensare che in Francia, pochi giorni fa, è stata negata a un certo Rèmy Martinot la possibilità di ibernare i proprio genitori. Abbiamo così provato a chiedere spiegazioni all'avvocato Soldo, noto legale del foro veronese specializzato in successioni e diritto di famiglia, che ha specificato come nel nostro Paese stilare un testamento in proprio favore non è per ora proponibile. «In Italia» spiega Soldo «l'ibernato è da considerarsi a tutti gli effetti morto e risulta impossibile succedere mortis causa a se stessi». Le brutte notizie non sono finite. Anche per l'assicurazione non c'è nulla da fare, «la somma dovuta dalla compagnia di assicurazione viene corrisposta solo in quanto sia stato accertato il decesso, accertamento che, nel caso di ibernazione protrattasi per oltre 24 ore, allo stato attuale, per i motivi sopra esposti, avrebbe esito positivo». Così se la tecnologia dovesse consentire in futuro un'incredibile "resurrezione" «cesserebbero gli effetti riconnessi all'accertamento della morte, a posteriori errato, con la conseguenza che le somme corrisposte in dipendenza dell'evento morte dovrebbero essere restituite».
La legge del nostro Paese si accanisce contro gli ibernati anche per quanto riguarda la proprietà. I morti, categoria nella quale gli ibernati rientrano a causa dell'assenza della loro attività cerebrale, non possono avere nulla e anche affidare il proprio patrimonio a qualcuno fidato, sia in Italia che all'estero, non produrrebbe gli effetti desiderati. «L'unica speranza», aggiunge il giurista veronese, «è che nessuno accerti il suo decesso durante l'ibernazione e che nessun parente provveda a farne dichiarare la morte presunta, così definendo tale situazione d'incertezza, legata al dubbio "ma dov'è papa? è vivo? è morto? quanto dovremo aspettare per saperlo?"».