E' il giorno di Gianfranco Fini. Dopo la rottura con Silvio Berlusconi e il divorzio, o forse meglio la cacciata dal Pdl, questo è il momento di unire uno a uno i fedelissimi pronti a seguirlo in una nuova avventura: la creazione di nuovi gruppi parlamentari autonomi.
"Si sente forte e chiaro?" esordisce così Fini alla conferenza stampa indetta per replicare alle decisioni prese giovedì dall'ufficio di presidenza del Pdl.
E lo fa in pochi minuti senza gri di parole: " Ieri sera in due ore senza possibilità di esprimere le mie ragioni sono stato espulso dal partito che ho contribuito a fondare 'per aver - così dice il documento diffuso ieri sera, ricorda Fini - costantemente formulato orientamenti e perfino proposte di legge' pensate che misfatto" dice Fini alzando lo sguardo verso la platea.
Secondo il presidente della Camera questa è "una concezione non propriamente liberale della democrazia che il presidente Berlusconi dimostra di avere".
Alla richiesta di fare un passo indietro rispetto alla sua carica istituzionale Fini replica: "ovviamente non darò le dimissioni perché il presidente della Camera non deve certo garantire la maggioranza che lo ha eletto. Sostenerlo dimostra una logica aziendale modello amministratore delegato in un consiglio di amministrazione che non ha nulla a che vedere con le istituzioni democratiche".
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