Perso un Ibra se ne fa un altro: L'esplosione di Palladino

MILANO, 20 marzo 2007 - Hanno entrambi il gusto del "numero", della giocata a effetto. Zlatan Ibrahimovic e Raffaele Palladino non si accontentano di essere utili alle loro squadre: lo vogliono fare a modo loro, concedendo sempre qualcosa allo spettacolo. Che lo svedese sia un mago col pallone tra i piedi, uno capace di inventare cose impossibili senza quasi rendersene conto, non lo si scopre certo oggi. Ma Palladino è già sulle sue tracce, basta guardare il primo dei tre gol realizzati ieri sera contro la Triestina: arrivato davanti al portiere Rossi, avrebbe potuto tirare in qualsiasi momento, invece non si è fatto mancare una serie di finte che hanno mandato per terra tutti quanti. E se a Ibra i tifosi juventini (per non parlare di Fabio Capello) rimproveravano qualche leziosismo un po' fine a se stesso, il suo erede in bianconero ha già imparato a unire la concretezza al talento.
AFFARE PER TUTTI - Ibrahimovic e Palladino sembrano i protagonisti di una favola a lieto fine, una di quelle storie in cui "vissero tutti felici e contenti". Il motivo è presto detto. Nella scorsa estate, travolta da Calciopoli, la Juventus non avrebbe potuto trattenere lo svedese, né Zlatan avrebbe potuto sopportare una stagione in serie B (e due senza coppe europee) all'apice della sua carriera. Meglio separarsi, anche perché i quasi 25 milioni di euro pagati dall'Inter facevano comodo alla Juve, eccome. In nerazzurro, Ibra è diventato subito intoccabile, un leader. E ha liberato un posto nella Juve per Palladino, che ha rimontato posizioni nelle gerarchie bianconere e ora è esploso.
CIFRE - Nella sua prima stagione a Torino, Zlatan segnò 16 reti in campionato in 35 presenze, senza mai andare in gol in Champions. Palladino è già a quota 8, ma finora è sceso in campo soltanto 16 volte, raramente da titolare. D'accordo, i gol di Raffaele sono arrivati in serie B. Ma Ibra aveva alle spalle una super Juve, mentre spesso il napoletano ha dovuto risollevare una squadra che annaspava. Un esempio? In AlbinoLeffe-Juve (18 novembre 2006), coi bianconeri sotto 0-1 e in dieci per l'espulsione di Buffon, Palladino sfruttò alla grande la prima chance concessa da Deschamps e trascinò i compagni al pareggio. Dimostrando, tra l'altro, di saper coprire anche più ruoli, in attacco o sulle fasce. Ibra firmò il primo gol in A alla prima giornata, in un 3-0 della Juve a Brescia. "Lele" ha dovuto sgomitare di più per mettersi in luce, ma ora ci è riuscito.
DUE MODELLI JUVE - Il passaggio di testimone tra Ibrahimovic e Palladino segna anche lo spartiacque tra due Juventus diverse. Quella del passato, ricca e potente, poteva permettersi di andare a prende una giovane stella già affermata nel panorama internazionale. E di portarla a Torino a suon di milioni, affidandole da subito le chiavi della squadra. Questa Juve, invece, pesca tra i suoi giovani. Seleziona uno tra i migliori talenti, lo manda in prestito a Livorno, lo riporta a casa e sembra dimenticarsene, lo lancia definitivamente al momento più opportuno. Ora, per rendere un po' meno sdolcinata questa favola, bisognerà aspettare una data: il giorno in cui, nella prossima stagione, si sfideranno Inter e Juventus. Ibrahimovic e Palladino si troveranno di fronte, uno vincerà il duello, l'altro lo perderà. Ma sarà spettacolo, questo è garantito.
Stefano Cantalupi
AFFARE PER TUTTI - Ibrahimovic e Palladino sembrano i protagonisti di una favola a lieto fine, una di quelle storie in cui "vissero tutti felici e contenti". Il motivo è presto detto. Nella scorsa estate, travolta da Calciopoli, la Juventus non avrebbe potuto trattenere lo svedese, né Zlatan avrebbe potuto sopportare una stagione in serie B (e due senza coppe europee) all'apice della sua carriera. Meglio separarsi, anche perché i quasi 25 milioni di euro pagati dall'Inter facevano comodo alla Juve, eccome. In nerazzurro, Ibra è diventato subito intoccabile, un leader. E ha liberato un posto nella Juve per Palladino, che ha rimontato posizioni nelle gerarchie bianconere e ora è esploso.
CIFRE - Nella sua prima stagione a Torino, Zlatan segnò 16 reti in campionato in 35 presenze, senza mai andare in gol in Champions. Palladino è già a quota 8, ma finora è sceso in campo soltanto 16 volte, raramente da titolare. D'accordo, i gol di Raffaele sono arrivati in serie B. Ma Ibra aveva alle spalle una super Juve, mentre spesso il napoletano ha dovuto risollevare una squadra che annaspava. Un esempio? In AlbinoLeffe-Juve (18 novembre 2006), coi bianconeri sotto 0-1 e in dieci per l'espulsione di Buffon, Palladino sfruttò alla grande la prima chance concessa da Deschamps e trascinò i compagni al pareggio. Dimostrando, tra l'altro, di saper coprire anche più ruoli, in attacco o sulle fasce. Ibra firmò il primo gol in A alla prima giornata, in un 3-0 della Juve a Brescia. "Lele" ha dovuto sgomitare di più per mettersi in luce, ma ora ci è riuscito.
DUE MODELLI JUVE - Il passaggio di testimone tra Ibrahimovic e Palladino segna anche lo spartiacque tra due Juventus diverse. Quella del passato, ricca e potente, poteva permettersi di andare a prende una giovane stella già affermata nel panorama internazionale. E di portarla a Torino a suon di milioni, affidandole da subito le chiavi della squadra. Questa Juve, invece, pesca tra i suoi giovani. Seleziona uno tra i migliori talenti, lo manda in prestito a Livorno, lo riporta a casa e sembra dimenticarsene, lo lancia definitivamente al momento più opportuno. Ora, per rendere un po' meno sdolcinata questa favola, bisognerà aspettare una data: il giorno in cui, nella prossima stagione, si sfideranno Inter e Juventus. Ibrahimovic e Palladino si troveranno di fronte, uno vincerà il duello, l'altro lo perderà. Ma sarà spettacolo, questo è garantito.
Stefano Cantalupi