Word of Warcraft ne conta ben 8

ROMA - E' ufficiale: sono otto milioni. Otto milioni di persone che frequentano abitualmente World of Warcraft, il videogame online della statunitense Blizzard. Il traguardo è stato tagliato pochi giorni fa, alla vigilia del lancio di The Burning Crusade, la prima espansione l'espansione amplierà i territori di questo mondo virtuale fattosi un tantino angusto.

word of warcraftAdolescenti, ma non solo, vivono assieme in questa realtà alternativa aperta su internet ventiquattro ore su ventiquattro. 

Tentare di regolare mondi così complessi dove si può fare più o meno tutto non è mai stato semplice. In Ultima Online ad esempio, il primo gioco di ruolo di massa uscito nel 1997, nacquero quasi subito le mafie virtuali. Associazioni di utenti, le cosiddette gilde, che taglieggiavano le attività commerciali di altri giocatori in cambio di valuta e beni virtuali. Nel coreano Lineage, invece, quando contava tre milioni di utenti, si è arrivati ai rapimenti e alle richieste di riscatto. Ma c'è anche chi ha semplicemente dato sfogo alla propria creatività fondando compagnie teatrali, catene di negozi, piccoli imperi del mattone. Come su Star Wars Galaxies, dove una gilda svedese mise in piedi con successo la versione virtuale di Ikea.

Una delle caratteristiche più interessante di questo gioco, rappresenta senza dubbio l'economia parallela. Racimolare soldi virtuali per comprare armi e armature è lungo e faticoso. Così esiste chi li offre su eBay per soldi veri. Un business da qualche miliardo di dollari all'anno, mosso da cinquecentomila cinesi e indonesiani che vendono beni digitali ai ricchi giocatori d'Occidente. Sono i raccoglitori d'oro virtuale, gente che lavora dodici ore al giorno per conto di intermediari e piccoli imprenditori. Sfruttamento? "Sono altri quelli che sfruttano" protesta Steve Salyer della Ige, sito specializzato nella compravendita di valuta digitale.

"Che un ragazzo in Cina guadagni anche duecento dollari al mese stando davanti a un Pc invece di lavorare in una fabbrica guadagnando la metà dei soldi è un fenomeno da condannare?". Il problema è che la Ige, o chi per lei, si tiene la maggior parte del guadagno lasciando ai gamer solo gli spiccioli. Intanto il governo australiano ha pensato bene di iniziare a tassare chi fa soldi nei giochi di ruolo di massa. Anche perché il giro di affari ormai è tale da far diventare i mondi virtuali la 79esima nazione più ricca al mondo per reddito procapite.

Adattamento a cura di Ibanez89 

Notizia tratta dal quotidiano "La Repubblica" 







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Scritto da Ibanez89 | il 2007-01-16 17:43:09 |