Il caso Eluana

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Re: Il caso Eluana

Messaggiodi diegofio il 14 nov 2008, 19:52

Solo i genitori posso sapere cosa pensava e cosa avrebbe fatto


questo non è assolutamente vero in generale, magari si era confidata con un amica e non col padre, o con nessuno.
magari il genitore agisce e pensa anche su base emotive e non riesce a farlo razionalmente. ecco perchè è neccessario un intervento esterno, medico e giuridico.
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Re: Il caso Eluana

Messaggiodi Aragorn il 14 nov 2008, 20:30

ma perchè si continua a fare una questione di religione? io proprio nn lo capisco...o si che lo capisco ma meglio che mi sto zitto...

c'è da una parte la medicina che dice che ha speranza, che in italia persone messe peggio di lei negli ultimi 10 anni si sono riprese, c'è sempre la medicina che dice che non è mantenuta in vita e non è accanimento terapeutico, ma è semplicemente nutrita e idratata... e poi c'è quell'italia polically correct che in questi casi esce e pensa di sapere cos'è il meglio per gli altri

e poi c'è il padre che ha perso il lume della ragione che invece di sperare vuole rottamare la figlia come si rottama un euro 0.

che i nostri figli abbiano pietà di noi nel giudicarci. Anche gli spartani pensavano di essere nel giusto buttando i bambini dalle rupi...


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Re: Il caso Eluana

Messaggiodi Aragorn il 14 nov 2008, 21:21

Martedì verrà presentato un ricorso di urgenza presso l'alta corte europea per i diritti dell'uomo


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Re: Il caso Eluana

Messaggiodi nemesys_72 il 14 nov 2008, 21:27

takion, stanno cercando una clinica che conceda di fare quello che è stato deciso..
poi il tizio che stacca tutto, come lo chiamate??
perchè non mi sembra molto diverso da uno dei boia del medioevo, quello che fa è la stessa cosa, mi spiace esser così crudo, ma la realtà è questa..
poi, non credo che la ragazza a 20 anni abbia espresso il desiderio ipotetico che le staccassero tutto se fosse andata in coma o peggio, a quell'età pensi ad altre cose..
quindi non spariamo a caso, non lo sanno i genitori e non lo sa nessuno, l'unica cosa certa è che si stanno violando la costituzione, il codice civile e quello penale..
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Re: Il caso Eluana

Messaggiodi Galai il 14 nov 2008, 21:31

già non lo si può certo chiamre medico.. poichè il medico è chi ti cura x tenerti in vita.. mica x ucciderti... cazz ma voi vorreste farvi curare a un medico favorevole a ciò? io no di certo..
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Re: Il caso Eluana

Messaggiodi Aragorn il 14 nov 2008, 21:42

Eutanasia: riflessioni.

Il concetto e significati:

Problema delicato è gravissimo nel caso dell’eutanasia. Frequentemente si discute su concetti diversi.

Vediamo il concetto sistematicamente.
Vorrei soffermarmi sull’eutanasia in quanto atto umano, perché è questo il punto di vista che interessa veramente dal punto di vista etico (e in parte anche da quello giuridico).
Si tratta di analizzare un comportamento umano in quanto umano, in quanto il soggetto agisce coscentemente e liberamente, e pertanto è moralmente responsabile dell’atto stesso.

È interessante applicare l’analisi tipica di un atto umano al concetto di eutanasia in quanto ‘atto umano’ esercitato dal medico, dall’infermiere o da quanti altri praticano l’eutanasia: essi lo compiono coscientemente e liberamente.

Analizziamo dunque quali sono le componenti dell’atto umano.

In ogni atto umano c’è un soggetto (la persona capace in quel momento di agire con coscienza
e libertà). Il soggetto viene attirato da un fine (o scopo) che vuole raggiungere perché appare importante. Ora, il soggetto per raggiungere quel fine dal quale viene attratto si rende conto che deve utilizzare un determinato mezzo o, almeno, può utilizzarlo. Il mezzo diventa così l’oggetto del suo atto in vista del fine. Compare davanti a lui la possibilità dell’oggetto come mezzo per raggiungere il fine, attraverso l’azione che realizza l’atto. La volontà del soggetto vuole dunque sia il fine che l’oggetto (mezzo). Questa dinamica è sempre presente in ogni atto umano, anche nell’atto umano che noi chiamiamo eutanasia, intesa come azione del procurare la morte al fine di evitare il dolore.

Con questi presupposti possiamo esaminare la definizione tratta dalla Dichiarazione della Congregazione della Dottrina della Fede del 1980 sull’eutanasia, dalla quale si evince che eutanasia è “ogni azione o omissione che, di natura sua o nelle intenzioni, procura la morte al fine di eliminare ogni dolore”.
Se si analizza questa definizione in rapporto alla dinamica dell’atto umano appena presentato, vediamo che vi è un fine chiaro: eliminare ogni dolore.
Se un ladro ammazza per rubare i soldi, non si parlerà di eutanasia; così pure se si ammazza per vendetta o per odio, non si usa questo termine.

Lo scopo, il fine deve essere quello di favorire il bene della persona che viene uccisa. Nella definizione si dice “ogni dolore”, in tal senso si potrebbe pensare ad un’estensione del concetto di dolore: il dolore non solo fisico, ma anche quello morale, psicologico; e così pure si può pensare alla persona che, per qualunque motivo, non vuole più vivere e chiede di essere uccisa.

Chi afferma: “io voglio aiutarlo a non soffrire più”, afferma il suo fine. Ma qual è l’oggetto del suo atto?

Cosa fa il soggetto per raggiungere quel fine?
Non è lenire le sofferenze, non è accompagnarlo umanamente, ma è procurare la sua morte.

Ora, l’azione che ha come oggetto il procurare la morte, può essere compiuta come azione o come omissione, ed in tal modo entra in gioco la distinzione tra eutanasia attiva e passiva. In entrambi i casi, sia con l’azione (eutanasia attiva) sia con l’omissione (eutanasia passiva) si tratta di eutanasia, perché si procura la morte al fine di evitare il dolore.

Non va dunque confusa l’eutanasia passiva con il comportamento del medico che omette di porre delle azioni che sono del tutto inutili o addirittura dannose per il paziente.
In questo caso il medico dice a se stesso: “Non posso fare più niente se non accanirmi sul malato e farlo soffrire di più; siccome non ho il diritto di farlo soffrire di più, mi astengo”, sopravvenendo in tal modo il giudice non può scrutare l’intimità di colui che ha agito, anche se appare evidente che chi agisce in modo incosciente (ad esempio il sonnambulo che strangola la vicina di casa), dal giudice non può essere condannato. Il fatto che sia ‘atto cosciente e libero’ con la dinamica propria dell’atto umano riguarda dunque sia il giudice sia la legge (quando essa regoli questi comportamenti), sia la comunità sociale in generale.

Un atto uccisivo:
Un’ultima riflessione a proposito del concetto di eutanasia: credo sia interessante notare che si tratta di una scelta di morte. Alcuni autori parlano di scelta tra due morti: l’azione consisterebbe nel cambiare il tipo di morte, procurando una morte pacifica al posto di una morte terribile.
In realtà, se si analizza a fondo questo comportamento, si nota che si tratta di procurare questa morte per evitare quella; anziché una morte di sofferenza, l’altra più serena. Ma l’atto di morire è un atto istantaneo. Quando si usa l’espressione ‘mezzo morto’ si sta parlando di un individuo vivente. La morte o c’è o non c’è, o meglio, esiste la persona viva o non esiste, o essa è vivente o non è più vivente. Quando si pensa a procurare la morte, la scelta è tra far morire o lasciare vivere sino almomento in cui il soggetto non vive più. È una scelta che ha come oggetto il non fare più vivere questa persona perché si preferisce che muoia al fatto che essa continui a vivere soffrendo. Dunque in realtà è una decisione libera per la morte, contro la vita: si procura la morte per evitare ogni dolore. Quello che si evita non è una morte diversa, si evita invece la sofferenza che il soggetto sperimenta fino alla morte; e la si evita causando la sua morte.

Eutanasia e dignità umana:
Ci s’interroga allora se veramente l’eutanasia come definita in precedenza, risponda alla dignità della persona, e se sia davvero ‘morte degna’ il procurare la morte o il chiedere questa morte da parte del soggetto-paziente. Si tende a presentare l’eutanasia come morte degna in quanto espressione di una scelta libera.
Sarebbe il fatto che la morte venga procurata come opzione libera dell’individuo a configurare l’eutanasia come qualcosa di degno e rispettabile.

In realtà, bisogna ricordare che non è la libertà che costituisce la dignità dei nostri comportamenti, anche se oggi, nella nostra cultura sembrerebbe che sia così: l’agire liberamente viene identificato con l’agire con dignità. Non è però la libertà che dà la dignità al comportamento umano. E’ vero sì che l’atto può essere degno della persona solo se è un atto umano, cioè libero.

Ma non sempre è degno ciò che è libero; vi sono tanti comportamenti che sono liberi e non sono degni della persona, -né della persona su cui si agisce, né della persona che agisce-. Esistono azioni libere indegne della persona umana. Un esempio: ci sono due uomini che compiono un atto di stupro nei confronti di una donna, comportamento indegno per la donna ma anche dell’uomo. Uno dei due è malato mentale mentre l’altro ha compiuto quell’azione liberamente, con coscienza e piena autonomia. Quale dei due atti si ritiene sia più indegno?
Ovviamente il secondo, proprio perché il soggetto in questione è più libero. La libertà quindi, non dà la dignità alle proprie azioni. Dà sì la possibilità di agire in modo degno o indegno. Ma la dignità o indegnità di un atto libero non dipende dal fatto che sia libero, ma dalla corrispondenza di quella scelta libera alla dignità della persone altrui e della propria persona. Ecco perché offendere liberamente l’altro è un comportamento indegno dell’altro e di me.

Dunque, l’equivalenza ‘morte degna’= eutanasia, perché scelta libera, è falsa. Infatti, se un soggetto chiedesse insistentemente di essere torturato, questa opzione non sarebbe opzione degna, né rispetterebbe la sua dignità, anche se la richiesta fosse del tutto libera. Vi sono molti mascheramenti in tal senso, soprattutto se si rispondesse al soggetto in modo affermativo: “Sì, ti aiuto”. In tal modo viene compiuta un’azione che rispetta la sua libertà ma non la sua dignità.

La vita è un bene indisponibile non solo riguardo alla vita altrui, ma prima di tutto riguardo alla propria vita, perché essa non è un ‘qualcosa’. “La vita non è un oggetto. Essa è, come afferma Aristotele, ‘l’essere di ciò che vive’. Di per sé non esiste la vita; esiste l’essere vivente. Questo significa che il soggetto non possiede una vita di cui poter disporre. Dunque togliergli la vita è annullarlo come soggetto. Ora se il soggetto crede di avere una dignità in quanto persona e desidera che gli altri la rispettino, questo è perché ‘egli è degno’ e non perché gli altri debbono rispettare una dignità che non c’è: sono degno di rispetto in quanto persona e perciò esigo dagli altri rispetto. E allora se sono degno, sono degno anche per me stesso e quindi mi devo rispettare.

Un’opzione volontaria, cosciente, libera di suicidio, di eutanasia, è un insulto alla propria dignità. Pertanto, l’eutanasia, nel senso attuale dato alla parola, è un insulto alla dignità della persona; non è mai morte degna anche se la persona muore in pace, tranquillamente, senza sofferenza.

È necessario fare un richiamo al fine di evitare di cadere in un’antropologia dualista, spesso presente in coloro che difendono l’eutanasia. Tipica è infatti l’espressione: “Ormai è solamente una vita biologica, non c’è più vita personale, è un vegetale”. E’ anche frequente, nella stessa linea, la distinzione radicale tra “vita biologica” e “vita biografica”, considerando la seconda come l’unica che dia senso alla esistenza della persona, e la prima come qualcosa di sub-umano. In realtà anche una persona che si trova in ‘in stato vegetativo persistente’ è persona degna di rispetto; altrimenti non vi sarebbe la necessità di chiedersi se si deve o meno procurare la sua morte degna. La persona è un’unità: non c’è mai un corpo che sia solo una specie di vegetale, un fenomeno biologico
vivente, senza che vi sia persona, altrimenti si cade in una visione dualistica, ormai sorpassata e devastata dalla critica filosofica. In questo senso bisogna affermare che la vita biologica di un individuo umano è sempre vita umana, e forma parte sempre della sua vita biografica.

Eutanasia e discriminazione:
La legalizzazione o depenalizzazione dell’eutanasia opera poi una autentica discriminazione tra le persone, classificandole come vite degne o non degne di essere vissute. Se si approva una legge che permette la eutanasia, è necessario operare un discernimento da parte della società.
Infatti, non esiste proposta di legge sull’eutanasia che non faccia queste distinzioni. La legge olandese, per esempio, pone dei criteri di questo tipo: la persona deve soffrire fisicamente, in modo angoscioso e permanente, deve chiedere la morte autonomamente, ripetutamente, insistentemente, ecc. Ed è il medico che deve valutare la situazione.
Se si da il caso di un giovane di trent’anni che non soffre fisicamente ma dice ripetutamente “sono disperato, non voglio più vivere, uccidetemi”, la legge lo proibisce. Mentre per l’anziano si compiono le condizioni ed egli è un candidato perfetto. In fondo, la legge ha stabilito che la vita del primo vale la pena e deve essere protetta anche contro la sua volontà, mentre la vita del secondo non vale più la pena e può dunque essere eliminata secondo la sua volontà.

Questa discriminazione tra vite più degne o meno degne significa poggiare il piede su uno scivolo veramente pericoloso per la convivenza civile. E gli abusi non mancano già oggi. E’ emblematico a questo proposito il caso di Mary Hier. Questa giovane di ventidue anni non era malata terminale, né soffriva fisicamente. Solamente non poteva ricevere il cibo attraverso l’esofago, e dunque riceveva da anni l’alimentazione attraverso un tubo gastrico. Un giorno un piccolo incidente fece sì che il tubo saltasse, e quando si tentò di sostituirlo, i medici dissero che ciò non favoriva il suo bene, e una corte del Massachusets decise che si trattava di una “procedura altamente invasiva e rischiosa”. Curiosamente, lo stesso giornale di Boston che dava questa notizia raccontava che un’altra donna aveva ricevuto una “chirurgia di piccola entità per correggere un problema nutritivo”, cioè le si era introdotto un tubo gastrico. Non c’era differenza tra la situazione di questa e quella di Mary Hier. Ma c’era un’altra differenza: Mary era gravemente malata di mente, mentre l’altra donna si chiamava Rose Fitzgerald Kennedy (la madre dell’ex-presidente americano).

Ma non si tratta solamente del problema di eventuali abusi o della diffusione di una mentalità discriminatoria. C’è anche, nella pratica e nella eventuale legalizzazione dell’eutanasia, una vera e propria offesa alla dignità della persona che viene considerata “idonea” per la provocazione della sua morte. Bisogna tenere presente che la richiesta di eutanasia è una richiesta di annullamento volontario della propria esistenza, del propio io. Come dicevo prima, non esiste “la vita” come qualcosa di separato dall’io personale. Dire che “la mia vita non ha più senso” è dire che “io non ho più senso”. Perciò, una persona che davanti al dolore e alla prossimità della morte non riesce ad accettare la propria esistenza nel tempo che può restargli come persona viva, e che decide la propria morte, è una persona che sta soffrendo una tremenda sconfitta, una “sconfitta esistenziale”. Se io veramente gli voglio bene tenterò di aiutarla a vincere quella ultima battaglia della sua vita. Se non ci riuscirò la rispetterò lo stesso, offrendogli la mia comprensione. Ma non potrò accettare, se me lo chiedesse, di porre fine alla sua esistenza, collaborando in quel modo alla tragedia della sua sconfitta.

Dirgli di sì sarebbe dirgli semplicemente: “sì, hai ragione; la tua vita non ha più senso, non vale più; tu stesso dunque non vali più; sono d’accordo con te: è meglio che tu muoia, che tu non ci sia più”. Il medico o il parente che invece si nega ad accogliere quella richiesta, dice con ciò al paziente: “Non è vero che la tua vita non ha più senso; tu non riesci a scoprirlo; e ti capisco. Ma la tua vita, anche in queste condizioni, ha un senso. Perché tu hai un valore che non dipende dalle tue condizioni: tu vali perché sei tu! Io continuerò ad esserti vicino e ad aiutarti; e continuerò a tentare di aiutarti perché tu riesca a ritrovare il tuo senso e il tuo valore, fino all’ultimo momento. Perché ti
amo".

Solo questo atteggiamento di fondo corrisponde alla dignità della persona. Il contrario, l’attuazione di un atto uccisivo nei confronti di una persona sofferente, anche se motivata dalla compassione, è un insulto alla sua dignità, come anche a quella di chi agisce in questo modo. E in questo senso, “eutanasia” e “buona morte” non solo non coincidono, ma sono direttamente contrarie.




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Re: Il caso Eluana

Messaggiodi takion il 14 nov 2008, 21:54

Ore 20.25 del 14 nov. 2008: il dott Veronesi ha detto "La volontà di Eluana come quella di ogni cittadino italiano, va rispettata e le perti preposte si sono validamente accertate che sia così"

A questo punto non credo che ci possa essere altro da dire anche perché avevo già ribadito la posizione del padre. La alta corte europea... (lasciamo perdere perché sono specializzati nel mandare documenti mancanti: ti dicono che sono 3 spediti e invece sono 2 e senza indicazioni d come reperire gli altri)... vada a farsi fot***re! Che imparino anche loro con i loro giochi politici a ciucciare i sassi! Vuoi ottenere vera Giustizia? Evita la Corte Europea perché è un pullulare di politica e te lo dice chi ha a che fare ancora con loro per una questione simile a quella di Eluana! Sono anche pronto a sfidarli pubblicamente (ma solo davanti a telecamere in diretta e non a porte chiuse come vorrebbero) perché posso provare ciò che qui scrivo.

Non si vuole credere al padre di Eluana, e allora come si può credere a qualcosa che nulla ha a che vedere/fare con lei?

Vuoi sapere perché si fa questione di religione? Arroganza e falsa interpretazione!
ROMA, 13 NOV - 'Un fatto gravissimo': cosi' mons. Rino Fisichella, Presidente della Pontificia Accademia della Vita, ha commentato la sentenza su Eluana. Quella della Cassazione, spiega, 'e' una decisione grave dal punto di vista etico e morale. Potranno trovare delle giustificazioni nei cavilli procedurali, ma rimane un fatto estraneo alla cultura del popolo italiano'. Fisichella ha auspicato che si arrivi al piu' presto a 'formulare una legge perche' venga evitata qualsiasi esperienza di eutanasia'.
http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/scienza/news/2008-11-13_113309894.html
Questo è uno stato di abbandono al suo destino, non una iniezione di veleno o sonnifero o altro! Non devono confondere le due cose per imporre il loro potere! Dire che è eutanasia non è verità e questa è un'altra dimostrazione di come distolgono ogni cosa a loro favore! Non è vero?
http://www.giornalettismo.com/archives/10332/eluana-la-chiesa-e-limposizione-della-sofferenza/
http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/cronaca/eluana-eutanasia-3/reazioni-sentenza/reazioni-sentenza.html
il classico esempio del bue che dà del cor**to all'asino!
(Stranamente oggi ho il provider che mi fa saltare la linea..! Proprio strano!)
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Re: Il caso Eluana

Messaggiodi Aragorn il 14 nov 2008, 21:59

certo se parla veronesi tutti zitti e a 90 no?


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Re: Il caso Eluana

Messaggiodi Aragorn il 14 nov 2008, 22:01

cmq secondo me il vaticano sbaglia nn è eutanasia ma OMICIDIO, perchè nn si da nessuna iniezione o non si stacca nessuna spina ma si decide volontariamente di affamare una persona fin quando nn muore, roba da esperimenti nazisti degli anni 30


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Re: Il caso Eluana

Messaggiodi takion il 14 nov 2008, 22:30

Per gli esperimenti, potrei mettere qui un indirizzo di un fatto vero appena accaduto (3 anni fa) e che ancora non si vuole risolvere se non con la archiviazione completa, pur essendoci prove. Altro che nazismo! Macellerie di stato. Se non fai come dico...ti faccio sparire. In caso vi posterò il link...anche se in tanti diranno che è incredibile. Amici americani sono già al corrente e rpesto si faranno sentire.

La prima dritta? Andate a vedere cosa fanno indiscriminatamente negli OPG italiani. Altro che cure!!! Stupri, spaccio e tanto altro, con compiacenze di legge nell'occultare il tutto. Come fanno a sparire documenti medici se li detengono solo loro? Una volta capisco, ma tutte le volte per provare innocenze inesistenti? Attendete, arriveremo anche a quello.
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Re: Il caso Eluana

Messaggiodi takion il 14 nov 2008, 22:33

e poi c'è il padre che ha perso il lume della ragione che invece di sperare vuole rottamare la figlia come si rottama un euro 0.
Questa è una bruttissima battuta. Non sai cosa sia la disperazione e pertanto non puoi vedere. Io ci sono passato e ci sto passando e quindi capisco bene la cosa... come già detto siamo distanti.
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Re: Il caso Eluana

Messaggiodi nemesys_72 il 15 nov 2008, 01:19

sì è vero, sbaglia alla grande a dire così (il Vaticano)..
1. la volontà della ragazza non la sa il padre come nessun altro a questo mondo, sappiamo solo la volontà del padre che può esser ben diversa da quella della figlia..
2. poi, il boia.... se può fare una cosa del genere una persona, chi gli vita di fare altrettanto con altri??
3. per fortuna non siamo in un paese di common law, almeno non fa legge sta schifezza che hanno deciso..
4. atteniamoci al 3d, non divaghiamo su altri argomenti, non serve, c'è già abbastanza di cui discutere..
5. sappiamo che ce l'hai con qualsiasi istituzione mondiale takion, tanto vale obiettarti qualcosa, ormai è chiaro questo..
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Re: Il caso Eluana

Messaggiodi takion il 15 nov 2008, 01:40

Beh posso dire non di avercela con tutti o tutte le istituzioni, ma con ciò che risulta sporco per coprire interessi propri.
Ho tenuto per Al Gore, poi ho visto veramente chi è e cosa ha combinato e non l'ho più seguito perché non mi sta bene chi predica bene ma razzola male...inoltre le stesse cose mi sono state confermate da americani (suoi connazionali).

Sono stato con i gruppi di Beppe Grillo e me ne sono anche uscito perché non mi sta bene dover buttare mio tempo e soldi per vedere che si è combinato nulla...anche se già avevo sentore della cosa.

Però so che ancora c'è qualcosa di pulito su questo mondo e sto seguendo alcune cose che spero mi permetteranno di portare avanti un certo pensiero serio senza le solite compiacenze/tarocchi/inciuci. Credo ci siano ancora persone non toccate dalla sporcizia. Sono poche, ma ci sono. Se poi per alcuni sembro avercela con tutto il mondo...beh aspetto solo che anche loro passino certe questioni, per vedere come faranno, come penseranno quando saranno colpiti direttamente e sottoposti all'altrui punto di vista di ignari degli eventi veri (e non quelli astrusi come vengono sempre presentati). Però mi fa molto pensare come la Chiesa si comporti: predicare l'umiltà e poi lasciarsi a frasi tipo "abbiamo perso una battaglia"... ma che è? Sono tornati i cavalieri del Sepolcro? (Anche se pure quelli furono poi traditi..!)

poi, il boia.... se può fare una cosa del genere una persona, chi gli vieta di fare altrettanto con altri??
questo però si adatta meglio al caso di cui appena accennato prima. I famosi protetti...

Il padre e la madre sono gli unici legami di sangue di Eluana e non credo ci siano possibili sostituti. Nè la Chiesa né la legge possono emulare i suoi genitori o il pensiero di Eluana e ritengo che un padre conosca bene la propria figlia al contrario di quello che sostieni... prima bisogna avere dei figli per poi poterlo dire...altrimenti è troppo facile sparare a zero, poi bisogna passare in quello stato di vuoto e forse si capirà...

Certo che è facile pretendere di mettersi i panni del padre, troppo, però non sono la stessa cosa. Come fu per Alfredino: tutti a dare addosso al padre: solo dopo si seppe la verità... e anche là vi fu la legge a portare prove demenziali. Da una parte condannano senza prove, dall'altra assolvono pur in presenza di prove schiaccianti. Come la metti? Come la chiami questa modalità che solo loro conoscono per arroganza?
Non c'è genitore che non ami un proprio figlio, ma ci sono un sacco di persone che della vita altrui se ne infischiano e se possono ricavare anche da una morte lo fanno senza scrupoli.
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Re: Il caso Eluana

Messaggiodi takion il 19 nov 2008, 02:04

Forse avrei dovuto aprire un altro thread, ma essendo solo una notizia e non so quanto discutibile...posto qui dato che tratta della cosa.
la loro richiesta è semplice: testamento biologico anche per loro e da parte mia dico che è giusto. Chissà se questa domanda darà luogo ad uno scisma o se invece chi dovrà pronunciarsi darà il consenso? E a quando la risposta (tempi biblici)?

http://www.corriere.it/cronache/08_novembre_18/suore_testamento_biologico_a3a753ea-b537-11dd-9405-00144f02aabc.shtml
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