invece di pensare alla crisi Prodi aiuta la dittatura irania

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invece di pensare alla crisi Prodi aiuta la dittatura irania

Messaggiodi Aragorn il 23 gen 2008, 16:53

di Emiliano Stornelli

Le beghe domestiche non impediscono a Prodi e D’Alema di dedicarsi a quello che è diventato il loro passatempo preferito: la politica internazionale.

Il tormentone sulla legge elettorale, le dimissioni di Mastella, le tante poltrone su cui piazzare i luogotenenti, e le innumerevoli questioni restanti della barca Italia che affonda, non trattengono i due leader dalla delicata responsabilità del funzionamento del resto del mondo. Come rinunciare, a questo punto di sì prestigioso cursus honorum, al dilettarsi nelle vanagloriose vesti di pacificatore – il primo – e di rivoluzionario – il secondo?

Eccoli, allora, malgrado le grandi pre-occupazioni interne, trovare comunque il tempo per accogliere, in visita ufficiale, stando a fonti diplomatiche iraniane confermate dalla Farnesina, niente meno che Mojtaba Samareh-Hashemi. Prodi ha l’onore d’incontrarlo proprio oggi, giorno del voto di fiducia alla Camera, mentre giovedì, quando la fiducia si voterà al Senato, sarà il momento di D’Alema.

Ma chi è questa figura tanto autorevole da meritare uno spazio nell’agenda dei nostri leader più rappresentativi? Sarà un profeta del dialogo, del multilateralismo, delle energie alternative? No, tutt’altro: si tratta del Consigliere personale e uomo ombra del presidente iraniano Ahmadinejad.

Devoto alla causa della rivoluzione islamica e fanatico sciita del dodicesimo Imam, è legato ai pasdaran e ai servizi segreti fin dai tempi della guerra contro l’Iraq. Al fronte, rimasto ferito, non riuscì a morire e fu come se il martirio gli fosse stato negato perché indegno di sacrificare la propria vita per Allah; da allora “ho promesso a me stesso di non parlare e di comportarmi come se non esistessi, così che gli altri non potessero percepire la mia presenza". Ecco perché di lui non si ricordano conferenze stampa, apparizioni davanti alle telecamere e frequentazioni mondane. A quegli anni risale l’amicizia con Ahmadinejad che via via è andata prendendo la forma di un autentico sodalizio. Sposati con due sorelle e pertanto cognati, sono entrambi discepoli dell’ayatollah ultraradicale Mesbah Yazdi, originario di Qom, fautore del terrorismo suicida e della guerra aperta agli infedeli.

Finita la guerra contro Saddam Hussein, Samareh divenne direttore del placement office del ministero degli Esteri; tra i suoi compiti, in particolare, quello di vagliare l’idoneità dei diplomatici che volevano essere inviati all’estero. I candidati venivano posti in isolamento negli scantinati del ministero per diversi giorni, il tempo di essere sottoposti ai pressanti interrogatori dell’intelligence e di essere addestrati al controterrorismo. “La psicologia dell’infedele” era il metodo elaborato da Samareh per riconoscere le personalità sospette; nelle sue lezioni insegnava che la corruzione si annida nella piega dei pantaloni, si manifesta nella scelta delle scarpe ed è conclamata se il soggetto sorride. Un diplomatico della Repubblica islamica che indossi pantaloni con la piega manifesta inconfessabili preferenze per la monarchia e gusti occidentali; un musulmano devoto predilige, invece, calzature semplici, dall’aspetto dimesso, che possono essere tolte facilmente per le abluzioni rituali: è da considerare sospetto, dunque, chi le preferisce lucide, pregiate e alla moda. Un altro evidente indice di devianza è il sorriso: sorridere agli estranei è un‘abitudine occidentale, contro-rivoluzionaria, un costume che spesso contagia gli ambasciatori, più esposti e quindi più a rischio di diventare cattivi musulmani.

Dei suoi anni al ministero, vengono ricordate anche le visite a sorpresa nelle sedi diplomatiche, le epurazioni violente e l’ossessione per la segretezza. Al termine dell’incarico ministeriale fece perdere le sue tracce, ma era in realtà molto attivo nell’organizzazione a supporto di Mesbah Yazdi, insieme ad Ahmadinejad. Quando questi fu eletto a sindaco di Teheran, Samareh ne divenne l’inseparabile consigliere pur non ricoprendo incarichi ufficiali. Lo stesso si è poi ripetuto in seguito alla vittoria di Ahmadinejad - e della linea estremista Mesbah Yazdi – alle presidenziali. Nominato Consigliere personale del presidente, senza deleghe particolari, Samareh è dal 2005 il plenipotenziario di Ahmadinejad per ogni aspetto dell’attività governativa: chi non collabora e sta ai suoi ordini viene immediatamente punito; convoca i ministri per redarguirli; ogni nomina governativa e ministeriale passa attraverso il suo benestare; partecipa a tutte le riunioni di governo, non c’è incontro presidenziale, ufficiale o privato, in cui non sia presente. C’è il suo zampino dietro il terremoto che ha decimato funzionari e ambasciatori nelle rappresentanze diplomatiche iraniane di mezzo mondo, così come è stata una sua iniziativa diramare note di rigorose comportamento indirizzate a tutto il personale d’ambasciata, dagli impiegati ai più alti in grado. E’ dietro ogni decisione politica di Ahmadinejad ed è solito accompagnarlo nei viaggi di stato; in Occidente cerca di evitare alberghi e ambasciate, preferendo dormire nelle moschee circondato da un nugolo di guardie del corpo, come più volte accaduto a Londra e ad Amburgo. Ahmadinejad lo tiene sempre al suo fianco durante le preghiere, segno di grande considerazione e rispetto. E’ stato recentemente nominato vice ministro dell’Interno e responsabile della commissione elettorale per le prossime votazioni dell’Assemblea degli Esperti. E’ in predicato di diventare ministro degli Esteri in caso di uscita dal governo di Manouchehr Mottaki, in rotta con Ahamdinejad, e si trova ora in Italia, ospite del governo.

Cosa avranno da dirsi mai Prodi, D’Alema e Samareh? Ci sono nuovi affari in ballo, nuovi contratti da stipulare? C’è da coordinare la politica di sostegno ad Hezbollah e Hamas? C’è da arrangiare la copertura alle ambizioni nucleari iraniane? C’è qualche altro colpo basso da assestare all’Alleanza Atlantica, all’Occidente e agli Stati Uniti? Altrimenti perché accogliere simile personaggio, per di più in visita ufficiale? Ciò è segno evidente dei buoni rapporti del governo con i mullah iraniani e segno della politica d’appeasement verso gli stati del terrore e delle organizzazione terroristiche islamiche dei due Chamberlain italiani.

Tutto questo, mentre in Italia monta la crisi di governo, e ieri, a Berlino, i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, riuniti con la Germania nel 5+1, hanno trovato un accordo solo per un modesto inasprimento delle sanzioni già in vigore, causa il veto di Russia e Cina all’imposizione di nuovi provvedimenti. Un compromesso al ribasso che conferma come la via per bloccare l’arricchimento dell’uranio da parte iraniana può essere trovata unicamente al di fuori delle Nazioni Unite.


«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,

le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»

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Re: invece di pensare alla crisi Prodi aiuta la dittatura irania

Messaggiodi Aragorn il 23 gen 2008, 16:56

schifato

nn c'è altra parola schifato


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Re: invece di pensare alla crisi Prodi aiuta la dittatura irania

Messaggiodi nemesys_72 il 23 gen 2008, 17:20

che personaggio..
vorrei proprio sapere che gli devon dire prodi e d'alema..
e poi perchè accoglierlo in visita ufficiale, non ne capisco proprio il motivo visto che non dovremmo esser proprio "amici" degli iraniani, anzi..
Mors Omnia Aequat
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