Tasse, i fessi pagano e i furbi evadono e riciclano

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Tasse, i fessi pagano e i furbi evadono e riciclano

Messaggiodi Aragorn il 04 ago 2010, 11:50

Una recentissima operazione della Guardia di Finanza, chiamata, non a caso, “Cian Liu”, ovvero “Fiume di denaro”, ha messo in luce, tra Prato e Firenze, quello che è un fenomeno in continua espansione, fondato sul pericoloso binomio evasione fiscale/riciclaggio.
L’indagine ha infatti intercettato un vero e proprio fiume di denaro indirizzato dall’Italia (tramite San Marino) verso la Cina per quasi tre miliardi di Euro, movimentato tramite una società di money transfer con sub agenzie sparse in tutta Italia ed in particolare in Toscana.
Ogni anno, del resto, escono dall'Italia capitali per decine e decine di miliardi di euro. I canali attraverso i quali escono tali, enormi, flussi finanziari non sono però solo quelli “ufficiali”, come appunto anche i money transfer (come visto già a forte rischio utilizzo illecito), sussistendo tutta una rete di canali informali o paralleli, usati per far uscire dal territorio nazionale anche i capitali frutto di evasione fiscale, al fine poi magari di riciclare gli stessi capitali in attività economicamente ed imprenditorialmente “lecite”.
Tali sistemi bancari "paralleli" assumono, peraltro, denominazioni diverse nelle differenti aree geografiche di riferimento. Si parla infatti in Cina di sistema Chop Shop, nel sub continente indiano di sistema Chiti o Hundi, in ambito latino-americano di Stash House, quest'ultimo diffuso anche nel Nord America e nel mondo islamico di Hawala. Tale sistema, introdotto stroricamente proprio dai cinesi, veniva adottato già dai mercanti per sottrarsi alle rapine lungo la via della seta.
Oggi gli stessi “mercanti”, magari, come nel caso evidenziato dall’indagine, tramite filiali colluse di agenzie di money transfer, trasferiscono i frutti dello sfruttamento del lavoro nero, della contraffazione e dell’evasione fiscale mediante migliaia di tranches di trasferimenti da 1999,99 euro (laddove il limite consentito per ogni trasferimento è di 2000,00 euro), spesso a nome di persone inesistenti o decedute.
Nel 2008, per comprendere l’entità del fenomeno, uno degli evasori coinvolti nell’inchiesta aveva dichiarato redditi per 17.532,00 Euro e intanto spediva in Cina 1.887.945,00 Euro. Un suo connazionale, nello stesso periodo, dichiarava reddito zero e spediva invece in Cina ben 832.000,00 Euro e così via fino ad arrivare ad una Srl, in perdita per 19.019,00 Euro, che, intanto, spediva tramite money transfer ben 2,518.000,00 Euro.
Il controllo e la conoscenza dei meccanismi di finanziamento di tali canali è quindi oggi indispensabile. In questi ultimi anni, infatti, anche la criminalità organizzata ha spesso utilizzato i sistemi bancari clandestini, sfruttando il fatto che tali sistemi aggirano facilmente le pratiche e le procedure bancarie legali e consentono di non lasciare tracce delle transazioni.
L’ammontare complessivo del flusso di denaro legato alle rimesse degli emigranti, del resto, è enorme. La Banca Mondiale stima che tale flusso abbia raggiunto i 443 miliardi di dollari nel 2008, di cui 338 miliardi destinati a Paesi in via di sviluppo, per un totale di 192 milioni di persone coinvolte, pari al 3% della popolazione mondiale.
In virtù di uno studio effettuato dall'Ufficio italiano Cambi, è emerso poi che, mensilmente, escono dall'Italia, attraverso tali canali, capitali per oltre 5 miliardi di euro, circa 7 milioni di euro ogni ora (ma la stima è molto al ribasso).
I canali attraverso i quali escono tali, enormi, flussi finanziari sono dunque sia quelli “ufficiali”, sia quelli "informali". L’Italia è peraltro tra i Paesi in cui uno dei principali sistemi, legali, di trasferimento dei fondi usati dagli immigrati, quello del money transfer, è più attivo. Il mercato italiano in tale settore, infatti, è secondo al mondo, dopo quello statunitense, con circa 1,4 miliardi di euro all’anno di transazioni.
L’attività di money transfer è in sostanza assimilabile ad una sorta di bonifico transfrontaliero, laddove il bonifico, in termini generali, consiste in un ordine, impartito da un soggetto, tramite una banca od altro istituto abilitato, di pagare una somma determinata a favore di un beneficiario presso gli sportelli della stessa o di altre banche o di altri soggetti in Italia o all’estero.
In definitiva, il servizio di money transfer si estrinseca nello spedire o ricevere denaro, attraverso una rete di agenzie o monomandatari localizzati in aree geografiche diverse e in Stati diversi, movimentando i conti correnti dei soggetti che intervengono nell’operazione, od anche attraverso operazioni c.d. extraconto” o “di sportello”.
I circuiti formali, come detto, si congiungono ed affiancano poi, a volte, ai circuiti informali. La richiesta di una maggiore trasparenza del mercato di intermediazione finanziaria deve quindi oggi necessariamente appuntare l’attenzione, oltre che, naturalmente, sui canali formali a rischio di aggiramento, anche sui sistemi economici e finanziari “informali”, spesso caratterizzati dall’assoluta segretezza e dalla assenza di tracce cartolari, come appunto avviene nel caso dei citati circuiti di chop shop, chiti, hawala, hundi, in notevole espansione anche nell’emisfero occidentale anche come conseguenza dell’aumento dei flussi migratori.
Come detto, infatti, un circuito bancario informale permette di trasferire ingenti somme di denaro da un Paese all'altro, senza lasciare tracce e, soprattutto, senza trasferire effettivamente e materialmente il denaro.
Attraverso il sistema hawala, quindi, chiunque voglia trasferire una determinata somma di denaro all'estero, senza avvalersi dell'opera di un intermediario legale, concorderà con un “banchiere” clandestino la commissione ed il tasso di cambio e, a fronte del versamento della somma da trasferire, riceverà una "ricevuta", o più semplicemente un segno (ad esempio un codice alfa-numerico, ovvero un simbolo).
La presentazione e/o l'indicazione di tale "ricevuta/segno" ad un corrispondente "banchiere", operante nel Paese straniero in cui si vuol far giungere detta somma, consentirà poi il perfezionamento della transazione, senza che si sia neppure verificato il materiale spostamento del denaro . Successivamente, i due "banchieri" informali opereranno specifiche compensazioni sulla base dei saldi attivi e/o passivi registrati a fronte dei diversi trasferimenti effettuati nel tempo.
Le informazioni raccolte dall'U.I.C. (Ufficio Italiano Cambi) attraverso le segnalazioni degli intermediari, gli spunti ottenuti attraverso la collaborazione con le Unità di Informazioni Finanziaria di altri Paesi e la partecipazione ai lavori degli organismi internazionali impegnati in tale materia, consentono dunque di indicare alcuni settori e tipologie operative particolarmente rilevanti per l'individuazione di casi di finanziamento di attività di riciclaggio e/o comunque criminali.
Tra gli "indici" principali di tali attività possono essere richiamati i seguenti: impiego di canali di money remittance, o di circuiti alternativi di trasferimento, specie se di natura abusiva; effettuazione di bonifici internazionali, che non indicano la controparte; effettuazione di frequenti bonifici disposti con provvista in contanti verso Paesi diversi da quello d'origine dell'ordinante; operazioni o rapporti commerciali privi di apparente giustificazione e con imprese gestite o possedute da soggetti “sospetti”; transazioni aventi ad oggetto beni di elevato valore (esempio: diamanti, pietre preziose).
Con il sistema degli hawaladar, peraltro, ogni singola persona può costituire, virtualmente, un vero e proprio spazio offshore, in grado di sfuggire ad ogni statistica. Un'intera economia offshore che muove miliardi di euro. Un flusso informale sfugge ad ogni rilevazione. In questi circuiti, come visto, non esiste infatti alcun trasferimento fisico di valuta, ma un sistema di trasferimenti, prevalentemente via telefono, regolato attraverso sistemi di compensazione.
Nel caso dell'Italia, peraltro, come per gli altri paesi ad alta immigrazione, la compensazione lascia sempre un surplus sotto forma di commissioni, che già di per sé dovrebbe essere oggetto di tassazione e che invece non viene dichiarato per un enorme giro d’affari indebitamente sottratto all’Erario (ed equivalente a qualche finanziaria). Anche i circuiti internazionali di money transfer, formalmente e legalmente costituiti, del resto, spesso, non agiscono direttamente, ma si avvalgono di agenti e subagenti, i cui passaggi intermedi favoriscono, anche in questo caso, il pericolo di perdita di informazioni e possibilità di controllo.
In sostanza: il pericolo è che lo scopo finale di questo tipo di operazioni sia il riciclaggio o il finanziamento di altre attività illecite, laddove, comunque, la fonte degli stessi finanziamenti sono guadagni quasi sempre illeciti (e già questi, in quanto tali, sarebbero dunque da intercettare).
Trasferimenti di denaro tramite bonifici interbancari internazionali (Swift), internet-banking, strumenti elettronici di pagamento, sovrafatturazioni all’importazione e/o all’esportazione, sistemi di money transfer, formali o informali (come l’Hawala o il Chop Shop), si rivelano quindi dei canali che possono essere facilmente utilizzati dalle organizzazioni criminali (anch’esse ormai globalizzate) per trasferire efficacemente le liquidità così ottenute da un Paese all’altro.
L’individuazione, il sequestro e la confisca dei patrimoni illeciti appaiono, pertanto, strumenti necessari per interrompere tale “ciclo produttivo”, indipendentemente dal comparto criminale da cui il denaro proviene o verso cui è diretto. E, alla base di tutto, spesso, quanto alle fonti del denaro, ci sono l’evasione e l’elusione fiscale, laddove, per far traslocare i propri beni in un rifugio fiscale, non è necessario andare fino in Liechtenstein o fino all’isola di Jersey, o ancora oltre.
Una volta chi si caricava i soldi in spalla per portarli in Svizzera veniva chiamato “spallone”. L’Amministrazione Finanziaria continua a sequestrare valigie cariche di contanti, ma lo “spallone” moderno, in realtà, non ha bisogno di viaggiare. Il punto di partenza per un’efficace azione di contrasto deve comunque, in ogni caso, partire dall’individuare e bloccare i meccanismi di passaggio di risorse finanziarie/economiche dalle attività socio-economiche “legali” ai gruppi terroristici.


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«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,

le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»

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