Per i pm (e non per i Ros) il fine può giustificare i mezzi

Tutto quello che succede a livello politico in Italia.

Moderatori: thrantir, patrix78, Beleg

Per i pm (e non per i Ros) il fine può giustificare i mezzi

Messaggiodi Aragorn il 20 lug 2010, 17:55

ome potrebbe testimoniare l’ex pm dipietrista Luigi De Magistris (non certo un pericoloso berlusconiano), che i comportamenti e le logiche di molti magistrati non siano così dissimili dai comportamenti e dalle logiche di molti politici è la scoperta dell’acqua calda. Sono uomini come gli altri, i magistrati, e come gli altri per far carriera si sentono più o meno costretti ad imbrancarsi in correnti, a cercare padrini nella politica come nel mondo degli affari, a transitare nelle segreterie dei ministri, a distribuire onerosi incarichi agli avvocati amici, a scegliere, grazie alla barzelletta dell’obbligatorietà dell’azione panale, i filoni di inchiesta da percorrere sulla base delle loro convenienze professionali e politiche del momento. Ma tutto questo, in fondo, è il meno. Più rilevante, dal punto di vista liberale di chi crede nello Stato di diritto, il fatto che molto spesso per realizzare ciò di cui sopra vìolino o ancor peggio riscrivano le norme del codice penale. Recita l’articolo 101 della Costituzione: «I giudici sono soggetti soltanto alla legge». E invece no. Non sempre. Non quando si mettono in testa di combattere un’eroica battaglia per raddrizzare il legno storto della politica. Per esplicita ammissione di alcuni di loro, ai tempi di Mani Pulite abusarono dell’istituto della carcerazione preventiva. La gente finiva in galera non perché c’era il ragionevole sospetto che in libertà avrebbe inquinato le prove o reiterato il reato o si sarebbe data alla fuga. Li sbattevano in prigione per fiaccarne il morale e indurli a confessare. Il carcere come tortura. Fenomeno al quale, nell’inchiesta sulla cosiddetta P3, se ne sta affiancando un altro. Per esplicita ammissione del procuratore antimafia Piero Grasso, ad oggi i magistrati che indagano (o per meglio dire, intercettano) non sono riusciti ad individuare un solo reato da contestare all’odiosa cricca di affaristi coinvolta. Hanno dunque riesumato la legge Anselmi e pur di incriminarli li hanno accusati di «associazione segreta». Un reato talmente evanescente che difficilmente verrà provato. Dice: Carboni e un brutto ceffo e Verdini un affarista. D’accordo, ma qual è la logica? La logica è che i magistrati si sono fatti Stato e hanno adottato il principio per cui il fine giustifica i mezzi. Salvo poi condannare per traffico di droga il comandante dei Ros, Giampaolo Ganzer, colpevole d’aver seguito la medesima logica. Ma c’è una differenza: il ruolo dello sbirro infiltrato presuppone una certa flessibilità nel rispetto formale della legge, quello del magistrato no. Mai.

© il giorno


«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,

le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»

Avatar utente
Aragorn
Site Admin
Site Admin
 
Messaggi: 21155
Iscritto il: 06 ago 2004, 23:45
Località: Lunà Cepeen (varès)

 

Torna a Politica

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron