Spese alle stelle, ecco chi ha sbancato le Regioni

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Spese alle stelle, ecco chi ha sbancato le Regioni

Messaggiodi Aragorn il 18 lug 2010, 12:15

I governatori ora piangono miseria, ma secondo uno studio della Cgia di Mestre dal 2001 al 2008 le loro uscite sono raddoppiate. Sul podio la Basilicata a quota +102%, l’Emilia di Errani (pasdaran della protesta contro i tagli del governo), il Lazio di Marrazzo

Roma La manovra economica «è un salasso», «le regioni non riusciranno a fare fronte alle deleghe della riforma Bassanini», diceva pochi giorni fa Vasco Errani, nel suo ruolo di presidente della Conferenza delle regioni. Il «sindacalista» dei governatori ha pienamente ragione, almeno per quanto lo riguarda. Perché a leggere i dati sulla spesa della giunta che governa ininterrottamente dal 1999, si capisce che di soldi gliene servono tanti. E sempre di più.
Dal 2001 al 2008, la spesa complessiva dell’Emilia Romagna è cresciuta del 100,7 per cento. Raddoppiata proprio nei primi sette anni di vigenza della riforma che prende il nome dal ministro del governo Prodi, che ha passato alcune competenze dallo stato centrale alle regioni. Quelle competenze che, per un po’, i governatori delle regioni hanno minacciato di «restituire» al governo.
Errani, esponente Pd più ascoltato dal segretario del partito Pier Luigi Bersani, è in buona compagnia. Meglio dell’Emilia Romagna, in quanto a spesa con il turbo, c’è solo la Basilicata che ha il primo posto, con un aumento del 102,3 per cento, grazie alle spese firmate prima dal presidente Ds Filippo Bubbico e poi, dal 2005, da quello Pd, ancora in carica, Vito de Filippo. E a loro che spettano i due blocchi più alti del podio.
I dati sono elaborati dalla Cgia di Mestre e certificano come siano le regioni di centro a spendere di più. Nel complesso l’aumento è stato di 62 punti, contro i 53 del nord e i quasi 34 del sud. Ma parlare di un male endemico delle regioni rosse non è del tutto corretto, visto che, scorrendo il dato della spesa corrente - escludendo quindi quella per investimenti - il primato dell’aumento più consistente passa dalla Basilicata al Lazio con un 125,7 per cento, messo a segno rispettivamente durante le presidenze di Francesco Storace (fino al 2005) e Pietro Marrazzo, fino al 2009.
Medaglia bipartisan anche se si considerano solo le spese per l’amministrazione. Ad avere usato i poteri devoluti dallo stato alle autonomie per ingrossare l’apparato amministrativo è stata in primo luogo la Calabria. L’amministrazione calabrese costa quasi il 130 per cento in più, grazie a un aumento realizzato in un arco di tempo equamente suddiviso tra il centrodestra di Giuseppe Chiaravalloti e il centrosinistra Agazio Loiero. Durante le due gestioni, la Calabria si è guadagnata anche un altro primato un po’ anomalo, quello della spesa per i trasporti, con una crescita della spesa del 246,1 per cento dai 313 milioni del 2001 al miliardo e 82 milioni del 2008. Uno sforzo economico del quale i cittadini calabresi pare non abbiano visto grandi frutti.
Tornando alla spesa per l’amministrazione, il secondo posto dopo la Calabria nella classifica degli aumenti più consistenti, va alla Toscana, con un aumento dell’87 per cento, tutto da realizzato durante il mandato di Claudio Martini, esponente Pd ed ex governatore. Segue la Sicilia con un aumento del 62 per cento.
In generale la Cgia di Mestre ha registrato nell’arco di tempo in questione un aumento medio di poco inferiore al 50 per cento della spesa regionale, solo in parte giustificato dalle nuove competenze. E per nulla giustificato dall’aumento dei prezzi che, nei sette anni in questione, è stato solo del 17,5 per cento. Pesa molto la sanità, per la quale si spende il 55 per cento in più in tutto il paese, con un record delle regioni centrali, più 90 per cento.
«Quello che ci preoccupa - commenta il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - è che a fronte di un aumento della spesa totale pari a 66,2 miliardi (con una variazione del +47,7 per cento), ben 49 miliardi sono riconducibili ad aumenti delle spese correnti. Vale a dire che il 74 per cento dell’aumento della spesa totale delle Regioni è addebitabile alle spese correnti, quelle destinate alla produzione e al funzionamento dei servizi prestati e non agli investimenti». Quella spesa che i governatori, nella partita con il governo sulla manovra, dicono di non potere tagliare in nessun modo.

© il giornale


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