"Le vite degli altri"

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"Le vite degli altri"

Messaggiodi diegofio il 23 mag 2008, 00:23

Vi consiglio di vedervi sto film, tra l'altro premio oscar 2007 come miglior film straniero e david di donatello 2007 come miglior film UE e vincitore di 7 premi del cinema tedesco

Immagine

"Nei primi anni Ottanta, il drammaturgo di successo Georg Dreyman e la sua compagna di sempre, la famosa attrice Christa-Maria Sieland, si trasferiscono a Berlino Est. I due sono considerati dalla DDR tra i più importanti intellettuali del regime comunista e sono tenuti in grande considerazione, malgrado in cuor loro Georg e Christa-Maria non siano sempre allineati con la linea del partito. Un giorno il ministro della cultura assiste ad uno spettacolo dell'attrice e se ne innamora. Chiede allora a Gerd Wiesler, uno dei più valorosi agenti della Stasi, di avvicinare la coppia, conoscerla meglio, ed osservare ogni loro spostamento e interesse. Inaspettatamente, sarà la vita di Gerd ad essere cambiata dal rapporto con lo scrittore."


"Oggi della Stasi, la polizia segreta che aveva la sua sede proprio in quella via, ci parla, per fortuna ormai apertamente, un regista tedesco esordiente uscito da una nobilissima famiglia, Florian Henckel von Donnersmarck, che tra le pieghe di un dramma avvincente e carico di suspence è riuscito a descrivere in modo magistrale i climi opprimenti fra delazioni, persecuzioni, suicidi che pesavano sulla DDR, ossia sulla repubblica Democratica tedesca. (...) Un testo esemplare. Con tutti i suoi elementi in ordine, caratteri, situazioni, processi psicologici, incidenti, sorprese. Mentre la regia riesce a evocarvi attorno le atmosfere terribili di quei luoghi e di quei giorni, all'insegna sempre di una paura che dilaga ovunque tappando la bocca a tutti e disseminando angosce e sospetti. Con accenti, però, mai troppo marcati, anzi in cifre in cui il non detto, specie al momento di tirare certe somme, prevale senza mai uno strappo. Affidato a immagini che sembrano quasi fotografare dal vero quei colori verdastri, grigi, opachi, soffocanti, tipici in quegli anni della vita di Berlino Est. Vi concorrono degli interpreti che, specie per quel che riguarda il protagonista, Ulrich Mühe, ne sembrano, almeno fin quasi alla fine, il riflesso più autentico e spettrale. Di fronte a lui Martina Gedeck compone, con lacerata intensità, il ritratto contraddittorio dell'amante dello scrittore. Dà volto a quest'ultimo Sebastian Koch, già visto di recente in 'Black Book' di Paul Verhoeven: asciutto, sincero, sofferto." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 4 aprile 2007)
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