Viggo, divo condannato a combattere

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Viggo, divo condannato a combattere

Messaggiodi Aragorn il 18 giu 2007, 20:38

ROMA - "Mister Viggo Mortensen, come mai lei, dal grande schermo, non sorride mai?". Il divo che più di ogni altro incarna l'avventura, la battaglia, il dramma, il lato epico del cinema contemporaneo - insomma, l'esatto opposto della commedia - ci pensa un attimo su. Poi il suo volto si fa lievemente ironico: "Bé, non è che sia un tipo che lo fa spesso, nella vita - ammette - e comunque non sono come quei miei colleghi che, per motivi di immagine, si mostrano nei film sempre sorridenti e col look perfetto, anche se il ruolo non lo richiede affatto...".

Immagine

Una sorta di manifesto esistenzial-professionale, pronunciato dalla star più "combattente" di Hollywood e dintorni, sex-symbol suo malgrado. Colui la cui missione - sul grande schermo - è sempre identica: fare il coraggioso, l'audace, menare le mani. Dal Signore degli Anelli, in cui era Aragorn, al film che oggi lo porta qui a Roma: Il destino di un guerriero, regia di Agustìn Dìaz Yanes, in arrivo nelle nostre sale con distribuzione Medusa, tratto dalla saga letteraria di Alatriste, creata da Arturo Pérez-Reverte. Nella pellicola Mortensen è appunto Alatriste, capitano di ventura del XVII secoldo che torna in Spagna dopo aver combattuto nelle Fiandre. Tra difficoltà nell'essere leale alla corona, intrighi della Santa Inquisizione e manovre di un altro, loschissimo mercenario (Enrico Lo Verso).

Dunque, dopo Aragorn, un altro ruolo guerriero, epico, anche se in un contesto diverso: lì un personaggio eroe a tutto tondo, qui un uomo con i suoi lati sporchi e cattivi...
"Quando ho letto i libri da cui il film è tratto mi sono piaciuti molto: raccontano una storia interessante, complicata. Anche il ruolo è più complesso, rispetto ai miei precedenti. Perciò la pellicola può anche spiazzare lo spettatore: ci si aspetta tanta azione nella Spagna imperiale, e ci si trova in una vicenda piena di ombre. Per questo credo che il titolo italiano (l'originale è semplicemente Alatriste, ndr), sia efficace ma riduttivo: nel film si parla di molto di più che del Destino di un guerriero".

E del personaggio cosa apprezza?

"Di lui mi piacciono la lealtà, la fedeltà verso gli amici, il grande valore che dà al mantenere la parola data. Certo, non è un uomo perfetto: a volte beve troppo, perde la staffe, pecca d'orgoglio. Ma è interessante. Diciamo che, malgrado l'ambientazione, Il destino di un guerriero parla di gente vera, con problemi reali. Al di là di essere nel XVII secolo, racconta di cosa vuol dire essere cittadino di un impero. Così come nella pellicola a cui sto lavorando adesso, che è ambientata nella Germania degli anni Trenta".

Ci dica qualcosa di più.
"Si chiama Good, ed è diretta dal brasiliano Vincente Amorim. E' la storia di un uomo intelligente, che perde se stesso. E che non vede ciò che sta accadendo intorno a lui, l'ascesa del nazismo. Credo che anche oggi, malgrado i media, a volte sia difficile capire ciò che veramente succede. Col senno di poi, è tutto più facile".

In generale, come si prepara a interpretare i suoi personaggi?
"Diciamo che, anche se dovessi interpretare il diavolo, mi informerei su dove abita, vorrei vedere la sua casa, cercherei di comprenderlo. E così, ogni volta che leggo una sceneggiatura, mi chiedo: 'Dov'era quest'uomo un minuto prima che cominci pagina uno?' Capendo questo, arrivo sul set molto più rilassato".

Diavolo a parte, lei è un'icona dell'eroismo formato cinema: cosa ne pensa?
"Diciamo che io credo nell'eroismo solo come fatto individuale - e sempre un po' per caso. Non credo, invece, nel concetto di eroismo applicato alla patria: quando Blair nel suo discorso di commiato ha concluso dicendo 'l'Inghilterra è il più grande paese del mondo', ha fatto torto alla sua intelligenza. E' solo propaganda, una forma di stupidità".

Per concludere, davvero non le manca nemmeno un po' non rivedersi mai, sul grande schermo, mentre scoppia in un'allegra risata?
"Bé, nel ruolo di Alatriste vivo alcuni momenti umoristici. Certo, sono pochi. E nel film che ho appena finito di girare con Cronenberg, Eastern Promises, riderò ancora meno! In generale, credo che tutti i comportamenti umani abbiano in sé qualcosa di divertente. Ma apparire al cinema con un'immagine brillante e sorridente, questo non mi preoccupa granché".


«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,

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Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»

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Re: Viggo, divo condannato a combattere

Messaggiodi patrix78 il 18 giu 2007, 21:45

A Sergio! se tu fossi donna, quanto ti piacerebbe Viggo? :lol:
senza offesa s'intende :wink: :D
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Re: Viggo, divo condannato a combattere

Messaggiodi Aragorn il 18 giu 2007, 22:01

:P ma io sono innamorato del libro, anzi rinfaccio il fatto che fra granpasso e aragorn nel libro ti lascia pensare che il personaggio torni "giovane" cosa che nel film nn succede :D


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Re: Viggo, divo condannato a combattere

Messaggiodi patrix78 il 18 giu 2007, 22:19

Sergio sai che anche a me pice molto sia il film/libro che il personaggio interpretato da Viggo
Anni fa, più o meno quando uscì il 1° film io in chat mi chiamavo Lordoftherings... :D
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