Quarantanove senatori, di tutte le aree del partito, hanno chiesto un colpo di reni al segretario. "Il lavoro ordinario non basta più. I ritmi ortodossi sono troppo lenti. Le liturgie della casa sono stantie. I cartellini da timbrare sono sempre più falsati. Bisogna cambiare passo, serve un supplemento d'anima". Grillo: "Io non chiedo le dimissioni a Bersani, deve andarsene lui da solo". Solo la Bonino lo difende: "Da Bersani impegno generoso, meno dagli altri"
Roma - Aria di sommossa tra i democratici. La debacle elettorale ha agitato le acque e arrivano i primi segnali di fermento. L’iniziativa è partita da Gian Piero Scanu, ma ha raccolto l’adesione di quasi la metà dei componenti del gruppo Pd al Senato. Con una lettera al segretario Pier Luigi Bersani, 49 senatori di tutte le aree del partito hanno chiesto un colpo di reni e maggiore generosità. "Caro segretario, il passaggio elettorale di questi giorni ci consegna molteplici spunti di riflessione, che non mancheranno di essere approfonditi nelle settimane che verranno", si apre la missiva diffusa alla stampa. "A nostro avviso ci troviamo di fronte a un momento della vita del nostro Paese rispetto al quale s’impongono, da parte di tutti noi, una maggiore generosità nell’impegno, una più partecipata attività politica e una nuova consapevolezza riguardo l’effettiva portata dell’emergenza democratica in cui viviamo", hanno sottolineato. Per i senatori, "il lavoro ordinario non basta più. I ritmi ortodossi sono troppo lenti. Le liturgie della casa sono stantie. I cartellini da timbrare sono sempre più falsati". "L’imborghesimento ci tenta in continuazione", hanno ammesso, "e arriva persino a coinvolgerci in scellerate trasversalità ammantate di riformismo. I nostri valori fondanti rischiano di vacillare sotto i colpi della sfiducia e di un neorelativismo che intossica le nostre coscienze per condurci verso la più colpevole accidia". Dunque, è la richiesta a Bersani, "bisogna cambiare passo. Bisogna muoversi subito. Bisogna accedere a una nuova dimensione del nostro impegno politico che anche noi parlamentari spesso non esprimiamo con la necessaria efficacia. Serve un supplemento d’anima".
Le richieste Per questo, "ti poniamo l’esigenza di incontrarci subito per riflettere insieme. Per trovare, dopo una leale discussione, la giusta strada da percorrere per servire degnamente il nostro Paese. Non intendiamo farci consumare addosso i prossimi tre anni della legislatura, immersi in un attendismo fideistico che assegna al destino il compito di liberare l’Italia dal sultanato che la devasta". E ora, si chiude la lettera, "aspettiamo con fiducia una tua puntuale risposta, convinti che non trascurerai, nè sottovaluterai, il valore e il significato delle nostre riflessioni e dei nostri propositi".
La replica di Bersani "Bisogna lavorare, anche discutere ma non guardarsi l’ombelico". È l’atteggiamento con cui il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, in un’intervista al Tg3, guarda all’attacco della minoranza dopo il voto regionale. A Franceschini e Veltroni che considerano il voto una sconfitta, Bersani replica: "Mi pare ci possiamo intendere: un conto è far riferimento a 5 anni fa in un altro scenario politico, un conto è rispetto alle europee e questa volta ci sono dati nuovi con Berlusconi sceso di 4 punti e mezzo e la Lega che non ha colmato i voti persi dal Pdl. Noi abbiamo accorciato le distanze con il centrodestra".
Grillo va giù duro: "Deve andarsene" "Il Pd ci ha rubato un sacco di voti, se non era per loro in Piemonte vincevamo". Beppe Grillo, con una provocazione, ribalta l’accusa avanzata tra gli altri dal segretario del Pd Bersani, di aver sottratto voti alla candidata del centrosinistra Mercedes Bresso ed aver così favorito la vittoria del leghista Cota in Piemonte. «Non sono io che chiedo le dimissioni di Bersani -ha aggiunto Grillo, interpellato da Apcom sull’argomento - È lui, insieme a D’Alema e Veltroni, che se ne deve andare perchè sono lì da 30 anni». Secondo il comico genovese, anche il presidente del Consiglio Berlusconi è ormai finito politicamente: "È un vecchio che sta vacillando -ha spiegato Grillo- Il suo partito non c’è più, se gli togli Fini gli resta il 13%". Tra Pd e Pdl, per il leader del movimento 5 Stelle non c’è alcuna differenza: "Sono il passato -ha sottolineato- Vivono aggrappati alle poltrone" e lo dimostra "il gioco dei bari a cui abbiamo assistito con un voto di scambio a livello regionale e con la scelta di candidati che avevano già perso in partenza, come Loiero in Calabria e De Luca in Campania". Grillo non sembra invece stupito dall’exploit elettorale della Lega Nord: "La Lega -ha detto- va bene perché è un partito radicato sul territorio". Il comico e attivista genovese si è infine soffermato sul successo riscosso dal suo movimento e dai suoi candidati, che in Piemonte ed Emilia Romagna hanno raccolto rispettivamente il 4 ed il 7% delle preferenze : "È un successo che parte quattro anni fa. È da quattro anni infatti che ci lavoro", ha dichiarato il fondatore, che in futuro sembra intenzionato a presentare la lista a livello nazionale: "Il nostro è già un movimento nazionale e decideremo in rete il da farsi", ha concluso Grillo.
Bonino: "Da Bersani impegno generoso, meno da altri" Emma Bonino riconosce al segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, di essersi impegnato in modo generoso per sostenere la sua candidatura alla Regione Lazio, a differenza di altri esponenti del suo partito che fin dalle prime battute non hanno mostrato entusiasmo nei suoi confronti. Nel corso di una conferenza stampa nella sede del Partito radicale, Bonino dice: "L’impegno di Bersani è stato deciso, determinato e generoso, altri non hanno fatto così, credo di aver fatto una campagna elettorale intensa e rigorosa, a corollario ci saranno le rese dei conti interne agli altri partiti, ma per me sono solo un corollario". La leader radicale ricorda che «il fatto che alcuni settori del Pd non fossero entusiasti della mia candidatura non è una novità, non lo hanno nascosto e di conseguenza non si saranno neanche entusiasticamente adoperati". Ma ci tiene a precisare che "con il comitato elettorale del Pd abbiamo lavorato bene scoprendo anche la militanza dei compagni Democratici". Quindi, Bonino smentisce di aver polemizzato con il Pd per il mancato appoggio nella campagna: "Non ho mai detto che mi hanno lasciata sola, confermo però che il 3 gennaio quando mi sono candidata loro non avevano nessuno" ed è stato solo dopo alcuni giorni che Nicola Zingaretti ha chiesto al partito di rompere gli indugi in mancanza di un nome del partito che avesse rilevanza nazionale.
I firmatari della lettera Seguono le firme di Gian Piero Scanu, Daniele Bosone, Gianrico Carofiglio, Marco Filippi, Giuseppe Lumia, Paolo Rossi, Alberto Tedesco, Claudio Molinari, Manuela Granaiola, Francesco Ferrante, Marilena Adamo, Vittoria Franco, Vincenzo Vita, Paolo Giaretta, Achille Serra, Roberto Di Giovanpaolo, Vincenzo De Luca, Franca Biondelli, Mauro Del Vecchio, Adriano Musi, Silvio Sircana, Felice Casson, Massimo Livi Bacci, Mariapia Garavaglia, Alfonso Andria, Giovanni Procacci, Franca Donaggio, Emanuela Baio, Luigi Lusi, Roberta Pinotti, Luigi De Sena, Leana Pignedoli, Flavio Pertoldi, Teresa Armato, Antonio Rusconi, Marina Magistrelli, Andrea Marcucci, Daniela Mazzuconi, Maria Teresa Bertuzzi, Anna Serafini, Mauro Marino, Ignazio Marino, Maria Fortuna Incostante, Paolo Nerozzi, Anna Maria Carloni, Maria Leddi, Anna Rita Fioroni, Alberto Maritati, Tiziano Treu.