Lotta contro il tempo al vertice Usa: i gas serra sono...

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Lotta contro il tempo al vertice Usa: i gas serra sono...

Messaggiodi takion il 08 dic 2009, 00:47

...un pericolo!

E bravi, ci sono arrivati ora? Ridicolo anche questo! Sono decenni per non parlare di quasi 1 secolo che viene lanciato inutilmente tale allarme. Il primo fu niente meno che Nikola Tesla!!!
Ricordatevi però che quei "signori" sono gli stessi che per abbattere i gas nocivi, intendono essere ampiamente pagati... e se c'è chi vuol dare la cosa gratis, loro trovano il modo di depistare l'opinione pubblica e far valere i propri alti interessi. Non credo che quel raduno sia solo per i gas, ma per "allinenarsi" senza farsi le scarpe uno con l'altro...

COPENAGHEN - Gli Stati Uniti l'hanno ammesso pubblicamente: i "gas serra" sono un pericolo per gli esseri umani e la loro produzione deve essere regolata. L'annuncio è dei vertici dell'Environmental Protection Agency, l'agenzia federale che si occupa della protezione dell'ambiente. La conferenza stampa a Washington è stata tenuta al termine della prima giornata della Conferenza Onu di Copenaghen. Si sono uniti in una sola voce d'allarme ambientalisti, rappresentanti Usa di associazioni di fabbriche (petrolifere, petrolchimici, automobilistiche) e Lisa Jackson, la direttrice dell'Epa, ha puntato il dito in particolare sulle emissioni di anidride carbonica, argomento al centro del vertice sul clima nella capitale danese.

Al via i lavori di Copenaghen. Un vertice che ha gli occhi del mondo puntati addosso. Dopo che oggi 56 testate di 45 Paesi hanno titolato sull'emergenza clima, oggi il summit ha dato il via ai lavori che cercheranno di trovare una soluzione. Partendo da una certezza comune: resta poco tempo. Il Bella Center, la sede del vertice, uno spazio di 121mila metri quadrati, stamattina è preso d'assalto dai circa 15mila delegati (le richieste per partecipare erano state il doppio). I Paesi rappresentati sono 192 e alla fine dei 15 giorni previsti per discutere sul futuro del pianeta, avranno partecipato i leader di 105 nazioni. Tra questi Barack Obama che arriverà il 18 dicembre, una settimana dopo aver ricevuto a Oslo il Nobel per la pace, e il premier cinese Wen Jabao.

Il XV vertice dell'Onu sul clima è stato aperto dal premier danese, Lars Loekke Rasmussen, che ha chiesto una "mobilitazione politica senza precedenti" e un accordo "forte e ambizioso" per ridurre le emissioni dei gas responsabili del riscaldamento del pianeta. "Nelle prossime due settimane, Copenaghen sarà la capitale della speranza - ha detto Rasmussen - Dobbiamo essere in grado di restituire al mondo quello che oggi è stato garantito a noi: la speranza di un futuro migliore". La stessa speranza è l'argomento di un video shock di Mikkel Blaabjerg Poulsen proiettato come monito: una bambina che si sveglia in un deserto arido e viene travolta dalle onde, poi il messaggio: salviamo le nuove generazioni, per favore, salviamo il mondo.

Servono impegni concreti. Ma le decisioni che saranno prese a Copenaghen saranno un successo solo se si trasformeranno, come ha spiegato il responsabile dei preparativi della Conferenza, Yves de Boer, in "azioni significative e immediate, pronte a entrare in vigore il giorno seguente la chiusura del vertice". L'olandese Yves de Boer, segretario generale della Convenzione Onu sui cambiamenti climatici, ha ribadito: "Il tempo delle dichiarazioni formali è finito". Poi ha letto la testimonianza di un bambino asiatico di sei anni, Nyi Lay, che perso genitori e fratello a causa di un ciclone devastante. "I ministri - ha detto de Boer - avranno due giorni di tempo per raggiungere un accordo vincolante prima che giungano a Copenaghen i capi di Stato e di governo".

Il Bella Center di Copenaghen

Per assicurare il successo nella lotta ai mutamenti climatici, i paesi sviluppati dovrebbero destinare, a partire dal 2020, 200 miliardi di dollari l'anno ai Paesi in via di sviluppo. La stima è delle organizzazioni Oxfam International e Ucodep (Unità e Cooperazione per lo Sviluppo dei Popoli) secondo le quali è necessario un fondo globale di 150 miliardi di dollari l'anno a partire dal 2013, per poi arrivare almeno a 200 miliardi entro il 2020. La quota iniziale che Usa e Ue dovrebbero versare è di 50 miliardi di dollari l'anno ciascuno. Sono numeri, ma resta il fatto che nella classifica dei Paesi che più contribuiscono al cambiamento climatico ci sono Cina, Usa, Ue, Russia, India e Giappone. Sono questi i primi sei maggiori produttori di anidride carbonica e quelli da cui proviene il 70 per cento delle emissioni totali. Cina e Usa ne producono il 40 per cento; 20 paesi il 75 per cento e il 78 per cento del loro aumento. L'Italia è al 13esimo posto per emissioni di anidride carbonica (119 milioni di tonnellate nel 2008).

"Non dobbiamo scegliere fra economia e cambiamenti climatici", ha detto il ministro dell'Ambiente e dell'Energia danese, Connie Hedegaard, presidente della Cop15, nel suo intervento alla conferenza. "Dobbiamo poterci guardare negli occhi certi di aver fatto di tutto per il futuro delle prossime generazioni".

Mobilitazione generale. Non è cosa facile. Ma le notizie positive iniziano a affiorare. Iraq e Somalia si sono aggiunti ai Paesi che hanno sottoscritto la convenzione quadro delle Nazioni Unite, mentre l'India, la Cina e il Brasile hanno raggiunto un accordo di massima per operare insieme nel negoziato sui tagli alle emissioni di anidride carbonica, come ha rivelato a New Delhi il ministro per l'Ambiente indiano, Jairam Ramesh: "India, Cina e Brasile hanno una bozza di base. Io ho una copia di questa bozza che servirà a incanalare il negoziato".

Il presidente del Brasile, Lula, ha ribadito che il suo Paese punta a una riduzione di anidride carbonica tra il 36,1 e il 38,9 per cento entro il 2020, piano che - secondo l'approccio di Brasilia - potrebbe a sua volta spianare la strada affinché anche Usa e Cina avanzino proposte nella stessa direzione.

Dal canto suo, Barack Obama ha incontrato oggi pomeriggio l'ex vice presidente Al Gore, tra i maggiori attivisti ambientali, per decidere le linee guida del suo intervento al vertice e ha in agenda una riunione con gli industriali per mercoledì.

Da Pechino affermano che rispetteranno gli impegni presi dal presidente Hu Jintao nel discorso tenuto in settembre all'Assemblea generale dell'Onu, quando ha affermato che la Cina taglierà in modo "significativo" le sue emissioni di gas inquinanti per unità di Prodotto Interno Lordo (Pil) entro il 2020.

La mobilitazione è generale e la spinta per un accordo ambizioso e non solo 'politico' è arrivata anche dal nostro Paese. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha ribadito che l'Italia "vuole un accordo politicamente vincolante per tutti. Non possiamo accettare accordi che per qualcuno sono un suggerimento e per altri un obbligo".

L'ombra del "climagate". Nel giorno dell'apertura, ha comunque aleggiato pesante lo scandalo del 'climategate', nonostante Rajendra Pachauri, presidente dell'Ipcc (l'Intergovernmental Panel on Climate Change che studia il surriscaldamento climatico), abbia spiegato che la vicenda delle email rubate potrebbe essere stato un tentativo per minare la credibilità del suo gruppo, accusato di aver 'peggiorato' i dati sulle condizioni del Terra. "Il gruppo ha una storia di trasparenza e di valutazioni oggettive che va avanti da 21 anni, realizzata grazie a decine di migliaia di scienziati appassionati dei quattro angoli del pianeta".

E mentre il summit, che si può seguire virtualmente dal sito ufficiale, ha preso forma a Copenaghen, dieci milioni di persone di tutto il mondo hanno firmato una petizione online organizzata da 226 partiti verdi, riuniti nel gruppo TckTckTck, per chiedere ai leader di concludere un accordo sul clima che sia "equo, ambizioso e obbligatorio".


http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/ambiente/conferenza-copenaghen/vertice-primagiornata/vertice-primagiornata.html
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