Aziende e banche devono attendere la gente che vada a spendere, quindi meglio favorire la popolazione da subito!
Questa frase di Tremonti (in neretto) mi è piaciuta particolarmente, perché è realtà.
RIMINI - Economisti come i maghi, ci hanno capito poco della crisi, non chiedono scusa e non lo ammettono: se restassero "zitti per un anno o due ci guadagneremmo tutti". Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti parte da qui. Poi parla di banche: "dovrà esserci una riflessione" sulla validità della scelta dei governi che hanno speso soldi pubblici per salvarle dalla crisi. E cita una immagine simbolo, un cartello di protesta: "Salvate il popolo, non le banche". Ancora una stoccata: "Ci chiedono di fare le riforme" ma, dice Tremonti, "se hai un lavoratore che perde il posto è più importante pagare la cassa integrazione o riformare gli ammortizzatori sociali? Si mangia giorno per giorno. Si può disegnare il futuro solo se sei fuori dalla crisi".
Platea del Meeting di Rimini, la stessa che mercoledì ha ascoltato il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi. Se nell'intervento di Tremonti si può leggere una replica è solo tra le righe, non c'é alcun riferimento esplicito. Parlando di crisi i temi si intrecciano. Draghi ha chiesto riforme, Tremonti dice di guardare alle urgenze giorno per giorno prima di ridisegnare il futuro. Draghi ha parlato del peso del debito pubblico, per Tremonti la differenza con la crisi del '29 e' che la spesa pubblica che incide sul debito questa volta è stata usata con obiettivi diversi, non direttamente per i bisogni della gente, come per "la scelta sistemica" di difendere le banche, fulcro dell'economia. "La verità non ve la raccontano i banchieri, quelli che frequentano i sinedri", dice Tremonti: "Quando mi vengono a dire che si è creato un eccesso di debito pubblico, il debito non è aumentato perché sono stati fatti investimenti pubblici", non per "salvare industrie, famiglie e risparmio", ma "perché si è scelto di salvare le banche". Per Tremonti "può essere che siano state scelte giuste e che non c'erano alternative ma non c'é una alternativa a dire alla gente la verità": per combattere la crisi i soldi pubblici sono "passati da una tasca all'altra", come nel '29, ma ''con una piccola differenza, che la tasca dei banchieri è dei banchieri, la tasca del governo è di tutti". Accoglienza calorosa. Il popolo di Cl applaude. Tremonti scherza: anche lui è vittima dell'assedio dei volontari che vendono biglietti della lotteria del Meeting. "No grazie, è concorrenza", risponde. C'é chi gli grida "portaci fuori dalla crisi".
Molti applausi durante il suo intervento. Il padrone di casa Giorgio Vittadini lo invita a togliersi la giacca. Il ministro lo fa, ascolta l'intervento di Enrico Letta sulla crisi ("Non possiamo entrare nel nuovo con strumenti vecchi: sono d'accordo con Letta: dobbiamo costruire la nuova cattedrale", commenta). Poi si sofferma a lungo sull'enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI: "Credo che non ci sia un testo più importante per entrare nello spirito del tempo". A Rimini anche un incontro riservato con i segretari di Stato alle Finanze e agli Esteri di San Marino: è aperto il confronto sugli accordi in materia fiscale. E' stato prima del suo intervento, partecipando alla presentazione di un libro, che Tremonti ha parlato di maghi. Mandrake, Harry Potter... una lunga fila di esempi "fino al mago Otelma" per dire che "le riunioni degli economisti sono proprio così e quello che colpisce di più è che nessuno di questi ha mai chiesto scusa, nessuno ha mai detto di aver sbagliato.
Sbagliano sempre gli altri" "Io ho previsto la crisi già dal 1995", continua, accennando a chi lo ha messo in dubbio dicendo che se così fosse non avrebbe tassato banche, assicurazioni e petrolieri: "Io non sono un economista e questa volta è una cosa che mi aiuta. Ho sempre pensato che ci sarebbe stata una crisi causata dalla globalizzazione. Ci voleva un mago per capire in che giorno sarebbero crollati i mercati e in che misura, non per capire che la crisi sarebbe arrivata".
INDUSTRIA: PREZZI ALLA PRODUZIONE A LUGLIO -0,4%, -7,5% ANNO
I prezzi alla produzione industriale nel mese di luglio sono diminuiti dello 0,4% rispetto a giugno e del 7,5% su luglio 2008. Lo comunica l'Istat, precisando che il calo tendenziale è il più ampio non solo da gennaio 2006, data di inizio della serie di dati confrontabili, ma addirittura da gennaio 1992. L'Istat precisa che l'indice dei prezzi dei prodotti venduti sul mercato interno ha registrato un calo dello 0,6% congiunturale e dell'8,5% tendenziale, mentre sul mercato estero l'indice è diminuito dello 0,2% su base mensile e del 4% su base annua. I tecnici dell'Istituto di statistica evidenziano che si tratta di nuovi cali congiunturali, dopo la lieve risalita registrata a maggio e giugno.
Nella media degli ultimi tre mesi (maggio-luglio) i prezzi alla produzione sono calati dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti: sul mercato interno il calo è stato dello 0,3% mentre sul mercato estero si è registrato un aumento dello 0,1%. Nel complesso dei primi sette mesi dell'anno i prezzi sono calati del 4,7% (-5,3% mercato interno, -2,6% estero) rispetto allo stesso periodo del 2008. Guardando ai raggruppamenti principali di industrie, i prezzi alla produzione hanno registrato variazioni annue negative per i beni di consumo (-0,9%), beni strumentali (-0,1%), beni intermedi (-7,4%) ed energia (-24,3%). Su base mensile mostrano variazioni negative i beni strumentali (-0,1%) e l'energia (-2,4%) mentre restano invariati i prezzi di beni di consumo e beni intermedi.
Per quanto riguarda in particolare il mercato interno, l'indice al netto dell'energia ha registrato una variazione pari a +0,1% rispetto a giugno e un calo del 4% rispetto a luglio 2008. In base ai raggruppamenti di industrie, i prezzi sono diminuiti per l'energia (-23,5%), per i beni intermedi (-8%) e per i beni di consumo (-1,5%); variazioni nulle per i beni strumentali. Per quanto riguarda il mercato estero, la variazione tendenziale negativa dell'indice è frutto di una diminuzione del 3,5% per la zona euro (-0,2% su base mensile) e del 4,5% per la zona non euro (-0,3% rispetto a giugno). Anche per il mercato estero, l'energia è il raggruppamento in cui si è registrato il calo più forte dei prezzi (-30,7%); cali anche per i beni intermedi (-5,9%) e per i beni strumentali (-0,2%)
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