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Texas, un cemento resistente ed ecologico dagli scarti del riso
10 luglio 2009. Poter vivere in una casa completamente ecologica, avente tuttavia tutti i confort di un’abitazione tradizionale, è il sogno di molte persone sensibili alle problematiche ambientali e consapevoli che il nostro pianeta non sarà in grado ancora per molto tempo di sopportare gli sfregi dell’uomo. Sebbene siano in pochi a saperlo, produrre cemento, materiale indispensabile per la costruzione di case e palazzi, causa inevitabilmente l’immissione nell’atmosfera dell’8 percento di tutto il biossido di carbonio prodotto nel corso di un anno. Per ogni tonnellata di cemento viene prodotta una tonnellata circa di CO2.
Dalle risaie alle fondamenta dei palazzi - Una quantità impressionante, destinata ad aumentare a seguito del progressivo sviluppo di molti paesi. Stando a quanto pubblicato sulle pagine di About my Planet, la ChK Group Inc., società con sede a Plano, nel Texas, ha di recente annunciato di esser riuscita a creare un calcestruzzo ecologico partendo dagli scarti della lavorazione del riso. L’utilizzo del nuovo materiale, più resistente del classico cemento, permetterebbe di risparmiare soldi e ridurre, di milioni di tonnellate, le emissioni di biossido di carbonio.

Il nuovo calcestruzzo è più resistente del classico cemento - Il nuovo calcestruzzo, stando a quanto spiegato dagli esperti della casa americana, è fatto con la pula di riso, ossia con quella pellicola che ricopre i chicchi quando sono sulla pianta e viene eliminata durante la lavorazione del prodotto. Ricca di ossido di silicio era stata fino ad oggi scartata in quanto, una volta bruciata, risultata eccessivamente ricca di carbonio e quindi inutilizzabile. Il ChK Group sembra aver però scoperto un sistema in grado di contenere le scorie. Le ceneri così ottenute possono essere miscelate nell’impasto: il risultato è un cemento “pulito” e più resistente alla corrosione.

Si rispetterebbe l'ambiente e si ridurrebbero i costi per le aziende - Sfruttando il nuovo “ingrediente”, soltanto negli Stati Uniti, si potrebbero produrre qualcosa come 2 milioni di tonnellate l’anno di silicio vegetale e tagliare l’emissione in atmosfera di oltre 1.5 milioni di tonnellate di CO2. Prima che tutto ciò possa avvenire, tuttavia, si dovranno effettuare nuovi test.