Stragi in Darfur, mandato di arresto per il presidente del Sudan
L'accusa è di crimini di guerra ma
non genocidio. Khartum: sentenza
rientra in piano di neocolonialismo
In migliaia protestano per le strade
La Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aja ha emesso un ordine di arresto internazionale contro il presidente sudanese Omar al Bashir per il genocidio in Darfur. A richiedere l’arresto di Bashir era stato nel luglio scorso il procuratore generale, l’argentino Luis Moreno Ocampo.
Sono sette i capi di imputazione, cinque per crimini contro l’umanità e due per crimini di guerra, alla base dell’ordine di arresto internazionale emesso nei confronti di Bashir, primo capo di stato in carica ad essere messo sotto accusa dal tribunale dell’Aja per aver cercato di eliminare tre diversi gruppi etnici nel Sudan. Alla vigilia dell’atteso pronunciamento della Corte, il presidente sudanese, inaugurando una diga a Merowe, a circa 450 chilometri a nord della capitale Khartoum, Bashir aveva detto che «ai sudanesi non interessa la decisione» del tribunale.
Per il Sudan l’ordine d’arresto per il presidente, Omar Al Bashir, autorizzato dalla Corte penale internazionale rientra in un piano di «neocolonialismo». Il consigliere presidenziale, Mustafa Osman Ismail, ha affermato che il suo governo non è sorpreso dalla decisione: «Non vogliono che il Sudan si stabilizzi». Centinaia di dimostranti sono scesi nelle strade di Khartoum alla notizia che la Corte Penale Internazionale ha ordinato l’arresto nei confronti del presidente sudanese Omar al-Bashir.