Voi del forum che ne pensate?
(Spero la domanda non apporti flames)
ROMA - "Fin quando sarò al governo non mi siederò mai ad un tavolo con questi individui". Per l'ennesima volta Silvio Berlusconi sbatte risoluto la porta del dialogo in faccia alla sinistra. Sulla giustizia come su tutto il resto. "Marxisti leninisti", li bolla il premier, citando Dante per dire invece che il suo governo è "un nuovo inizio, il Paradiso che promette all'Italia il cambiamento necessario". A partire da una riforma della giustizia, da fare anche mettendo mano alla Costituzione, che "si può cambiare dando poi l'ultima parola ai cittadini, perché questa è la democrazia".
Assai irritato dalle parole durissime pronunciate ieri da Walter Veltroni, Berlusconi affonda convinto che il Pd non si smarcherà mai da Di Pietro. Avanti da soli, sprona perciò deciso il premier. Anche se è "difficile" che la riforma possa farsi entro Natale. Una proposta arriverà presto in
Parlamento e "garantirà i cittadini con la separazione degli ordini, perché un pubblico ministero deve avere gli stessi diritti doveri di un avvocato, andare dal giudice, bussare la porta e prendere un appuntamento".
Dialogo non ci sarà, dunque. "Non accetto di parlare con questo tipo di persone - argomenta fermo Berlusconi mentre presenta il nuovo libro di Bruno Vespa - Non posso dialogare con chi accusa l'avversario di essere Hitler, il diavolo, di non avere voce in capitolo sulle questioni morali. Questa sinistra non è democratica, non è riformista". E chi ora chiede al Cavaliere un ripensamento sull'Iraq, sappia che "l'Italia non ha partecipato alla guerra. Semmai è stato D'Alema ad autorizzare le bombe sulla Serbia".
Solo al mattino, Berlusconi scherzava in una lunga intervista ad un rotocalco patinato: "Non vi libererete di me tanto presto, mi sento ancora un ventenne nello spirito e nella voglia di fare. Non ho mai avuto defaillances". Un piglio decisionista che, poche ore più tardi, confermerà seduto accanto al conduttore di 'Porta a Porta', per presentarne il "grande affresco che ricorda il poema dantesco", dove il Paradiso si incarna nel Berlusconi IV.
Così il premier, alla vigilia del Consiglio europeo che discuterà di clima, annuncia che porrà "senza nessuna esitazione il veto, se saranno colpiti gli interessi italiani in modo eccessivo". E in un giro di orizzonte a 360 gradi, garantisce deciso che "non ci sarà nessun aumento delle truppe
italiane in Afghanistan", sostiene sicuro che "per la nuova Alitalia siano da preferire accordi commerciali con partner stranieri ad ingressi nel capitale", promette che penserà "ad un aumento degli amortizzatori sociali con fondi Ue se la crisi di estenderà".
E ancora Berlusconi torna a bacchettare "la scandalosa tv pubblica, dove il dileggio del premier è all'ordine del giorno". E ribadisce di non aver nulla a che fare con le scelte in Vigilanza e ai vertici Rai: "Non me ne sono interessato e non me ne voglio interessare. Villari? Mai conosciuto, anche se un certo Orlando mi accusa di aver lavorato per la sua lezione". Quanto a Sky, nel mirino sono ancora "le becere accuse ricevute per aver riportato alla norma l'Iva di un'azienda che ha superato in utili sia Rai che Mediaset ed ha già agevolazioni come il monopolio satellitare e nessun vincolo sulla pubblicita".
C'é ancora spazio per ricordare con fermezza all'Udc di Pier Ferdinando Casini che "le porte sono spalancate, ma dentro al Pdl" e dire che la legge elettorale per le europee resta quella attuale, senza preferenze. Anche l'Italia, Paese tanto amato, merita il rimbrotto del premier, che la vede "provinciale", "non più caput mundi" e la sprona al cambiamento.
Parole tenere solo per la moglie Veronica, tornando sulla solitaria presenza di lei alla prima scaligera domenica scorsa. "Volevo farle una sorpresa, ero tornato a casa per accoglierla al suo ritorno ma mi sono ritrovato solo da solo". E a Vespa che galante sottolinea l'eleganza della mise della first lady: "Ho visto. Ed anche molto apprezzato".
IL PREMIER CHIAMA L'UDC MA PALETTI DA AN, NO MANI LIBERE
Silvio Berlusconi 'chiama' l'ex alleato Pier Ferdinando Casini e gli srotola davanti tappeti rossi in nome della vecchia amicizia politica, ma Alleanza
nazionale si mette di traverso e fissa dei paletti non avendo alcuna intenzione di facilitare un rientro dei centristi e senza che paghino pegno. Per parte sua, l'Udc sembra compiacersi per il corteggiamento ma non appare al momento intenzionata a cedere alle lusinghe. Intanto però Casini si è seduto con il ministro Angelino Alfano attorno al 'tavolo' per la riforma della giustizia suggellando così la dichiarata volontà di contribuire al disegno riformatore. Ed è proprio questo il tema che sta più a cuore a Berlusconi che di certo ha apprezzato la disponibilità manifestata dal leader dell'Udc che peraltro ha avuto parole sprezzanti per l'inviso Di Pietro e il suo "giustizialismo".
"Per Casini le porte del Popolo della Libertà non sono aperte, sono spalancate", ha quindi esordito Silvio Berlusconi rivolto all"amico ritrovatò (almeno sul versante della giustizia). "Casini - non ha mancato di recriminare il premier - ha deciso di non far parte del Popolo della Libertà e ha
scelto una strada che lo sta portando su posizioni che hanno deluso molti suoi elettori e buona parte degli ex dirigenti dell'Udc". Ma il tempo sana le ferite e "speriamo cambi idea". In serata, poi, Berlusconi è tornato a tendere la mano all'ex amico Pier, circostanziando l'offerta anche alla luce
delle prese di posizione giunte da An.
"Porte spalancate" nel Pdl "che si formerà e avrà vita con il congresso che pensiamo di poter celebrare nella seconda parte del mese di marzo", ha detto il Cavaliere facendo presente all'Udc che ha l'opportunità di tornare all'ovile ma fondendosi nel Pdl, non restandone al di fuori come ad esempio la Lega. E il nodo è proprio questo, quello mai sciolto e che determinò la rottura in prossimità delle elezioni politiche.
Casini non ha mai avuto intenzione di sciogliersi nel contenitore unico e anzi tiene molto alla identità centrista che non solo non intende barattare, ma vuol far crescere e moltiplicare nel progetto a lui caro della Costituente, tenendosi le mani libere.
E An lo sa. E infatti dal partito di Fini giunge quasi un altolà: "L'Udc è benvenuta" - afferma il reggente Ignazio La Russa - a patto però che "si ravveda" e eviti di "fare la politica dei due forni alleandosi una volta con noi e una volta con la sinistra", altrimenti, conclude liquidatorio il ministro della Difesa, "ognun per sé e Dio per tutti". Anche Andrea Ronchi appare problematico: porte aperte? "solo se scelgono il bipolarismo" e condividono un "progetto politico". Inoltre, "l'Udc deve entrare nel progetto del centrodestra a livello nazionale e a livello locale, senza indulgere nella linea terzoforzista delle mani libere". Prima il congresso di fondazione del Pdl, poi si apre all'Udc, dice Adolfo Urso che suggerisce la linea del passo dopo passo.
Ma, come si diceva, il partito di Casini non si mostra malleabile e le reazioni sono centellinate e all'insegna della freddezza. Rocco Buttiglione, dice che l'Udc non intende rinunciare alla sua identità e con l'occasione recrimina: "Berlusconi dice che le porte sono spalancate? Quindi è disponibile a fare alleanze con l'Udc in tutte le province italiane? Quello che non ho capito è proprio questo. Sembra che per Berlusconi noi siamo bravissimi se entriamo nel partito suo, ma se invece abbiamo un partito nostro siamo dei lebbrosi con cui non si possono fare le alleanze". "Ovviamente - è la
conclusione del ragionamento del presidente del partito - noi non rinunciamo alla nostra autonomia e alla nostra identità".
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