E alla fine, anche l'ultima delle centurie, quella forse più antica e odiosa, si sta per realizzare. Non è detto che sia perfettamente attribuibile a Nostradamus, ed è probabile che con il principe-mago delle profezie c'entri proprio un accidente. Tuttavia, è davvero una rivoluzione nelle dottrine politiche e nelle credenze di popolo. Facciamola breve: avrete ben presente il detto: piove, governo ladro. Beh, adesso, l'archetipo delle ingiurie, la bestemmia laica, il numero primo delle maledizioni capace di riassumere tutta la rabbia popolaresca e fanculatoria contro il potere parassitario, da oggi ha una sua incarnazione in terra. Da prendere a mazzate.
Piove sul bagnato
Il Comune di Ravenna, (quello delle coop rosse, non più come il fuoco, ma come i mattoni sì), ha deciso di mettere una tassa sulla pioggia: sì, un balzello, una per ogni goccia che Giove Pluvio manda in terra, per ogni nembo che stilla umori, per ogni pecorella che annuncia nel cielo la sua brava acqua a catinella. Per neve e grandine, nulla ancora è deciso, forse ci sarà uno sconto. Un milione di euro l'anno porterà nelle casse locali la liquida tassa che ha però scatenato in luogo l'iradiddio dei consumatori, dei cittadini im-bufaliti e basiti, della Lega delle coop, di confindustria e, naturalmente, di Cgil, Cisl e Uil. I lai dei ravennati che rischiano di finire spennati son giunti fino al ministero dell'Ambiente. Che non ha dubbi: l'acqua piovana non può finire in bolletta.
In realtà, la tassa, spiegano in Comune, è giustificata dai costì che l'ente sostiene per la gestione delle fognature delle "acque bianche", cioè della pioggia. E, dati alla mano, dopo accurate indagini e complicati calcoli, sono arrivati alla conclusione che un temporale, in media, incide quasi per il tre per cento sulla tariffa dell'acqua potabile stabilita per ogni utente. Insomma, piove sul bagnato.
La delibera ravennate risale al gennaio scorso (i rossi sono sempre bravi a tenere nascoste le rogne, ma più bravo è stato il giornalista di Repubblica che ha scovato l'indecente provvedimento ), dunque sono già otto mesi che gli obbedienti sudditi stanno pagando a caro prezzo anche l'acqua che vien giù gratis dal cielo. E dovranno versare pure gli arretrati dal 2005 a oggi. A dispetto delle imbecillaggini ambientaliste, ci si mette pure il clima a irrobustire il balzello: la primavera e anche l'estate, quest'anno, sono state piuttosto piovose. Tutta acqua che farà girare il mulino dell'erario comunale.
A dare manforte agli amministratori, c'è pure l'assessore all'Ambiente della Regione Emilia-Romagna, l'ex diessino ora pd, Livio Zanichelli. Che a quelli che obiettano sulla liceità della delibera, difende così la rain tax: «La disamina della questione alla luce delle sole norme statali rappresenta un esercizio interpretativo inconcludente. I costi per lo smaltimento delle acque meteoriche nel territorio devono essere computati nella tariffa del servizio idrico integrato». Prosa circonfusa come una centuria, quella dell'assessore ex comunista. Ma il succo è chiaro: basta rompere le balle, e pagate il dovuto, anzi il piovuto.
Finanza creativa
L'idea, in verità, è dell'ente pubblico territoriale che gestisce le reti idriche di Ravenna e Provincia (Ato), ma ha trovato subito il favore di Comune e Regione. Che non vedevano l'ora di bagnare il becco in ogni pozza.
Poi, la tassa sarà calcolata in percentuale sui consumi di acqua, precisa l'assessore comunale all'Ambiente: «Sarà costretto a pagare di più chi consuma di più, cioè fabbriche ed industrie». Maldestro tentativo di addolcire in versione proletaria la valanga dei vaffa contro l'ingiusto balzello.
Ma i romagnoli mica si lasciano carriolare dagli ex bagonghi rossi: piegare la testa alla tassa sulla pioggia sarebbe come incitare il Comune a mettere nelle bollette elettriche un'addizionale per le spese di pubblica illuminazione, o addebitare i costi del lavaggio delle strade con un ulteriore accise sulla benzina.
Agli amministratori di Ravenna e della Regione dovrebbero dare l'Oscar per la finanza creativa e Tremonti invitarli subito a un brainstorming al ministero delle Finanze. Con il pool di Ravenna, qualcosa di geniale salterà sicuramente fuori.
Sgraffignoni rossi
La Finanziaria sarebbe, ad esempio, preceduta da un dettagliato e circoscritto rapporto sulle previsioni meteorologiche dell'anno che verrà. Sarebbero studiati nuovi e più potenti satelliti per le rilevazioni dei mutamenti in alta quota, le rubriche sul tempo, oggi confinate dopo il segnale orario, sarebbero oggetto di raffinate ed autorevoli analisi finanziarie dei più prestigiosi economisti. Pure la scienza divinatoria su fondi di caffè, le viscere di pollo e i tarocchi napoletani, riceverebbe cospicui vantaggi e fondi ad hoc. Apprendisti stregoni della pioggia, girotondi di indiani sioux e anacoreti di formule acquatiche sarebbero strapagati da Comuni, Regioni, Province e governi. A Napoli, la Iervolino potrebbe essere tentata di metterla su o' sole, a Milano, la Moratti, sul ne-bìum.
E poi, volete mettere la potenza evocativa ed esorcizzante della rain tax? Il "Piove, governo ladro", perderebbe d'incanto la sua forza di lotta e di protesta, si svuoterebbe di ogni afflato messianico e millenaristico per ridursi ai ovvia e noiosa banalità.
E Ravenna, oltre ai mosaici bizantini di Galla Placidia e Sant'Apollinare, diventerebbe famosa nel mondo come la prima città dei rapinatori di pioggia, ex comunisti sgraffignoni convertiti alle grazie del cielo.