
Kabul – Lo sfondo è sinistro e inquietante, un carcere di dubbia fama gestito dal temuto servizio di sicurezza afghano e destinato ai prigionieri catturati nel corso del sanguinoso conflitto con i Talebani. Tra gli inquilini c’è Shakirullah Yasin Ali, un ragazzino fragile, di quattordici anni appena, arrestato mentre si preparava a compiere un attentato suicida contro obbiettivi inglesi e americani. “Se ci fossi riuscito adesso sarei morto, me ne rendo conto”, ha ammesso con voce delicata e nervosa. “Ma i miei insegnanti dicevano che se davvero tenevo a servire Dio il mio compito era combattere gli stranieri. Dicevano che Dio mi avrebbe protetto quando fosse giunto il momento”. È stato un attentatore suicida come Shakirullah a togliere la vita ad altri tre soldati inglesi domenica scorsa a Helmand, facendo salire a 100 il numero dei caduti britannici in Afghanistan. Il quotidiano “Independent” ha parlato con Shakirullah, un pakistano di etnia pasthun, uno dei più giovani potenziali kamikaze che la storia ricordi, all’indomani della sua cattura nel corso di un raid nella città di Khost. Seduto a gambe incrociate sul pavimento della prigione gestita dai servizi segreti afghani, lo NDS, Shakirullah ha affermato: “Non so che cosa ne sarà di me. Tutto quello che mi è stato detto è che gli anglesi e gli americani erano in Afghanistan, e che uccidevano i musulmani. Tutto quello che so è quello che mi hanno detto e ripetuto i mullah: che gli inglesi e gli americani erano nemici di Dio”, ha affermato a capo chino, stropicciando un fazzoletto con le mani.
Shakirullah, uno dei quattro figli di Noor Ali Khan, un contadino, viveva nel villaggio di Tandola, nella regione pakistana del Waziristan meridionale. Ha studiato in una madrassa gestita da due imam, il mullah Saleb e il mullah Azizullah. La scuola, il cui programma consisteva nell’apprendimento mnemonico del Corano, alternato a lezioni di carattere politico, era frequentata da una cinquantina di alunni tra i 13 e i 22 anni. Circa due mesi fa Shakirullah ha completato il primi ciclo di studi coranici. È stato allora che i due mullah lo hanno avvicinato, dicendo che era giunta l’ora di servire Dio in Afghanistan.
“In un primo momento non sapevo che cosa avrei dovuto fare, poi il mullah Saleb mi ha detto che avrei assestato un duro colpo agli stranieri, gli inglesi e gli americani, e reso giustizia a tutti gli uccisi. Mi è stato detto che bisognava partire subito, che avrebbero parlato loro con la mia famiglia a nome mio. Io volevo vedere mia madre e mio padre, ma mi è stato detto che per ragioni di sicurezza era impossibile. La cosa mi ha turbato, ma mi sono detto che li avrei rivisti al ritorno. Dicevano che la mia famiglia sarebbe stata pagata bene per quello che stavo facendo”.
Shakirullah racconta che sulla strada per l’Afghanistan un mullah gli ha rivelato che la sua missione sarebbe consistita nel guidare un’autobomba. “Ho detto loro che non sapevo guidare, ma hanno risposto che mi avrebbero insegnato, dicevano che non avrei dovuto fare molta strada. Il mullah Saleb ha detto che era troppo tardi per tirarsi indietro. Continuava a ripetere che per essere un buon musulmano dovevo fare il mio dovere. Mi mancava la mia famiglia, ma non sapevo come tornare al villaggio, e nella regione non conoscevo nessuno a cui avrei potuto chiedere aiuto. Non c’era niente da fare se non pregare per la mia salute e per quella dei miei famigliari”.
Shakirullah racconta di aver attraversato il confine e di essere stato condotto a una casa nella città di Khost: “C’erano altre persone laggiù, e il capo era un uomo che chiamavano il Dottore. Lui e il mullah Saleb mi hanno portato a fare pratica di guida e mi hanno accompagnato al sermone serale. Il dottore ha portato gli esplosivi in due sacchi, li ha caricati in macchina ed è stato lui a preparare la bomba. Mi è stato detto che presto sarei stato pronto a compiere la mia missione”. Però nel corso degli esercizi di guida l’automobile destinata all’attentato, una Toyota Corolla, si è spenta più volte, e in un’occasione il dottore e il ragazzo sono stati interrogati dalla polizia.
Quarantott’ore più tardi la casa in cui risiedevano è stata attaccata da forze afghane e NATO. “Il mullah mi aveva detto che ero pronto a partire, il momento era giunto. Ma poi sono arrivati durante la notte, i soldati, e hanno sfondato le porte. C’erano degli afghani e degli stranieri. Mi hanno puntato in faccia un fucile, ho creduto che mi avrebbero ammazzato. Ci hanno portati fuori e chi hanno trasferiti in una prigione”. L’attentato di Shakirullah è stato sventato, ma non quello dell’attentatore che ha tolto la vita ai soldati Nathan Cuthbertson, 19 anni, Charles David Murray, 19 anni, e Daniel Gamble, 22 anni. Erano usciti a parlare con la popolazione quando un attentatore suicida ha fatto esplodere una cintura esplosiva che portava intorno al petto.
La notte scorsa i famigliari hanno ricordato i loro cari. La famiglia del soldato Murray ha dichiarato: “David è stato il miglior figlio, fratello, nipote, cugino e amico che potessimo desiderare. Il tempo che ha passato con noi è stato breve, ma ha vissuto appieno ogni istante e ci ha insegnato l’importanza della vita”. I genitori del soldato Gamble hanno dichiarato: “Dan è morto facendo il lavoro che era tanto orgoglioso di fare, nel reggimento cui era orgoglioso di appartenere. Era un soldato speciale, perché aveva studiato la lingua pashtun. Era una persona speciale per la sua famiglia e per i suoi amici – un vero eroe in ogni senso”. Il comandante della compagnia cui apparteneva il soldato Cuthbertson, il maggiore Russel Lewis, ha dichiarato che Nathan era “un uomo di talento, ricco di motivazioni. Era sempre sorridente e amava le sfide della vita militare professionale”.
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