NUUK, Groenlandia -- Lo hanno visto scomparire sotto i loro occhi. Un lago di 5,6 chilometri quadrati contenente diverse decine di miliardi di litri di acqua è scomparso dalla vista nell’arco di due ore. Ricercatori della Woods Hole Oceanographic Institution hanno documentato l’improvviso e completo drenaggio del lago di ghiaccio fuso sulla superficie della copertura glaciale della Groenlandia.
Passate osservazioni dal satellite hanno mostrato che questi laghi superglaciali possono scomparire anche nell’arco di un solo giorno, ma nessuno era riuscito a spiegare dove finisce l’acqua, né quale impatto abbia sui movimenti delle masse di ghiaccio.
Ma ora sulla base delle osservazioni dirette, i ricercatori hanno scoperto una specie di sistema idrico naturale grazie al quale l’acqua di fusione può penetrare lo spesso ghiaccio e accelerare alcuni dei movimenti estivi su ampia scala della copertura glaciale. Secondo Sarah Das della WHOI e Ian Joughin of UW, l’effetto lubrificante dell’acqua di fusione può accelerare lo spostamento del ghiaccio anche del doppio rispetto alla sua normale velocità.
Spiega Das: “Abbiamo trovato chiare prove che i laghi superglaciali, che si formano durante la stagione più calda sulla superficie del ghiaccio, possono in realtà scomparire attraverso il ghiaccio grazie a un processo chiamato idrofrattura. Se è presente un difetto sulla superficie del ghiaccio grande abbastanza e un serbatoio di acqua sufficiente per mantenere la frattura piena d’acqua, è possibile che si crei un condotto che arriva dritto alla base della copertura glaciale”.
L’evento spettacolare si è verificato nel luglio del 2006, quando gli strumenti hanno rivelato l’improvviso e completo drenaggio di un lago che copriva diversi chilometri quadrati ed era costituito da circa 0,044 chilometri cubici di acqua: il drenaggio massimo ha raggiunto in quell’occasione una portata simile a quella doppia delle cascate del Niagara.
Una più attenta ispezione ha rivelato come la pressione dell’acqua ha creato una frattura profonda circa 980 metri. La frattura portò l’acqua di fusione direttamente alla base del ghiaccio, innalzando la copertura glaciale anche di alcuni metri in certi punti.
Luigi Bignami
fonte http://www.scienze.tv/node/3604