Con l'approssimarsi dei Giochi Olimpici di Pechino 2008 la repressione nei confronti degli attivisti per i diritti umani in Cina sta aumentando invece di diminuire.
E' la denuncia di Amnesty International che, a quattro mesi dall'inizio delle Olimpiadi, si dice sempre più scettica sulla possibilità che la situazione migliori, tanto meno in Tibet.
I politici di tutto il mondo e il Cio (Comitato olimpico internazionale) rischiano di essere complici di una "cospirazione del silenzio" se non si esprimono contro questa repressione, osserva l'organizzazione con sede a Londra, in un rapporto intitolato: "Il conto alla rovescia olimpico - la repressione degli attivisti minaccia i Giochi olimpici"
"Di giorno in giorno diviene sempre più chiaro che l'attuale ondata di repressione si produce proprio a causa e non malgrado le Olimpiadi", denuncia Amnesty. Coloro che criticano il governo sono presi di mira "proprio nel tentativo di dare al mondo esterno un'immagine stabile e armoniosa entro l'agosto 2008", rileva il rapporto.
A Pechino e dintorni le autorità cinesi hanno imposto il silenzio e imprigionato numerosi attivisti pacifici nel quadro di un'operazione di "pulizia" preventiva dei Giochi. "QUesti comportamenti mettono seriamente in dubbio l'autenticità delle intenzioni delle autorità cinesi di migliorare i diritti dell'Uomo con l'approssimarsi dei giochi olimpici", sottolinea Irene Khan, segretario generale di Amnesty.