Tibet. Esiliati in marcia per 6 mesi contro la Cina

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Tibet. Esiliati in marcia per 6 mesi contro la Cina

Messaggiodi Aragorn il 10 mar 2008, 15:20

Centinaia di esiliati tibetani iniziano oggi una marcia di sei mesi dall'India al Tibet, per protestare contro l'occupazione cinese della regione himalayana e lo svolgimento dei prossimi Giochi olimpici a Pechino.

Il gruppo di esiliati ha spiegato che questa marcia rappresenta la prima di una serie di iniziative di protesta che avranno luogo in occasione delle prossime Olimpiadi. Lobsang Yeshi, uno dei coordinatori della marcia, ha detto che si tratta "un grande inizio".

Ieri il Dalai Lama, il capo spirituale dei buddisti tibetani, ha denunciato "le inimmaginabili ed enormi" violazioni dei diritti dell'uomo commessi dalla Cina in Tibet.

"La repressione aumenta fino a raggiungere enormi e inimmaginabili violazioni dei diritti dell'uomo, fino alla negazione della libertà religiosa e alla politicizzazione delle questioni religiose", ha dichiarato il Dalai Lama dal suo esilio a Dharamsala, nel nord dell'India, dove si è rifugiato da 49 anni esatti, dopo essere fuggito dal Tibet occupato dai cinesi.


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Re: Tibet. Esiliati in marcia per 6 mesi contro la Cina

Messaggiodi Aragorn il 10 mar 2008, 16:52

Kathmandu, scontri polizia- tibetani
Rifugiati cercano raggiungere ambasciata cinese, feriti
(ANSA) - KATMANDU, 10 MAR - Centinaia di rifugiati tibetani in Nepal si sono scontrati con la polizia a Kathmandu: 3 manifestanti e 2 poliziotti sono rimasti feriti. I rifugiati cercavano di raggiungere l'ambasciata cinese, in occasione del 49esimo anniversario della rivolta in Tibet contro l'occupazione cinese e la conseguente fuga del Dalai Lama in India. 'Abbiamo interrogato una quindicina di tibetani dopo gli scontri' ha dichiarato un poliziotto, chiedendo di conservare l'anonimato.


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Re: Tibet. Esiliati in marcia per 6 mesi contro la Cina

Messaggiodi Aragorn il 12 mar 2008, 12:33

Tibet: polizia cinese ha usato gas lacrimogeni


La polizia cinese ha fatto uso di gas lacrimogeni contro i monaci buddisti che protestavano per il secondo giorno consecutivo in Tibet.

I monaci sono scesi in strada a Lhasa per chiedere il rilascio dei sostenitori del Dalai Lama imprigionati. A denunciarlo è stata oggi l'emittente basata negli Stati Uniti Radio Free Asia. Unità paramilitari hanno fatto uso di gas lacrimogeni contro i 500-600 monaci del monastero di Sera.


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Re: Tibet. Esiliati in marcia per 6 mesi contro la Cina

Messaggiodi Aragorn il 12 mar 2008, 15:27

DHARAMSALA - Dopo i monaci buddisti birmani è la volta dei loro compagni di fede del Tibet. Per la prima volta a distanza di dieci anni dalle repressioni cinesi dell'88 e '89, l'esercito in amaranto dei grandi monasteri di Lhasa è sceso in strada in occasione del 49esimo anniversario della fallita rivolta contro l'occupazione delle truppe di Pechino. Tra i 3 e i 400 religiosi, usciti da due dei più grandi complessi di studio e preghiera attorno alla capitale tibetana, hanno sfilato in corteo chiedendo il rilascio di un gruppo di religiosi e laici arrestati a ottobre con l'accusa di aver inneggiato alla consegna della medaglia d'oro del Congresso americano al Dalai Lama, e per chiedere il ritorno in Tibet del loro leader spirituale esule nella città di Dharamsala, in India.

In una serie di contraddittorie dichiarazioni, diverse autorità cinesi hanno prima smentito poi ammesso di aver effettuato degli arresti. Secondo un portavoce del ministero degli Esteri "qualche monaco ignorante di Lhasa, sostenuto da un manipolo di persone, ha commesso delle illegalità con l'intenzione di sfidare la stabilità sociale, e sarà punite secondo la legge". Per minimizzare ulteriormente, il capo del governo tibetano Champa Phuntsok ha detto che "non è davvero successo niente, ogni cosa è a posto".

Ma Radio Free Asia cita fonti locali che parlano di oltre 70 arresti, alcuni dei quali effettuati in pieno centro di Lhasa, nell'affollata area del Barkhor dove pellegrini da tutto il Tibet giungono prostrandosi di fronte alle enormi immagini dei Buddha custodite nel tempio Jockang. Tra questi anche un lama "reincarnato" e diversi altri cittadini dei quali i siti web del dissenso hanno diffuso nomi e cognomi.

Notizie di proteste sono giunte anche dalla remota regione dell'Amdo, dove numerosi cittadini avrebbero boicottato una funzione ufficiale nel distretto di Mangra e gridato alla Lunga vita del Dalai lama, originario di queste montagne.

Il vento della rivolta, che secondo i tibetani esuli di Dharamsala soffierà fino ai Giochi Olimpici, è partito lunedì dal monastero di Drepung, la più grande delle istituzioni religiose a pochi chilometri dalla capitale del Tibet. Costruito come una cittadella con centinaia di edifici, un tempo ospitava oltre settemila monaci. Oggi sono meno della metà e i più ribelli vengono costretti a seguire corsi di "rieducazione" politica. Oltre trecento di loro hanno tentato di marciare verso il leggendario Palazzo Potala, ex dimora del Dio Re, ma sono stati bloccati a arrestati in massa. In misura minore anche i monaci di Sera sono riusciti a uscire dal perimetro del monastero, e alcuni hanno raggiunto i manifestanti del Barkhor, prima di venire fermati e - alcuni di loro - arrestati.

Secondo i siti del dissenso, da lunedì pomeriggio tutti i più grandi centri religiosi sono stati circondati dalla polizia, nel timore che questi inediti e rischiosi focolai di ribellione possano prendere piede su tutto l'altipiano occupato 60 anni fa dalle truppe dell'esercito popolare. In realtà la prospettiva delle Olimpiadi aperte ai mass media di tutto il mondo sembrano aver offerto ai tibetani dentro e fuori dal paese un'occasione unica, come non si presentava da anni.

Oltre alle proteste di Katmandu - durante le quali oltre 150 monaci e civili sono stati feriti dalla polizia - continua nonostante il divieto delle forze dell'ordine la marcia di un centinaio di tibetani esuli partiti lunedì da Dharamsala con l'intenzione di attraversare il confine del Tibet cinese alla vigilia dei Giochi in agosto.


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Scontri e feriti a Lhasa

Messaggiodi Aragorn il 14 mar 2008, 16:12

'ambasciata Usa a Pechino riferisce che cittadini americani hanno assistito a sparatorie nella capitale tibetana e secondo l'agenzia cinese Xinhua ci sarebbero dei feriti. La città è stata chiusa agli stranieri.
A Lhasa i tre principali monasteri buddisti sono stati accerchiati da migliaia di soldati e i monaci di Sera, il secondo monastero della regione, hanno cominciato uno sciopero della fame. Due monaci del monastero di Drepung sono in condizioni critiche dopo aver tentato il suicidio tagliandosi le vene.
Lo ha riferito Radio Free Asia, un'emittente finanziata dagli Stati Uniti.
Ma dopo l'assedio dei monasteri le proteste sono esplose e hanno raggiunto un livello che non era mai stato registrato negli ultimi 20 anni in questa regione nel nord-ovest della Cina.
In particolare, è stato preso d'assalto il centro storico di Lhasa dove oggi si sono verificati incendi nel mercato, il Barkhor.
Funzionari del Partito Comunista cinese e della polizia sostengono di non avere informazioni su quanto sta accadendo a Lhasa e si rifiutano di commentare le notizie riferite da Radio Free Asia (Rfa). Secondo questa emittente molti altri monaci, oltre ai due che si sono tagliati le vene, stanno compiendo gesti di autolesionismo per protestare contro l'accerchiamento delle forze dell'ordine attorno al monastero e contro l'arresto di alcuni monaci.
Le proteste sono iniziate in due monasteri di Lhasa lunedì, anniversario della rivolta non-violenta del 1959 contro l'occupazione cinese, e giovedì hanno raggiunto anche quello di Ganden, secondo Rfa e l'associazione britannica Campagna internazionale per il Tibet (Ict). I tre monasteri sono di grande importanza storica e vengono chiamati "I pilastri del Tibet".
Anche a Xiahe, altra città tibetana, circa 200 persone guidate da monaci buddisti hanno iniziato a manifestare contro il governo di Pechino.
Nel nord dell'India oltre cento tibetani in esilio, che avevano iniziato una marcia da Darmanshala verso il Tibet, dovranno scontare due settimane di carcere dopo essere stati arrestati ieri con l'accusa di aver minacciato "la pace e la tranquillità" della regione.
- Sono stati chiusi e circondati dalla truppe cinesi i tre monasteri tibetani dei monaci che da tre giorni portano avanti proteste pacifiche contro il dominio cinese. La notizia è riportata dall'organizzazione americana International campaign for Tibet: «Tutti e tre i monasteri sono stati chiusi ai turisti, secondo quanto riportano diversi operatori turistici» si legge sul sito, riferendosi ai monasteri di Drepung, Sera e Ganden che si trovano alla periferia di Lhasa. L'organizzazione poi esprime preoccupazione e timori per un'azione repressiva «nella capitale del Tibet dove c'è una situazione crescente di paura e tensione».
Lunedì scorso 500 monaci buddisti di Drepung hanno sfilato nel capoluogo in occasione dell'anniversario della fallita rivolta del 1959 contro il dominio cinese. Sono seguite proteste simili da parte dei monaci degli altri due monasteri. Secondo quanto riporta Radio Free Asia, due monaci ieri sono rimasti gravemente feriti in un tentativo di suicidio per protestare contro Pechino. I monaci di Sera hanno invece iniziato uno sciopero della fame e si sono rifiutati di seguire le lezioni per protestare contro le misure repressive adottate dalle autorità cinesi contro il loro monastero.


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Re: Tibet. Esiliati in marcia per 6 mesi contro la Cina

Messaggiodi Aragorn il 15 mar 2008, 18:32

E' di almeno dieci morti il bilancio degli scontri tra dimostranti e forze dell'ordine che ieri hanno insanguinato la capitale tibetana Lhasa. Lo ha reso noto oggi l'agenzia di Stato cinese Xinhua.

Tra le vittime ci sarebbero dei commercianti, ma nessuno straniero. Durante gli scontri - ha riferito Xinhua - sono stati dati alle fiamme diversi negozi proprietà di cinesi.

Questa mattina, il governatore tibetano Champa Phuntsok ha affermato che le autorità di Pechino sono decise a trattare "con severità" chiunque si renda responsabile di attività tese a "dividere" il Paese.

Secondo il governatore, nominato dai vertici della Repubblica popolare cinese, i dimostranti hanno agito "sulla base di istruzioni giunte dall'estero". "Questo complotto - ha aggiunto Phuntsok - è destinato al fallimento".

Oggi, le televisioni di Stato cinesi hanno mostrato le immagini di carri armati e mezzi militari di pattuglia a Lhasa. Un testimone, citato dalla Bbc, ha confermato la presenza di "un gran numero" di soldati.

Parte integrante della Repubblica popolare dal 1951, il Tibet gode almeno formalmente di uno statuto di autonomia. Il governo regionale di Lhasa ha sostenuto che a organizzare le manifestazioni di piazza sia stata la "cricca del Dalai Lama". In esilio dal 1959, il leader del buddismo tibetano si batte per una maggiore autonomia della regione. Le autorità cinesi lo accusano tuttavia di portare avanti un progetto di tipo separatista, con l'aiuto degli Stati Uniti e di altri governi stranieri.


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Re: Tibet. Esiliati in marcia per 6 mesi contro la Cina

Messaggiodi takion il 15 mar 2008, 22:06

Bannare la Cina sui mondiali se non smettono gli attacchi ai monaci e al Tibet. Ecco come bisogna fare!!!
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Re: Tibet. Esiliati in marcia per 6 mesi contro la Cina

Messaggiodi nemesys_72 il 16 mar 2008, 15:19

ultimamente mi rendo conto che l'unico partito con il quale mi trovo sempre più spesso d'accordo è la lega..
sulla cina-tibet e non solo (vedi visita in Italia del Dalai Lama) hanno proprio ragione loro..
spero vivamente che mirino più a prendere possesso di Lombardia e Veneto invece che mirare alle poltrone di Roma..
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Re: Tibet. Esiliati in marcia per 6 mesi contro la Cina

Messaggiodi takion il 17 mar 2008, 23:08

Sì, infatti il Dalai (forza spirituale di molti) non fu ricevuto da Napolitano e neppure dal Papa... ma che gente è questa? Vogliono il rispetto solo della propria religione? Un bel V-day2 a entrambi!

Ora se si mettessero a chiedere aiuto per il Tibet, sarebbero visibilmente due sporchi ipocriti e sto aspettando quello per esprimere loro direttamente il mio sdegno!

Se solo ci fosse stato l'altro Papa avrebbe dato ordine di allestire il ricevimento del Dalai, ma qui si vede che ci sono solo in ballo interessi lucrativi...
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Re: Tibet. Esiliati in marcia per 6 mesi contro la Cina

Messaggiodi takion il 18 mar 2008, 11:16

Il Dalai Lama ha detto di essere pronto alle dimissioni se la situazione degenera e diventa incontrollabile.
Il primo ministro cinese Wen Jiabao ha accusato la "cricca del Dalai Lama" di aver "premeditato e organizzato" le violenze avvenute nei giorni scorsi a Lhasa, capitale del Tibet. La Cina ha sostiene che i morti sono 13 mentre secondo il governo tibetano in esilio sono almeno cento. Wen ha sottolineato che i rivoltosi hanno compiuto "saccheggi e incendi" e che hanno ucciso "in modo estremamente crudele" dei "cittadini innocenti". La versione della Cina, che non coincide con quella di molti testimoni, è che le forze di sicurezza non hanno fatto uso di armi da fuoco e che hanno esercito la "moderazione" nella repressione dei moti. Il premier ha anche sostenuto che i disordini sono diretti a "sabotare le Olimpiadi", che "da molte generazioni sono il sogno del popolo cinese". "Dobbiamo portare avanti lo spirito olimpico e non politicizzare le Olimpiadi", ha aggiunto. In una conferenza stampa stampa prolungatasi per due ore e mezzo nella Sala dell'Assemblea del Popolo, Wen ha detto di avere "le prove" della responsabilità del Dalai Lama, il leader tibetano e premio Nobel per la pace che vive in esilio in India e che nei giorni scorsi ha accusato Pechino di compiere un "genocidio culturale" in Tibet. Si tratta, ha sostenuto Wen, di una "menzogna". Wen ha anche ammesso, per la prima volta, che la rivolta tibetana si è estesa a molte zone del Paese. Secondo Wen queste circostanze dimostrano che il Dalai Lama "non è sincero" quando afferma di volere per il Tibet l'autonomia e non l'indipendenza" ma ha lasciato uno spiraglio aperto alle trattative, se il premio Nobel "accetterà che il Tibet e Taiwan sono parte integrale della Cina". A Taiwan, dove sabato prossimo si svolgeranno le elezioni presidenziali e un referendum sull'adesione all'Onu inviso a Pechino, Wen ha offerto la ripresa dei colloqui sull'unificazione, probabilmente nella speranza che vengano confermati i sondaggi che danno vincente Ma Ying-jeou, il candidato più disposto a un compromesso. Wen Jiabao ha poi negato che sia in corso una "stretta" contro i dissidenti in vista delle Olimpiadi. E' una cosa, ha detto, "che non esiste". Rispondendo a una domanda sulla sorte dell' attivista democratico Hu Jia, il cui processo comincia oggi, ha affermato che verrà trattato "in accordo con la legge". Hu, in prigione da tre mesi, è accusato di "istigazione a sovvertire i poteri dello Stato" e rischia una condanna fino a cinque anni di prigione.siste a quanto sta avvenendo in Tibet.


fonte ansa http://www.ansa.it/opencms/export/site/ ... 25109.html

più questo
PECHINO, 16 MAR - Il sito internet YouTube e' stato oscurato oggi in Cina dopo la diffusione di un video che mostra le sanguinose manifestazioni a Lhasa. L'accesso al sito e' stato bloccato dopo che sono state messe in rete immagini delle dimostrazioni e della citta' in stato d'assedio, massicciamente presidiata da militari e polizia. Le uniche immagini diffuse dalla tv cinese mostrano soltanto tibetani a Lhasa che danno l'assalto a negozi gestiti da cinesi e che danno fuoco ad auto della polizia.
fonte ansa http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus ... 97159.html

e questo
ROMA, 14 MAR - Piu' di diecimila siti in tutto il mondo sono stati contagiati dal un grande attacco di hacker partito dalla Cina. Persino il sito di una delle principali aziende produttrici di antivirus non e' riuscito a difendersi dai cybercriminali. L'ultimo trucco degli hacker consiste nell'attaccare siti 'insospettabili' riprogrammandoli in modo tale che chi vi si collega viene automaticamente riconnesso a una pagina web che contiene dei virus.
fonte ansa http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus ... 99689.html
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L'Olimpiade non vale un genocidio. Di M. Veneziani

Messaggiodi Aragorn il 18 mar 2008, 15:04

Via, non facciamo gli idioti, chiusi nel mondo piccolo del nostro cortile. C'è una tragedia che si consuma da anni in Cina e noi ci apprestiamo a buttarla sul gioco, con le prossime Olimpiadi.
C'è un genocidio culturale in Tibet, c'è una feroce guerra ai seguaci del Dalai Lama, con relativo sterminio di monaci e di popolazioni solidali, c'è una repressione dei dissidenti ancora in corso, ci sono fuorusciti dal tempo della . rivolta di Tienanmen ancora fuori dalla Cina, c'è il record mondiale delle condanne a morte. E noi anime belle d'Occidente andiamo alle Olimpiadi a Pechino?
E sbrighiamo la rivolta del Tibet e le sanguinose repressioni come affari loro, cose su cui non si può fare nulla e in definitiva di scarsa importanza per noi? Sarebbero importanti invece le battute sulle veline di Berlusconi, con relativo coro indignato, il saluto romano di Ciarrapico, le veltronate in pullman e i minuetti dei centottanta partitini che sì agitano per catturare l'attenzione? L'idiota è letteralmente colui che è chiuso nella vita domestica, nella sfera casereccia, privata. In questo, noi italiani siamo leader mondiali d'idiozia.
Ho letto l'insopportabile sessantottino settantenne André Glucksmann, un tempo contagiato dal maoismo, esortare a non boicottare le Olimpiadi nel nome del realismo. Lui che aveva esortato a boicottare le Olimpiadi a Mosca perché l'Urss aveva invaso l'Afghanistan.
E il Tibet, non vale un boicottaggio? Alcuni obiettano, tibetani inclusi, che le Olimpiadi accenderanno almeno i fari del mondo sulla Cina e dunque potranno essere una formidabile occasione per sollevare la questione.

Protestare serve Anche solo a spaventarli


Non sono d'accordo: meglio partire da una campagna sul boicottaggio che già rassegnarsi all'idea di far svolgere regolarmente i giochi a Pechino, di fatto accettando la situazione.
E chi dice che con questo criterio i giochi olimpici saranno sempre a rischio, e si fecero pure nella Berlino nazista e nella Mosca comunista, dice una sciocchezza: quando si assegnano le sedi olimpiche si escludano perlomeno i Paesi dove il rispetto della persona e dei diritti viene calpestata in modo così clamoroso, cronico e bestiale.
Vorrei farvi riflettere sul triplice paradosso della Cina.
Il primo, più evidente, smentisce la morte del comunismo nel mondo. La Cina è il Paese più popoloso del mondo e lì il comunismo vive e uccide ancora; del vecchio regime sanguinario ha conservato l'impronta liberticida pur convertendosi al mercato e dimostrando quanto sia falso il vecchio dogma liberista che mercato voglia dire automaticamente democrazia.
Lì ancora agisce l'ombra funesta di Mao e aver sniffato il capitalismo non li ha addolciti né resi liberali.
In secondo luogo, la Cina è la gigantografia del male americano denunciato in Occidente. Se la gente s'indigna per alcune decine di condanne a morte negli Stati Uniti, in Cina le condanne a morte sono nell'or-
dine di migliaia; se l'opinione pubblica è mobilitata contro l'America di Bush che inquina e non sottoscrive il protocollo di Kyoto, la Cina inquina in modo pazzesco e non ha alcuna regola di rispetto ambientale; se in Occidente c'è la piaga degli aborti, in Cina siamo all'incentivo pubblico ad abortire per ragioni demografiche e sociali; se l'Occidente si caratterizza per la fuga dalle proprie tradizioni, dal disprezzo per la propria cultura civile e religiosa, la Cina si spinge ancora oltre e sradica le proprie tradizioni, compie genocidi culturali, come denuncia il Dalai Lama, distrugge scientificamente, come ai tempi di Mao, ciò che resta del Grande Passato.
Se l'Occidente è accusato di cinismo per il suo capitalismo senza scrupoli, la sua ricerca del fatturato ad ogni costo, le scarse garanzie ai lavoratori e la mercificazione del pianeta, beh, la Cina è ancora più senza scrupoli in tutto questo, mercifica e usa il mercato come uno spregiudicato cavallo di Troia, a prezzi stracciati, come la dignità umana.
Qui ritrovo una curiosa analogia con molti maoisti di casa nostra, divenuti poi Guardie bianche del Capitale.

Il Paradiso rovesciato della Cina rossa e mercantile

La Cina mao-capitalista di oggi, liberista e repressiva, comunista e mercantile, è il loro paradiso rovesciato, dunque l'inferno, perché ha seguito la loro stessa evoluzione, dal sogno della rivoluzione culturale a quella della rivoluzione mercantile, dal comunismo al consumismo, ma alla cinese... È per questo, forse, che taluni da noi indugiano a dichiarare l'ostilità alla Cina liberticida, magari trincerandosi dietro lo share: ma come fai a metterti contro un miliardo e mezzo di persone?
Lo stesso alibi adottava la diplomazia occidentale davanti ai massacri della Rivoluzione culturale di Mao, compreso il nostro Andreotti. Sai, sono un miliardo di persone... E allora, si possono uccidere come mosche 40milioni di persone?
In proporzione, vi immaginate una rivoluzione culturale in Italia che stermina due milioni e più persone, in Usa dieci milioni e in Europa quindici milioni? Nella vicina India tutto questo non accade, eppure i problemi di sovrappopolazione, miseria e complessità sono gli stessi.

Comunismo alla capitalista, il peggior regime possibile

Coraggio, per una volta organizzate proteste contro la Cina, lanciate una campagna mondiale per il boicottaggio delle Olimpiadi, il numero non giustifica ogni cosa. La Cina è diventata la fogna del pianeta in cui si danno appuntamento il peggior comunismo con il peggior capitalismo.
E viceversa quei monaci cocciuti e serafici sono oggi il punto più luminoso della terra, più carico di passato e più gravido di domani. Lì la Tradizione non è la marca di una colomba pasquale.


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