La Corte Suprema ha confermato la condanna delle giovani Zohreh e Azar alla lapidazione per adulterio.
Saranno sepolte vive fino alle ascelle e colpite da pietre che non devono essere abbastanza grandi da provocare la morte immediata: è questo il destino che attende le due sorelle iraniane i cui cognomi non sono stati resi noti.
La Corte suprema ha confermato la sentenza che potrebbe essere eseguita in ogni momento. Zohreh e Azar, rispettivamente di 28 e 27 anni, sono entrambe sposate, e vivono a Shahriar, un sobborgo vicino Teheran. Secondo il loro avvocato, le due donne sono state condannate senza prove, con una sentenza basata esclusivamente sulla «sapienza del giudice», un principio stabilito dalla legge islamica, che dà un amplissimo potere discrezionale all'autorità giudicante.
Zohreh e Azar erano state denunciate dal marito della prima, che, spinto dalla gelosia, aveva nascosto una telecamera nell'abitazione in cui viveva con la moglie per filmarla quando lui era assente. Era emerso che le due sorelle avevano ricevuto degli uomini, e per questo erano state condannate a 99 frustate per «relazioni illegali». Sei mesi dopo essere state sottoposte alla punizione corporale, sono state convocate davanti ad un'altra Corte, che le ha riconosciute colpevoli di adulterio.
L'unica lapidazione ammessa ufficialmente dalle autorità dal 2002 è stata quella di un uomo, Jafar Kiani, massacrato a colpi di pietra nel luglio del 2007 vicino Qazvin dopo essere stato tenuto in prigione per 11 anni. La sua colpa, avere lasciato la moglie per convivere con un'altra donna, dalla quale ha avuto figli. La sua compagna, Mokarraneh Ebrahimi, anche lei sposata, è stata condannata allo stesso supplizio, sebbene per il momento l'esecuzione sia stata sospesa.