A lezione di rapina con mamma e coltello

Prese dopo due colpi: "Volevamo goderci il Capodanno"
Una coppia Bonnie & Clyde tutta al femminile. Madre e figlia per l’esattezza: 40 anni la prima, 13 l’altra. Italiane, aspetto anonimo e minuto, ma modi disinvolti, spregiudicati e violenti. S’improvvisano rapinatrici alla vigilia di Capodanno «perché anche noi vogliamo essere belle e indossare biancheria intima rossa che porta fortuna».
E quindi via con il primo colpo al negozio di négligé «mi raccomando mia dia una quarta, altrimenti non non mi sta». Poi con la seconda rapina - a un quarto d’ora di distanza - in una cartoleria per racimolare il denaro per il cenone. «Sono separata, disoccupata da 7 anni e pure sfrattata, avrò pur diritto di godermi il Capodanno con mia figlia?», si giustificherà con i carabinieri dopo l’arresto. E pazienza se la cartolaia reagisce. Che sarà mai? La mamma le spacca la testa con la pistola giocattolo (10 giorni di prognosi per una ferita lacero-contusa), la figlia sferra il coltello al collo della commessa. Così, dopo madri e padri che giustificano scippi, furti e rapine per il benessere della famiglia - «ho rubato perché anche mio figlio potesse avere un pranzo di Natale decente» s’era giustificato qualche giorno fa un malvivente - si passa ora alla collaborazione stretta tra genitori e prole. Mamma e figlia in questo caso non fanno molta strada: scappate in pullman vengono arrestate poco dopo dai carabinieri della compagnia di Rivoli, guidata dal capitano Massimo Pesa. Per la madre inevitabile l’arresto e il trasferimento al carcere, per la ragazzina scatta l’affidamento al padre. Tutto per un bottino di 500 euro - monetine comprese - un corpetto di pizzo e due cellulari rubati alle commesse di uno dei due negozi.
Il duo Bonnie & Clyde in versione rosa, aveva scelto d’entrare in azione nel momento più propizio: quello vicino alla chiusura dei negozi. Alle 18,50 arriva nel centro intimo Golden Point di viale XXV Maggio di Collegno, prima cintura di Torino. «Scusi possiamo vedere quel corpetto rosso? Sembra perfetto per la notte di San Silvestro», domanda la madre. Ma al momento di pagare, invece del portafogli estrae dalla borsa una pistola (che si rivelerà essere giocattolo), mentre la figlia toglie dalla tasca un coltello a serramanico.
Le commesse non possono fare altro che consegnare l’incasso, circa trecento euro. Ma non finisce qui, perché le rapinatrici, non paghe, si fanno consegnare anche i due telefonini cellulari personali. Poi via, la fuga a piedi. Non sono ancora le 19.15 ed entrano nella cartolibreria «Cartobyte».
Questa volta la prima protagonista ad entrare in scena è la tredicenne: si avvicina alla cassiera (una diciottenne che è la figlia della titolare) e, sempre minacciandola con il coltello alla gola, si fa consegnare circa 200 euro. Troppo poco. «Tira fuori il resto», intima la madre alla titolare. Ma quest’ultima non cede, forse intuisce che la pistola non è vera. Allora reagisce e cerca di disarmare la donna. Scatenando però una doppia aggressione: la quarantenne la colpisce alla testa con il calcio della pistola, mentre la tredicenne si avventa sul collo della cassiera con il coltello. Non la ferisce, ma tanto basta per annullare ogni altro tentativo di reazione. La baby rapinatrice afferra ancora tutte le monetine dal registratore di cassa e scappa con la madre.
Salgono sul primo autobus che incrociano, ma al capolinea trovano i carabinieri. La madre cerca di addossarsi tutta la colpa, ma la testimonianza delle rapinate inchioda l’adolescente alle sue responsabilità. E lei, dopo tanta spavalderia, scoppia in un pianto a dirotto.
Una coppia Bonnie & Clyde tutta al femminile. Madre e figlia per l’esattezza: 40 anni la prima, 13 l’altra. Italiane, aspetto anonimo e minuto, ma modi disinvolti, spregiudicati e violenti. S’improvvisano rapinatrici alla vigilia di Capodanno «perché anche noi vogliamo essere belle e indossare biancheria intima rossa che porta fortuna».
E quindi via con il primo colpo al negozio di négligé «mi raccomando mia dia una quarta, altrimenti non non mi sta». Poi con la seconda rapina - a un quarto d’ora di distanza - in una cartoleria per racimolare il denaro per il cenone. «Sono separata, disoccupata da 7 anni e pure sfrattata, avrò pur diritto di godermi il Capodanno con mia figlia?», si giustificherà con i carabinieri dopo l’arresto. E pazienza se la cartolaia reagisce. Che sarà mai? La mamma le spacca la testa con la pistola giocattolo (10 giorni di prognosi per una ferita lacero-contusa), la figlia sferra il coltello al collo della commessa. Così, dopo madri e padri che giustificano scippi, furti e rapine per il benessere della famiglia - «ho rubato perché anche mio figlio potesse avere un pranzo di Natale decente» s’era giustificato qualche giorno fa un malvivente - si passa ora alla collaborazione stretta tra genitori e prole. Mamma e figlia in questo caso non fanno molta strada: scappate in pullman vengono arrestate poco dopo dai carabinieri della compagnia di Rivoli, guidata dal capitano Massimo Pesa. Per la madre inevitabile l’arresto e il trasferimento al carcere, per la ragazzina scatta l’affidamento al padre. Tutto per un bottino di 500 euro - monetine comprese - un corpetto di pizzo e due cellulari rubati alle commesse di uno dei due negozi.
Il duo Bonnie & Clyde in versione rosa, aveva scelto d’entrare in azione nel momento più propizio: quello vicino alla chiusura dei negozi. Alle 18,50 arriva nel centro intimo Golden Point di viale XXV Maggio di Collegno, prima cintura di Torino. «Scusi possiamo vedere quel corpetto rosso? Sembra perfetto per la notte di San Silvestro», domanda la madre. Ma al momento di pagare, invece del portafogli estrae dalla borsa una pistola (che si rivelerà essere giocattolo), mentre la figlia toglie dalla tasca un coltello a serramanico.
Le commesse non possono fare altro che consegnare l’incasso, circa trecento euro. Ma non finisce qui, perché le rapinatrici, non paghe, si fanno consegnare anche i due telefonini cellulari personali. Poi via, la fuga a piedi. Non sono ancora le 19.15 ed entrano nella cartolibreria «Cartobyte».
Questa volta la prima protagonista ad entrare in scena è la tredicenne: si avvicina alla cassiera (una diciottenne che è la figlia della titolare) e, sempre minacciandola con il coltello alla gola, si fa consegnare circa 200 euro. Troppo poco. «Tira fuori il resto», intima la madre alla titolare. Ma quest’ultima non cede, forse intuisce che la pistola non è vera. Allora reagisce e cerca di disarmare la donna. Scatenando però una doppia aggressione: la quarantenne la colpisce alla testa con il calcio della pistola, mentre la tredicenne si avventa sul collo della cassiera con il coltello. Non la ferisce, ma tanto basta per annullare ogni altro tentativo di reazione. La baby rapinatrice afferra ancora tutte le monetine dal registratore di cassa e scappa con la madre.
Salgono sul primo autobus che incrociano, ma al capolinea trovano i carabinieri. La madre cerca di addossarsi tutta la colpa, ma la testimonianza delle rapinate inchioda l’adolescente alle sue responsabilità. E lei, dopo tanta spavalderia, scoppia in un pianto a dirotto.