Per premiarli, Giovanna Melandri ha istituito un comitato tecnico-scientinco (otto componenti) e una commissione di valutazione formata da diciotto esperti. Sono loro che, otto mesi dopo la scadenza prevista dal bando, hanno stilato la graduatoria finale del "concorso giovani idee" lanciato dal ministero dello Sport e delle Politiche giovanili. Peccato che, scorrendo la classifica finale dei 64 progetti vincitori, qualche dubbio sorga. Da Roma, ad esempio, ha incassato il premio di 35mila euro l'idea di costruire un "videogioco per sviluppare l'empatia" all'interno delle scuole. Ancora: è stato premiato un videogioco "sulla storia del movimento delle donne". Hanno vinto anche i progetti per utilizzare la "pelle di pesce per borse e accessori" e per organizzare i funerali laici, "con allestimento di spazi per il commiato, attualmente non previsti nel nostro Paese".
Per finanziare il concorso, il ministero guidato dall'ex diessina Melandri ha stanziato complessivamente due milioni di euro, «impegnati sul fondo nazionale per le Politiche giovanili». Obiettivo: «Valorizzare e sostenere la capacità progettuale e creativa dei giovani» attraverso la «realizzazione di idee innovative». E ciascun progetto si è portato a casa fino a 35mila euro. Quattro le aree tematiche: innovazione tecnologica; utilità sociale; sviluppo sostenibile; gestione dei servizi urbani. Ad ottenere il finanziamento sono stati i prime cinque progetti di ciascuna classe. Tra quelli non premiati, spiccano l'idea per T'associazione lotta alle problematiche da stress lavorativo" (sezione utilità sociale) e quella degli "amici del tiro e della natura" (area sviluppo sostenibile).
Tra le misure a sostegno dei giovani, il ministro Melandri ha dato risalto alla convenzione siglata con le banche sui finanziamenti agevolati a giovani e studenti: un prestito fino a seimila euro per master, Era-smus, acquisto di computer e spese immobiliari. Una misura, però, che sembra favorire più i bilanci delle banche che i ragazzi. A puntare il dito contro l'intesa Meandri-istituti è stata Giorgia Meloni, la vicepresidente della Camera di Alleanza nazionale: «Quello che governo e Abi chiamano prestito d'onore è un semplice credito al consumo, nonché un camuffato regalo dell'esecutivo alle banche. Se da un lato, infatti, il tetto massimo previsto di 6000 euro è insufficiente a finanziare il percorso formativo di un qualsiasi studente, dall'altro garantisce agli istituti di credito di trarre elevati profitti dall'erogazione di prestiti a pioggia di importo limitato, senza correre alcun rischio».