Nei Paesi occidentali la moda di indossare i jeans infilati dentro gli stivali alti ha esordito due anni fa e quest'anno è già out. A Teheran, invece, spopola, ma è stata bollata come "tabarroj" e, quindi, vietata. Per la polizia della capitale, il termine arabo "tabarroj" (intraducibile in italiano) indica un modo di vestire contrario al rigido codice di abbigliamento islamico che proibisce di mostrare la propria silhouette agli uomini con cui non si hanno rapporti di parentela.
«Indossare i pantaloni dentro gli stivali», ha spiegato il capo della polizia di Teheran, Ahmad reza Radan, è tabarroj, in base alla sharia, la legge islamica, e «rappresenta un cattivo esempio di abbigliamento, che sarà combattuto in ogni modo». Radan ha precisato che le donne che seguiranno questa moda saranno oggetto dei controlli della polizia, così come quelle che indossano i cappellini da baseball invece del velo islamico. I parlamentari dell'opposizione sono insorti contro quello che considerano un abuso da parte della polizia, chiamata a decidere su materie di competenza dell'autorità religiose.
Da aprile il regime ultraconservatore di Mahmoud Ahmadinejad ha lanciato l'ennesimo giro di vite sull'abbigliamento femminile, vietando pantaloncini corti e hijab troppo piccoli che lasciano scappare ciocche di capelli dal velo.
ROSSETTI VIETATI
Un mese fa i quotidiani governativi iraniani hanno stampato una lista di vizi morali che la polizia deve combattere, fra cui truccarsi ed indossare berretti al posto del velo. Gli agenti hanno assicurato che lavoreranno alacremente per far sparire film "decadenti", droghe e alcol.
Questa operazione rientra in una campagna di feroce repressione dei costumi non islamici, la più dura degli ultimi dieci anni. E conferma alla popolazione che la repressione ha l'appoggio della Guida suprema iraniana, Ali Kha-menei. L'ayatollah non perde occasione per esortare le autorità di pubblica sicurezza a combattere i "vizi sociali". Non solo a parole, purtroppo. Negli ultimi sei mesi, decine di migliaia di donne sono state arrestate o "avvertite" dalla polizia a causa del loro abbigliamento. A metà novembre, una ragazza è morta in un carcere dove era stata rinchiusa dalla polizia iraniana per il rispetto della morale islamica. La ragazza sarebbe stata arrestata perché pare fosse stata trovata in compagnia di un ragazzo in un parco. Secondo la versione della polizia la ragazza si è suicidata, secondo la stampa riformista sarebbe morta durante un pestaggio.
BOOM DI ESECUZIONI
Anche ieri è il boia ha continuato a lavorare: una nuova esecuzione di piazza ha fatto salire a 285 il numero delle impiccagioni dall'inizio
dell'anno. Secondo il sito delle tv di Stato, un detenuto accusato di omicidio è stato impiccato in pubblico a Shiraz, nel sud del Paese. L'uomo era stato condannato a morte per un assassinio risalente a due anni fa: aveva ucciso un tassista per rubargli l'auto. Il numero delle esecuzioni ha registrato un drastico aumento negli ultimi mesi (secondo Amnesty International solo nel 2006 sono state 177). Tra i reati per cui è prevista la pena capitale nella Repubblica islamica non c'è sono l'omicidio e lo stupro, ma anche colpe meno gravi come la rapina a mano armata, il traffico di droga e l'adulterio.