MILANO (Reuters) - Enzo Biagi, giornalista veterano ma anche prolifico scrittore e conduttore televisivo, è morto a 87 anni.
Lo ha detto una fonte della clinica di Milano dove Biagi era ricoverato da circa una settimana per problemi cardiaci e renali. Le condizioni del giornalista si erano aggravate da venerdì.
La sua storia di successo professionale nasce con il settimanale Epoca, si è consolidata con la stagione politica del centrosinistra in Italia negli anni 60, con i suoi reportage e interviste.
Ma gli anni piu recenti di Biagi sono stati segnati dal cosiddetto "editto bulgaro" con cui Silvio Berlusconi lo ha di fatto estromesso dalla Rai, Biagi lavorava dal 1961.
"Abbiamo cercato di raccontare quello che accadeva intorno a noi e tra noi". Così il 31 maggio 2002 Biagi si congedava dagli ascoltatori de "Il Fatto" su Rai 1, alla 168ma puntata dell'ottava edizione.
Un mese prima il premier Berlusconi, in visita a Sofia, aveva parlato dell"uso criminoso" della tv fatto nel quinquennio precedente dal governo di centrosinistra.
Tornato Romano Prodi al governo, a Biagi viene concesso dalla Rai un risarcimento -- il ritorno in onda, in seconda serata su Rai 3, con Rotocalco Televisivo -- dal nome della trasmissione che aveva lanciato nel 1963. In tutto sette puntate dall'aprile al giugno di quest'anno.
Aveva aperto le trasmissioni, con volto stanco: "Buonasera, scusate se sono un po' commosso e, magari, si vede. C'è stato qualche inconveniente tecnico e l'intervallo è durato cinque anni".
Era nato il 9 agosto 1920 a Lizzano in Belvedere, un paesino dell'Appennino tosco-emiliano in provincia di Bologna.
Ha lavorato nella sua vita per nove giornali ha scritto numerosi libri di attualità, memorialistica, storia recente e negli anni 70 una serie di reportage in giro per il mondo pubblicati nella serie "Geografia di Enzo Biagi".
Nel 1953 ha scritto anche un film ,"Camicie rosse", con Anna Magnani e Francesco Rosi.
Ha iniziato diciottenne la sua carriera giornalistica come cronista al Resto del Carlino.
Dopo l'8 settembre del 1943 si aggrega ai gruppi partigiani operanti sul fronte dell'Appennino. Il 21 aprile 1945 entra a Bologna con le truppe alleate e annuncia dai microfoni della Radio alleata la fine della guerra.
Per il Resto del Carlino (in quegli anni Giornale dell'Emilia) lavora come critico cinematografico e inviato, distinguendosi per i suoi articoli sull'inondazione del Polesine.
Nel 1952 viene chiamato da Arnoldo Mondadori al settimanale Epoca di cui diventa in breve tempo direttore.
Nel 1961 è chiamato a Roma a dirigere il telegiornale nell'epoca in cui cominciava a prendere piede l'alleanza di centrosinistra tra Dc e Psi e fonda anche Rt, il primo rotocalco televisivo.
Due anni dopo si dimette e viene chiamato alla Stampa di Torino come inviato.
Nel 1971 diventa direttore del Resto del Carlino e riprende le collaborazioni con la Rai, ma un anno dopo è allontanato dal quotidiano bolognese e torna al Corriere della Sera, dove aveva iniziato una collaborazione nella seconda metà degli anni 60.
Nel 1995 inizia la trasmissione Il Fatto, un programma di approfondimento dopo il Tg1. Restano famose le due interviste a Roberto Benigni, l'ultima delle quali nel 2001 in piena campagna elettorale, dove il comico parlò di Berlusconi e della sua candidatura, da cui sono sorti gli scontri con il politico di centro destra.
Lo scorso anno Biagi ha pubblicato un libro, "Quello che non si doveva dire", sui fatti che avrebbe trattato nella sua trasmissione, se fosse sopravvissuta al governo di centrodestra.
La sua biografia "Era ieri" è stata pubblicata nel 2005.
Aveva sposato Lucia Ghetti, insegnante, il 18 dicembre 1943. Dopo che è morta, ha pubblicato un libro nel 2003 , "Lettera d'amore a una ragazza di una volta" in cui scrive: "Cara Lucia, non ho altro mezzo per rivolgermi a te e ti scrivo una lettera che non leggerai mai. Ma è un modo per stare ancora un po' con te
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