L'invasione rom ha un solo colpevole: il governo

L'attuale governo ha deliberatamente cancellato le norme sottoscritte a livello di comunità europea dal precedente governo berlusconi che regolarizzava i flussi (come nel resto d'europa attualmente) di rumeni e bulgari cmq se avete voglia di leggere:
Si chiama clausola di "standstill". La applicano i principali Stati europei per frenare l'arrivo in massa di romeni e bulgari. Anche l'Italia l'aveva introdotta, ed era nei progetti del governo di Silvio Berlusconi estenderla subito agli ultimi entrati nell'Unione europea Soprattutto per impedire l'invasione dei rom. Poi però è arrivato Romano Prodi. E le cose sono cambiate. Il Professore, alla vigilia dell'adesione di Romania e Bulgaria alla Unione europea, ha ritenuto che non fosse in arrivo alcuna invasione. Ha cancellato la moratoria del centrodestra verso i dieci paesi entrati nel 2004, evitando così chelastessasi applicasse automaticamente anche a bulgari, rumeni e zingari.
LA MORATORIA DI BERLUSCONI
Un passo indietro: 27 dicembre 2006.1 membri del governo Prodi interrompono le ferie natalizie per un Consiglio dei ministri lampo. Mancano cinque giorni all' entrata in vigore del trattato che prevede l'ingresso in Europa di Romania e Bulgaria. Come successo nel 2004, ai tempi di Berlusconi, il governo può cautelarsi adottando una moratoria sul principio della libera circolazione delle persone. Lecito. La Gazzetta ufficiale dell'Unione europea del 21 giugno2005,allegatoVII,punti2,3e5)prevedeuna deroga espressa checonsenteagliStatimembri di «applicare le misure nazionali, o le misure contemplate da accordi bilaterali che disciplinano l'accesso di cittadini romeni al proprio mercato dellavoro». Lo Stato in sostanzapuò limitare l'applicazione del principio di Shengen sulla libera circolazione delle persone contingentando l'arrivo di lavoratori dall'estero. Anche se comunitari. Questo per una durata mas -sima di sette anni, «qualora», si legge ancora sulla Gazzetta ufficiale UE, «si verifichino o rischino di verificarsi gravi perturbazioni del mercato dellavoro». Le principali potenze continentali non ci pensano due volte. Spagna, rtnm Rretama. Irlanda, Danimarca, Austria,
Germania, Francia: governi di destra e di sinistra temono un'invasione rumena. E si cautelano con il regime transitorio. Prodi e compagni invece non sentono il problema. E, in extremis, spalancano le porte a romeri e bulgari (ma anche aestoni, lituani, cechi, polacchi...) contraddicendo la linea del precedente governo. Da questo punto di vista, l'esecutivo dell'Unione non rinuncia alla moratoria. Di fatto, però, la svuota di ogni significato. Tant' è che la nota diramata al termine del gabinetto di fine anno informa sì che «il governo ha deciso di fare ricorso al regime transitorio previsto dai trattati di adesione», ma - ed è qui la fregatura - «con immediata aperturaperi settori dellavoro dirigenziale e altamente qualificato, di quello agricolo e turistico-alberghiero, del lavoro domestico e di assistenza alla persona, edilizio e metalmeccanico». Non solo. Il governo di centrosinistra prevede una corsia privilegiata pure per «i lavori stagionali» e «i lavoratori autonomi». Liberi tutti di entrare, insomma.
PORTE APERTE DA ROMANO
Non si tratta solo di badanti, braccianti agricoli, muratori e altri mestieri che gli italiani non fanno. Ma una apertura totale delle frontiere, qualsiasi siaillavoro o l'interesse dello straniero che transita munito di un semplice documento di riconoscimento. A conferma della volontà politica della maggioranza vengono registrate le parole del ministro delle Politiche comunitarie Emma Bonino: «Non è necessaria la moratoria per i lavoratori bulgari e rumeni. Basta con la paura dell'invasione. Ne ho vissute tante, dal 1986 con la Spagna, la Grecia e il Portogallo, al 2004 conridraulico polacco, ad oggi e non si sono verificate mai». Stesso discorso per il vice premier Francesco Rutelli, che va addirittura a Bucarest per rassicurare il governo locale. Giuliano Amato fa molto di più: il ministro dell'Interno promette di rinunciare alla moratoria in cambio di un generico impegno delle autorità romene nella lotta alla criminalità. Oggi Prodi prova a fare scaricabarile. Tirando in ballo il suo predecessore a Palazzo Chigi. Ma è subito smentito. «Nel 2004 il governo Berlusconi decise una moratoria per i dieci nuovi Stati membri sugli ingressi per lavoro subordinato», ricorda il vice presidente della Commissione europea Franco Frattini intervistato dal Sole 24ore, «il governo Prodi ha deciso di non reiterare quella moratoria, mentre per Romania e Bulgaria ne ha prevista una che esclude tutti i lavori svolti dai romeni, svuotando così il provvedimento».
LA DIRETTIVA EUROPEA SUI ROM
L'altro grande tema, strettamente connesso all'ingresso della Romania in Europa, è quello dei rom. Perché la Commissione europea ha dato, dal 2006, un preciso indirizzo ai governi nazionali. Mal'esecutivo italiano è pigro nel recepirlo. Le comunità rom in Europa vedono garantito il proprio diritto al nomadismo da uno statuto. La direttiva dello scorso anno, tuttavia, stabilisce che nessuno, neanche uno zingaro, può stabilirsi in uno Stato europeo diverso da quello di origine senza avere mezzi di sussistenza. 0, peggio ancora, se tira a campare delinquendo. Molti Stati europei si sono messi al passo. L'Italia, anche in questo caso, è fanalino di coda.
Ieri, intanto, si è deciso di posticipare lo sgombero del campo nomadi diTor di Quinto a Roma, lo stesso dove abitava Nicolae Romolus Mailat. Motivo? La polizia scientifica ha chiesto più tempo per concludere i propri rilievi.
Si chiama clausola di "standstill". La applicano i principali Stati europei per frenare l'arrivo in massa di romeni e bulgari. Anche l'Italia l'aveva introdotta, ed era nei progetti del governo di Silvio Berlusconi estenderla subito agli ultimi entrati nell'Unione europea Soprattutto per impedire l'invasione dei rom. Poi però è arrivato Romano Prodi. E le cose sono cambiate. Il Professore, alla vigilia dell'adesione di Romania e Bulgaria alla Unione europea, ha ritenuto che non fosse in arrivo alcuna invasione. Ha cancellato la moratoria del centrodestra verso i dieci paesi entrati nel 2004, evitando così chelastessasi applicasse automaticamente anche a bulgari, rumeni e zingari.
LA MORATORIA DI BERLUSCONI
Un passo indietro: 27 dicembre 2006.1 membri del governo Prodi interrompono le ferie natalizie per un Consiglio dei ministri lampo. Mancano cinque giorni all' entrata in vigore del trattato che prevede l'ingresso in Europa di Romania e Bulgaria. Come successo nel 2004, ai tempi di Berlusconi, il governo può cautelarsi adottando una moratoria sul principio della libera circolazione delle persone. Lecito. La Gazzetta ufficiale dell'Unione europea del 21 giugno2005,allegatoVII,punti2,3e5)prevedeuna deroga espressa checonsenteagliStatimembri di «applicare le misure nazionali, o le misure contemplate da accordi bilaterali che disciplinano l'accesso di cittadini romeni al proprio mercato dellavoro». Lo Stato in sostanzapuò limitare l'applicazione del principio di Shengen sulla libera circolazione delle persone contingentando l'arrivo di lavoratori dall'estero. Anche se comunitari. Questo per una durata mas -sima di sette anni, «qualora», si legge ancora sulla Gazzetta ufficiale UE, «si verifichino o rischino di verificarsi gravi perturbazioni del mercato dellavoro». Le principali potenze continentali non ci pensano due volte. Spagna, rtnm Rretama. Irlanda, Danimarca, Austria,
Germania, Francia: governi di destra e di sinistra temono un'invasione rumena. E si cautelano con il regime transitorio. Prodi e compagni invece non sentono il problema. E, in extremis, spalancano le porte a romeri e bulgari (ma anche aestoni, lituani, cechi, polacchi...) contraddicendo la linea del precedente governo. Da questo punto di vista, l'esecutivo dell'Unione non rinuncia alla moratoria. Di fatto, però, la svuota di ogni significato. Tant' è che la nota diramata al termine del gabinetto di fine anno informa sì che «il governo ha deciso di fare ricorso al regime transitorio previsto dai trattati di adesione», ma - ed è qui la fregatura - «con immediata aperturaperi settori dellavoro dirigenziale e altamente qualificato, di quello agricolo e turistico-alberghiero, del lavoro domestico e di assistenza alla persona, edilizio e metalmeccanico». Non solo. Il governo di centrosinistra prevede una corsia privilegiata pure per «i lavori stagionali» e «i lavoratori autonomi». Liberi tutti di entrare, insomma.
PORTE APERTE DA ROMANO
Non si tratta solo di badanti, braccianti agricoli, muratori e altri mestieri che gli italiani non fanno. Ma una apertura totale delle frontiere, qualsiasi siaillavoro o l'interesse dello straniero che transita munito di un semplice documento di riconoscimento. A conferma della volontà politica della maggioranza vengono registrate le parole del ministro delle Politiche comunitarie Emma Bonino: «Non è necessaria la moratoria per i lavoratori bulgari e rumeni. Basta con la paura dell'invasione. Ne ho vissute tante, dal 1986 con la Spagna, la Grecia e il Portogallo, al 2004 conridraulico polacco, ad oggi e non si sono verificate mai». Stesso discorso per il vice premier Francesco Rutelli, che va addirittura a Bucarest per rassicurare il governo locale. Giuliano Amato fa molto di più: il ministro dell'Interno promette di rinunciare alla moratoria in cambio di un generico impegno delle autorità romene nella lotta alla criminalità. Oggi Prodi prova a fare scaricabarile. Tirando in ballo il suo predecessore a Palazzo Chigi. Ma è subito smentito. «Nel 2004 il governo Berlusconi decise una moratoria per i dieci nuovi Stati membri sugli ingressi per lavoro subordinato», ricorda il vice presidente della Commissione europea Franco Frattini intervistato dal Sole 24ore, «il governo Prodi ha deciso di non reiterare quella moratoria, mentre per Romania e Bulgaria ne ha prevista una che esclude tutti i lavori svolti dai romeni, svuotando così il provvedimento».
LA DIRETTIVA EUROPEA SUI ROM
L'altro grande tema, strettamente connesso all'ingresso della Romania in Europa, è quello dei rom. Perché la Commissione europea ha dato, dal 2006, un preciso indirizzo ai governi nazionali. Mal'esecutivo italiano è pigro nel recepirlo. Le comunità rom in Europa vedono garantito il proprio diritto al nomadismo da uno statuto. La direttiva dello scorso anno, tuttavia, stabilisce che nessuno, neanche uno zingaro, può stabilirsi in uno Stato europeo diverso da quello di origine senza avere mezzi di sussistenza. 0, peggio ancora, se tira a campare delinquendo. Molti Stati europei si sono messi al passo. L'Italia, anche in questo caso, è fanalino di coda.
Ieri, intanto, si è deciso di posticipare lo sgombero del campo nomadi diTor di Quinto a Roma, lo stesso dove abitava Nicolae Romolus Mailat. Motivo? La polizia scientifica ha chiesto più tempo per concludere i propri rilievi.