«Fanny Ardant, che ritiene Curcio un eroe e il brigatismo uno stato passionale e molto coinvolgente, sembrerebbe in procinto di presentarsi al prossimo Festival del Cinema di Venezia. Questa signora è bene sappia che farebbe cosa per davvero gradita se volesse farci il piacere di non venire a Venezia». Lo afferma il presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, in una lettera al presidente della Republica Giorgio Napolitano.
La lettera di Galan
«Caro Presidente Napolitano -scrive Galan- viviamo in una regione, il Veneto, viviamo in un Paese, sempre più sconvolti da mostruosi episodi di violenza. Facile ironizzare sulle ronde, facile spedire nel giro di poche ore a Jesolo decine e decine di profughi o di clandestini che dir si voglia. La verità, signor Presidente, è che qui non è più possibile sopportare un’illegalità spaventosamente diffusa, che vede quotidianamente donne e uomini aggrediti e derubati in pieno giorno, così a Venezia come a Roma. Si tratta di sangue innocente sulle strade e sangue innocente nelle nostre case. Gli assassini però sempre in libertà. Caro presidente Napolitano, viviamo in una regione, il Veneto, viviamo in un Paese, sempre più sconvolti da mostruosi episodi di violenza. Dal Veneto, da una regione dove ancora fino a qualche mese fa operavano pericolosi gruppuscoli terroristi, non possiamo non dirci profondamente turbati dopo aver letto le pagine numero 12 e 13 di un quotidiano, che dovremmo ogni giorno poter chiamare autorevole. Si tratta di pagine da cui trasudano indulgenza e più di una qualche ambigua espressione di solidarietà con la brigatista Marina Petrella e con la sua famiglia».
«Il quotidiano, nel dare ampio spazio alla cattura della Petrella, non sembra essersi reso conto di un modo di fare informazione che a me è apparso come irresponsabile - scrive Galan- In un simile contesto, come spiegare altrimenti l’intervista a Fanny Ardant, descritta come un pò allergica alle imposizioni, alle proibizioni?. Ecco perchè - chiude il Governatore - quelle due pagine dovrebbero convincere più di qualcuno a chiedere scusa alla memoria di chi è stato ucciso, alle famiglie di coloro che sono stati uccisi dai brigatisti, alle forze dell’ordine sempre più in difficoltà nel fronteggiare fenomeni che dovrebbero portare il Governo ad assumere subito decisioni severe e per davvero applicabili».
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