rivolta nei Ds: alcuni sindaci pagano spese legali x stupri
Inviato: 20 lug 2007, 14:03Le parlamentari della Quercia chiedono al Viminale di intervenire
Stupro, donne ds in rivolta contro il sindaco
Montalto di Castro, il caso delle spese legali pagate agli indagati.
Il ministro Pollastrini: quei soldi andavano dati alla vittima
ROMA — Può un sindaco, un sindaco di sinistra, un sindaco diessino, stanziare quarantamila euro di soldi pubblici, cinquemila euro per ciascuno degli otto presunti colpevoli di uno stupro di gruppo nei confronti di una ragazzina di sedici anni, per pagare i loro avvocati? «No, non può», sono insorte le donne diessine e dell'Ulivo, deputate e senatrici che hanno chiesto la revoca immediata della delibera firmata dal sindaco di Montalto di Castro, Salvatore Carai, e le sue dimissioni dalla poltrona di primo cittadino dell'importante comune dell'Alto Lazio.
Il ministro delle Pari Opportunità, Barbara Pollastrini, anche lei Ds, è rimasta letteralmente scioccata dal caso. E dà voce alla rabbia delle colleghe di partito e di tutta la maggioranza, che a partire dal ministro delle Politiche giovanili Giovanna Melandri («Una scelta singolare che può essere letta come una copertura di comportamenti che tutti do vremmo condannare ») al capogruppo al Senato, Anna Finocchiaro, da Vittoria Franco, responsabile delle Donne Ds («una vicenda incredibile »), a Marina Sereni (vicecapogruppo Ulivo alla Camera, che ha parlato di «decisione offensiva ») a Emanuela Baio Dossi (Dl); da Fiorenza Bassoli (Ds) alla teodem Paola Binetti, a Annamaria Carloni, a Marina Magistrelli (avvocato della stretta cerchia di Prodi) a Sabina Rossa, a Simonetta Rubinato, ad Anna Serafini (moglie del segretario del Botteghino, Piero Fassino), a Rosa Villecco vedova Calipari, si sono tutte schierate contro il rappresentante locale del più grosso partito della coalizione.
E le parlamentari hanno sottoscritto un'interrogazione urgente al ministro dell'Interno Giuliano Amato per fare luce sull'episodio, cioè «per sapere se sia stata rispettata la legge nella concessione di prestiti fideiussori da parte del Comune interessato» e soprattutto perché «nessuna forma di solidarietà il Comune ha espresso nei confronti della ragazza vittima di una violenza certa e non presunta». «Il responsabile del Viminale, d'intesa con me, interverrà in modo celere e rapido — annuncia la Pollastrini — gli uffici giuridici sono al lavoro per valutare il da farsi ».
«Sono esterrefatta — continua il ministro delle Pari opportunità che tutti i giorni deve fare i conti con episodi di violenza nei confronti delle donne — sono veramente indignata, il sindaco di Montalto di Castro ha sbagliato, gravemente. Sono garantista e voglio che la pena serva alla rieducazione di chi subisce una condanna, così come stabilisce la nostra Costituzione, ma ciò premesso, devo ricordare che che la legge già assicura a tutti attraverso il gratuito patrocinio la garanzia della difesa». E ancora: «Non discuto la buona fede del sindaco, ma il Comune deve assumere una funzione pedagogica nei confronti della sua comunità, quei soldi avrebbe fatto meglio a impegnarli per un'azione a favore della vittima e per costituirsi parte civile al processo».
La giunta di Montalto è composta tutta da uomini. E le diessine si sono chieste, se ci fossero state anche delle donne, se sarebbe ugualmente successo. E si sono risposte di no. Ma la Pollastrini aggiunge un'ultima notazione: «Leggendo i resoconti dei giornali ho visto che qualcuno di questi ragazzi si è giustificato insinuando che è stata la ragazza ad essere provocante. La colpa è sempre della vittima: perché portava la minigonna o il rossetto, oppure un rossetto troppo rosso».
fonte corsera
Stupro, donne ds in rivolta contro il sindaco
Montalto di Castro, il caso delle spese legali pagate agli indagati.
Il ministro Pollastrini: quei soldi andavano dati alla vittima
ROMA — Può un sindaco, un sindaco di sinistra, un sindaco diessino, stanziare quarantamila euro di soldi pubblici, cinquemila euro per ciascuno degli otto presunti colpevoli di uno stupro di gruppo nei confronti di una ragazzina di sedici anni, per pagare i loro avvocati? «No, non può», sono insorte le donne diessine e dell'Ulivo, deputate e senatrici che hanno chiesto la revoca immediata della delibera firmata dal sindaco di Montalto di Castro, Salvatore Carai, e le sue dimissioni dalla poltrona di primo cittadino dell'importante comune dell'Alto Lazio.
Il ministro delle Pari Opportunità, Barbara Pollastrini, anche lei Ds, è rimasta letteralmente scioccata dal caso. E dà voce alla rabbia delle colleghe di partito e di tutta la maggioranza, che a partire dal ministro delle Politiche giovanili Giovanna Melandri («Una scelta singolare che può essere letta come una copertura di comportamenti che tutti do vremmo condannare ») al capogruppo al Senato, Anna Finocchiaro, da Vittoria Franco, responsabile delle Donne Ds («una vicenda incredibile »), a Marina Sereni (vicecapogruppo Ulivo alla Camera, che ha parlato di «decisione offensiva ») a Emanuela Baio Dossi (Dl); da Fiorenza Bassoli (Ds) alla teodem Paola Binetti, a Annamaria Carloni, a Marina Magistrelli (avvocato della stretta cerchia di Prodi) a Sabina Rossa, a Simonetta Rubinato, ad Anna Serafini (moglie del segretario del Botteghino, Piero Fassino), a Rosa Villecco vedova Calipari, si sono tutte schierate contro il rappresentante locale del più grosso partito della coalizione.
E le parlamentari hanno sottoscritto un'interrogazione urgente al ministro dell'Interno Giuliano Amato per fare luce sull'episodio, cioè «per sapere se sia stata rispettata la legge nella concessione di prestiti fideiussori da parte del Comune interessato» e soprattutto perché «nessuna forma di solidarietà il Comune ha espresso nei confronti della ragazza vittima di una violenza certa e non presunta». «Il responsabile del Viminale, d'intesa con me, interverrà in modo celere e rapido — annuncia la Pollastrini — gli uffici giuridici sono al lavoro per valutare il da farsi ».
«Sono esterrefatta — continua il ministro delle Pari opportunità che tutti i giorni deve fare i conti con episodi di violenza nei confronti delle donne — sono veramente indignata, il sindaco di Montalto di Castro ha sbagliato, gravemente. Sono garantista e voglio che la pena serva alla rieducazione di chi subisce una condanna, così come stabilisce la nostra Costituzione, ma ciò premesso, devo ricordare che che la legge già assicura a tutti attraverso il gratuito patrocinio la garanzia della difesa». E ancora: «Non discuto la buona fede del sindaco, ma il Comune deve assumere una funzione pedagogica nei confronti della sua comunità, quei soldi avrebbe fatto meglio a impegnarli per un'azione a favore della vittima e per costituirsi parte civile al processo».
La giunta di Montalto è composta tutta da uomini. E le diessine si sono chieste, se ci fossero state anche delle donne, se sarebbe ugualmente successo. E si sono risposte di no. Ma la Pollastrini aggiunge un'ultima notazione: «Leggendo i resoconti dei giornali ho visto che qualcuno di questi ragazzi si è giustificato insinuando che è stata la ragazza ad essere provocante. La colpa è sempre della vittima: perché portava la minigonna o il rossetto, oppure un rossetto troppo rosso».
fonte corsera
