CALIPARI, ESPERTO USA: SUA MORTE FU COLPA DEGLI ITALIANI

Roma, 17 lug. (Apcom) - Tutta la vicenda della liberazione di Giuliana Sgrena e dell'uccisione di Nicola Calipari altro non fu che "una vera e propria trama di un doppio gioco". Questo è quanto emerge da un colloquio avuto dall'inviata negli Usa della Stampa, Lucia Annunziata, con un componente della task force americana anti-sequestro, secondo il quale, in quell'occasione, "Il governo italiano operò su un doppio binario.
La tragedia con cui si concluse il sequestro della giornalista del Manifesto deriva "da una mancanza di coordinamenteo. Null'altro che questo. Una tragedia nata dal fatto che non sapevamo nulla", è la spiegazione dello specialista Usa, testimone in prima persona di quella vicenda. Poco importanto a suo dire i contatti che quel giorno (il 4 marzo 2005) ci furono tra il funzionario del sismi e gli Usa. "Il mondo è pieno di gente che va in giro dicendo che fa una cosa e ne fa un'altra. Non eravamo informati di cosa Calipari venisse a fare.".
L'inchiesta congiunta non è giunta a termine, non per l'insoddisfazione dell'Italia sulla versione Usa, ma perché "man mano che si andava avanti gli italiani) si rendevano conto che l'inchiesta li esponeva", "la nota congiunta non c'è stata, dunque, "perché avreste dovuto rispondere a domande imbarazzanti".
Quindi il componente della task force Usa affonda pesantemente il coltello delle sue accuse: "Tutto alla fine si riduce a un grande Ego, l'uomo che è venuto qui lo ha fatto perché pensava di poterlo fare .. e se questo era funzionale a far avanzare una carriera, molte carriere, o la politica del governo, non so se e non sarò mai in grado di saperlo. Ma il punto è che c'è stata troppa politica in questa storia".
Il governo italiano - conclude l'intervistato - dovrebbe riaprire il caso e guardarci bene dentro (...) E' troppo facile mettere sulle spalle di un giovane soldato americano una grande tragedia come quella avvenuta".
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La tragedia con cui si concluse il sequestro della giornalista del Manifesto deriva "da una mancanza di coordinamenteo. Null'altro che questo. Una tragedia nata dal fatto che non sapevamo nulla", è la spiegazione dello specialista Usa, testimone in prima persona di quella vicenda. Poco importanto a suo dire i contatti che quel giorno (il 4 marzo 2005) ci furono tra il funzionario del sismi e gli Usa. "Il mondo è pieno di gente che va in giro dicendo che fa una cosa e ne fa un'altra. Non eravamo informati di cosa Calipari venisse a fare.".
L'inchiesta congiunta non è giunta a termine, non per l'insoddisfazione dell'Italia sulla versione Usa, ma perché "man mano che si andava avanti gli italiani) si rendevano conto che l'inchiesta li esponeva", "la nota congiunta non c'è stata, dunque, "perché avreste dovuto rispondere a domande imbarazzanti".
Quindi il componente della task force Usa affonda pesantemente il coltello delle sue accuse: "Tutto alla fine si riduce a un grande Ego, l'uomo che è venuto qui lo ha fatto perché pensava di poterlo fare .. e se questo era funzionale a far avanzare una carriera, molte carriere, o la politica del governo, non so se e non sarò mai in grado di saperlo. Ma il punto è che c'è stata troppa politica in questa storia".
Il governo italiano - conclude l'intervistato - dovrebbe riaprire il caso e guardarci bene dentro (...) E' troppo facile mettere sulle spalle di un giovane soldato americano una grande tragedia come quella avvenuta".
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