e bravi i ns parlamentari che si alzano lo stipendio

Onorevoli stipendi crescono. La busta paga dei deputati è destinata a lievitare prima dell'estate, mentre nel Paese si diffonde la febbre da caro-politica. L'aumento c'è già, nero su bianco, alla voce indennità nella bozza del bilancio di previsione per il 2007. L'hanno preparata i Questori della Camera, pronta per l'approvazione il prossimo 16 luglio, in tempo per la sospensione dei lavori parlamentari e il "tutti-al-ma-re" con i bigliettoni nel portalogli. A conti fatti, si tratta di un esborso di 2,5 milioni di euro in più rispetto al bilancio dell'anno scorso, soldi che andranno a rimpinguare la già corposa busta paga dei deputati. Si passa così, con un unico scatto, da una spesa complessiva di 92 milioni e 30mila euro nel 2006 ai 94 milioni e 580mila messi a bilancio per il 2007. Lo Stato pagherà quindi il lavoro d'aula degli onorevoli il 2,77% in più. In soldoni sono circa 4.000 euro l'anno per ciascuno dei 630 membri della Camera. Uno "scalone" per privilegiati che va a sommarsi ad un trattamento fiscale come pochi. Gli stipendi dei parlamentari sono infatti assoggettati ad un prelievo agevolato da parte dell'erario.
Tutto questo mentre nel Consiglio dei ministri di ieri doveva prendere il via proprio la discussione preliminare sul disegno di legge taglia-costi elaborato dal ministro per l'Attuazione del Programma, Giulio Santagata. Discussione abortita quando la riunione era appena agli inizi. Con una nota, infatti, Palazzo Chigi ha comunicato il rinvio della questione stione in attesa dell'incontro tra il governo e gli enti locali nella Conferenza fissata per il prossimo 12 luglio. Superate le resistente degli amministratori, il ddl consentirebbe un risparmio annuo di 500milioni di euro. L'opposizione contrattacca. Per Gianni Alemanno di An il ddl-Santagata «appare frammentario, demagogico e sicuramente insufficiente». Lo stesso Alemanno ribadisce di voler dar seguito all'iniziativa bipartisan d'intesa con il ministro Antonio Di Pietro per una proposta di legge parlamentare e la creazione di una autho-rity indipendente per controllare i costi della politica. Un suggerimento al vetriolo arriva invece dal portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, che con una battuta chiede a Prodi perché per potare i costi della politica «non cominci da Santagata e dal suo inutile ministero per l'attuazione del programma». Per l'ex-diessino Valdo Spini, il governo avrebbe potuto dare un «segnale di svolta» dimezzando la compagine di governo. A tal proposito, il ministro Di Pietro, ricordando
che «il governo e le forze parla mentari stanno dimostrando i loro senso di responsabilità) ha chiesto di compiere une «sforzo comune» a Regioni ec enti locali.
Un appello che sembra con traddire il bonus di 4mila euro che i contabili della Camere hanno già predisposto per i deputati. In realtà l'adeguamento dei compensi per i parlamentari è pres-socché automatico. Gli stipendi di senatori e deputati della Repubblica sono infatti calcolati sulla base della busta paga del presidente di Sezione della Corte di Cassazione. Non un magistrato qualsiasi, ma quello con il maggior numero di anni di anzianità alle spalle. A deciderlo è una una legge datata addirittura 1965. Le Finanziarie precedenti, targate Tremonti e Padoa-Schioppa, avevano cominciato a sforbiciare. Ma i continui adeguamenti hanno vanificato lo sforzo.
Ad oggi lo stipendio netto dei deputati sfiora i 15mila euro. Così diviso: l'indennità è pari a 5.486 euro e spiccioli, al netto di ritenute e contributi; altri 4000 e rotti euro sono 0 rimborso spese per il soggiorno romano, anche per chi nella Capitale ci vive e abita da quando è nato; 4.190 euro arrivano per i costi del rapporto con gli elettori; 3.300 euro ogni tre mesi per i trasferimenti da e verso l'aeroporto più vicino a casa e tra Montecitorio e lo scalo di Fiumicino. Cifra che sale a 3.995,10 euro se i km da percorrere sono più di 100. Somma dovuta anche quando il parlamentare dispone di un auto blu, un fatto non eccezionale considerata la pletora di sottosegretari in circolazione. Rimborsi "dopati" anche per le spese telefoniche, circa di 3.100 euro ogni anno.
Per il momento, quindi, sacrifici per tutti, ma non per i parlamentari. E, dopo le polemiche sui costi, un florilegio di proposte di tagli, c'è già chi ha individuato il prossimo obbiettivo: svecchiare la classe politica. La deputata dell'Italia dei Valori Silvana Mura ha avanzato una proposta di legge che prevede l'ineleggibilità per chi ha già compiuto i 70 anni. Misura che avrebbe effetti dirompenti sul ceto politico, mandando in pensione anticipata molti dei big seduti in Parlamento, tra cui Prodi, Berlusconi, Bertinotti e Amato, insieme ad una nutrita schiera di ultrasettantenni attualmente in carica.
Tutto questo mentre nel Consiglio dei ministri di ieri doveva prendere il via proprio la discussione preliminare sul disegno di legge taglia-costi elaborato dal ministro per l'Attuazione del Programma, Giulio Santagata. Discussione abortita quando la riunione era appena agli inizi. Con una nota, infatti, Palazzo Chigi ha comunicato il rinvio della questione stione in attesa dell'incontro tra il governo e gli enti locali nella Conferenza fissata per il prossimo 12 luglio. Superate le resistente degli amministratori, il ddl consentirebbe un risparmio annuo di 500milioni di euro. L'opposizione contrattacca. Per Gianni Alemanno di An il ddl-Santagata «appare frammentario, demagogico e sicuramente insufficiente». Lo stesso Alemanno ribadisce di voler dar seguito all'iniziativa bipartisan d'intesa con il ministro Antonio Di Pietro per una proposta di legge parlamentare e la creazione di una autho-rity indipendente per controllare i costi della politica. Un suggerimento al vetriolo arriva invece dal portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti, che con una battuta chiede a Prodi perché per potare i costi della politica «non cominci da Santagata e dal suo inutile ministero per l'attuazione del programma». Per l'ex-diessino Valdo Spini, il governo avrebbe potuto dare un «segnale di svolta» dimezzando la compagine di governo. A tal proposito, il ministro Di Pietro, ricordando
che «il governo e le forze parla mentari stanno dimostrando i loro senso di responsabilità) ha chiesto di compiere une «sforzo comune» a Regioni ec enti locali.
Un appello che sembra con traddire il bonus di 4mila euro che i contabili della Camere hanno già predisposto per i deputati. In realtà l'adeguamento dei compensi per i parlamentari è pres-socché automatico. Gli stipendi di senatori e deputati della Repubblica sono infatti calcolati sulla base della busta paga del presidente di Sezione della Corte di Cassazione. Non un magistrato qualsiasi, ma quello con il maggior numero di anni di anzianità alle spalle. A deciderlo è una una legge datata addirittura 1965. Le Finanziarie precedenti, targate Tremonti e Padoa-Schioppa, avevano cominciato a sforbiciare. Ma i continui adeguamenti hanno vanificato lo sforzo.
Ad oggi lo stipendio netto dei deputati sfiora i 15mila euro. Così diviso: l'indennità è pari a 5.486 euro e spiccioli, al netto di ritenute e contributi; altri 4000 e rotti euro sono 0 rimborso spese per il soggiorno romano, anche per chi nella Capitale ci vive e abita da quando è nato; 4.190 euro arrivano per i costi del rapporto con gli elettori; 3.300 euro ogni tre mesi per i trasferimenti da e verso l'aeroporto più vicino a casa e tra Montecitorio e lo scalo di Fiumicino. Cifra che sale a 3.995,10 euro se i km da percorrere sono più di 100. Somma dovuta anche quando il parlamentare dispone di un auto blu, un fatto non eccezionale considerata la pletora di sottosegretari in circolazione. Rimborsi "dopati" anche per le spese telefoniche, circa di 3.100 euro ogni anno.
Per il momento, quindi, sacrifici per tutti, ma non per i parlamentari. E, dopo le polemiche sui costi, un florilegio di proposte di tagli, c'è già chi ha individuato il prossimo obbiettivo: svecchiare la classe politica. La deputata dell'Italia dei Valori Silvana Mura ha avanzato una proposta di legge che prevede l'ineleggibilità per chi ha già compiuto i 70 anni. Misura che avrebbe effetti dirompenti sul ceto politico, mandando in pensione anticipata molti dei big seduti in Parlamento, tra cui Prodi, Berlusconi, Bertinotti e Amato, insieme ad una nutrita schiera di ultrasettantenni attualmente in carica.