articolo del sole24ore online
L'Iran ha annunciato di aver rimosso i sigilli dell'Onu dai suoi centri di ricerca nucleare, tra cui quelli del centro per l'arricchimento dell'uranio di Natanz, nel centro del Paese; il vice direttore dell'Organizzazione iraniana per l'energia atomica, Mohammad Saeedi, ha precisato stamattina, 10 gennaio, in una conferenza stampa che la rimozione è stata autorizzata la notte scorsa da funzionari dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) di Vienna.
L'Iran aveva annunciato la scorsa settimana di volere riprendere la produzione di combustibile nucleare per scopi civili, spingendo l'Aiea a rafforzare le proprie pressioni su Teheran per evitare di compromettere la ripresa dei negoziati con l'Unione europea. La conferma della rimozione dei sigilli è giunta da una portavoce dell'Aiea, Melissa Fleming: l'Iran «ha avviato il processo di rimozione dei sigilli dell'Aiea a Natanz in presenza dei suoi ispettori». Tuttavia, da Teharan Saeedi ha precisato che le attività che riprenderemo riguardano soltanto il settore della ricerca. «Distinguiamo tra ricerca sulla tecnologia per il combustibile nucleare e la produzione di combustibile nucleare - ha detto il responsabile iraniano - la produzione rimane sospesa». Saeedi non ha voluto precisare in quali centri di ricerca siano stati tolti i sigilli.
Risale all'ottobre 2003 la decisione dell'Iran di voler sospendere le attività legate all'arricchimento, nel tentativo di conquistare la fiducia dei suoi interlocutori sulla questione nucleare. Il complesso di Natanz fu uno dei primi a essere interessato da tale decisione, ospitando allora diversi impianti,
tra cui un centro per l'assemblaggio delle centrifughe, una fabbrica pilota per l'arricchimento con una cascata centrifughe e un impianto in costruzione per la produzione industriale di uranio arricchito. I sigilli erano stati posti quindi su base volontaria e non per violazione del Trattato di
non proliferazione nucleare, ma nella sua ultima risoluzione l'Aiea aveva chiesto la sospensione di ogni attività sensibile e l'autorizzazione a nuove ispezioni negli impianti militari iraniani. La situazione legale è complicata dal fatto che le attività di arricchimento sono in effetti permesse dal Trattato di non proliferazione nucleare, di cui l'Iran è firmatario: l'accordo tuttavia risale a un'epoca in cui il passaggio da una tecnologia civile a una bellica era assai più difficoltoso e molto meno facile da occultare. La decisione di Teheran di sospendere le attività di arricchimento dell'uranio aveva consentito l'avvio dei negoziati con l'Ue, rappresentata da Germania, Francia e Regno unito, interrotti però nell'agosto 2005 dopo la decisione iraniana di riaprire l'impianto di Isfahan per la conversione dell'uranio, preliminare all'arricchimento. I colloqui erano ripresi lo scorso
il 21 dicembre e dovrebbero proseguire il 18 gennaio a Vienna.
Nel frattempo sono andate avanti le trattative tra Teheran e Mosca in merito al possibile compromesso che vedrebbe l'Iran riservarsi le attività di conversione dell'uranio mentre quelle
di arricchimento verrebbero invece condotte all'estero. Compromesso che eviterebbe l'intervento del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, unico organo in grado di imporre delle anzioni a Teheran su richiesta del Consiglio direttivo dell'Aiea. Oggi, Mosca ha fatto sapere di essere ancora in attesa
di una risposta da Teheran e ha invitato il governo iraniano a rispettare la moratoria concordata con la Ue per il periodo dei colloqui.
Il programma nucleare iraniano preoccupa in modo particolare gli Stati Uniti e l'Unione europea, che temono le ambizioni militari di Teheran con il neo presidente ultraconservatore
Mahmud Ahmadinejad. L'ambasciatore degli Stati Uniti presso l'Aiea, Gregory Schulte, ha dichiarato che l'Iran ha mostrato il suo «disprezzo per le preoccupazioni internazionali e per la diplomazia internazionale», scegliendo «lo scontro». Da Londra, il premier Tony Blair ha fatto sapere di condividere l'opinione espressa giorni fa dal direttore dell'Aiea, Mohamed ElBaradei, secondo cui «la comunità internazionale sta perdendo la pazienza». Da Berlino, il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ha annunciato che valuterà insieme ai colleghi di Londra e Parigi se ci sono ancora margini per la ripresa dei negoziati con Teheran e ha fatto sapere di aver chiesto una valutazione sulle attività iraniane all'Aiea. Infine, il presidente francese, Jacques Chirac ha dichiarato che l'Iran, come la Corea del Nord, «commetterebbero un grave errore se non stringessero la mano che noi gli tendiamo».
la cosa inquietante che l'iran ha comprato una commessa di missili coreani a lunga gittata, 3000 km di portata, e montando le ogive con testate nucleari nessuna città italiana è al sicuro.
io nn so voi ma sono alquanto inquietato
