La colpa di voler indossare i jeans a vita bassa come tutte le sue compagne di classe. La colpa di annotare sull'agenda il numero di telefono dei ragazzi conosciuti a scuola. La colpa, in pratica, di non essere una brava musulmana. Per questo una giovane quin-dicenne egiziana, in Italia da due anni, è stata punita dalla madre con un coltello da cucina incandescente.
La ragazza frequenta la scuola superiore all'istituto "Sraffa" dì Brescia. E vorrebbe soltanto essere una come le altre. Parlare coi compagni di scuola, uscire con le amiche, vestirsi e comportarsi come loro. In famiglia, però, non hanno mai visto di buon occhio questo suo uniformarsi allo stile di vita occidentale. Come se la giovane volesse rinnegare le sue origini e la sua religione. Per questo, e casa, i litigi erano all'ordine del giorno. E som andati avanti per mesi nel silenzio e nella vergogna.
L'ultima discussione, però, è andata oltre le solite accuse di non essere una brava musulmana. La mamma ha perso la testa. Ustionando la ragazza con la lama incandescente di un coltello, che la donna ha schiacciato con veemenza sul fianco destro della figlia.
A scoprire tutto è stata un'insegnante. Che ha convinto la sua studentessa a raccontarle quello che le era successo. Così sono venute a galla le incomprensioni con i genitori, le discussioni infinite e soprattutto quell'ustione di secondo grado, lunga quindici centimetri e larga tre.
Sull'episodio, adesso, sta indagando la polizia. La madre è accusata di lesioni gravi, e la Procura minorile ha affidato la giovane ad una struttura protetta in attesa che venga fatta un po' di chiarezza.
Ma quello di Brescia non è l'unico caso di incomprensioni fra genitori e figli all'interno di famiglie musulmane. L'ultimo, in ordine di tempo, risale all'inizio di dicembre. Quando una bambina di dodici anni, residente a Vicenza, si era tagliata le vene nel bagno della scuola pur di sfuggire a un matrimonio programmato dai suoi genitori con uno sconosciuto ragazzo bengalese. Anche in quel caso c'erano stati numerosi litigi fra le mura domestiche. I motivi sempre gli stessi: divieto di parlare coi compagni di scuola, divieto di vestirsi e comportarsi come loro. Il tutto accompagnato da una rigida educazione islamica. «Non voglio tornare a casa» , aveva detto la bambina dal suo letto d'ospedale dopo lo scampato pericolo.
Adesso la scoperta della violenza di Brescia. Che per la ragazza potrebbe significare l'inizio di una nuova vita. Finalmente come una quindicenne qualsiasi