di Aragorn il 23 mag 2008, 14:58
Di EZIO BUSSOLETTI ordinario di Fisica all'Università Parthenope
Ce l'hanno fatta. Lo hanno promesso in campagna elettorale e mercoledì Berlusconi e i suoi hanno mostrato che se si hanno idee chiare e grinta si può realizzare quanto promesso. Due problemi seri, tra i tanti, mutui delle famiglie e i rifiuti campani, sono stati affrontati con una linea chiara d'attacco. Ieri è arrivato un nuovo, importante messaggio sul tema della produzione elettrica. Il ministro Scajolahaannunciato che entro la legislatura inizierà la costruzione di un gruppò di centrali nucleari confermando gli impegni, assunti in campagna elettorale e ribaditi dal presidente Berlusconi all'atto dellafiducia al nuovo governo. La ragione è semplice: in Italia paghiamo il chilowattora molto più caro dei cittadini degli altri paesi industrializzati; le nostre tasche ne soffrono e l'industria nazionale è penalizzata seriamente nel confronto con i suoi competitori. Le paure e le critiche che circolano sul nucleare, in Italia piutto -sto che in altri paesi industrializzati, sono la conse -guenza di anni di informazione errata e demagogica lasciata in mano di personaggi con scarsa levatura professionale senza che chi poteva parlare con cognizione di causa fosse effettivamente ascoltato perché nei media, se si vuole far presa sul pubblico, è molto più facile vendere catastrofi che ragionevolezza. Il risultato è stata la seria vulnerabilità dei nostri approvvigionamenti energetici. In futuro la situazione rischia di aggravarsi se non si cambia registro agendo con rapidità.
Vediamo le ragioni per un sì ragionato al rilancio del nucleare. Laproduzione elettrica è la maggior sorgente di emissioni di C02, causa principale dell'effetto serra. Il nucleare non brucia sostanze fossili, è esente da questo tipo di emissioni e, quindi, rappresenta anche un valido strumento di salvaguardia ambientale. Oggi, con gli idrocarburi ad oltre 125 dollari al barile e destinati a crescere ancora, il chilowattora nucleare è meno caro di quello prodotto dal centrali a gas e confrontabile con quello da carbone tenendo conto di tutti i costi, inclusi quelli dello smantellamento e bonifica degli impianti. Le riserve garantiscono materiale sino a 150 anni: con i reattori autofertilizzanti, che utilizzano il combustibile in maniera molto più efficace, la durata delle forniture si prolunga oltre il millennio.
Restano due problemi, quello della sicurezza e quello delle scorie. L'Europa ha una tecnologia così avanzata che i vincoli di sicurezza nella costruzione e gestione degli impianti da sempre surclassano quelli della ex Urss e sono anche più severi di quelli Usa. Un reattore di taglia standard, in un anno, produce da 8 a 30 tonnellate di scorie, dai 5 ai 30 metri cubi in volume: equivalenti ad un cubo di circa 2 metri di lato o al più ad una stanza me -dio-piccola. La loro radioattività dura anche per migliaia di anni, vanno quindi incapsulate e confinate in appositi siti sotterranei che assicurino un corretta salvaguardia per l'ambiente e per i cittadini: è quello che già accade. La tecnologia di trattamento e di sicurezza evolve nel tempo verso livelli sempre più elevati: dopo e nonostante Chernobyl, la potenza nucleare istallata nel mondo è cresciuta oltre il 44%; 29 centrali sono in costruzione mentre la maggioranza delle 435 operative ha subito un processo di ammodernamento che ne ha aumentato l'efficienza e prolungato di quasi due terzi la vita. Alle 32 nazioni che, da tempo, hanno compiuto questa scelta si sono aggiunti paesi grandi produttori di idrocarburi, perché i vincoli ambientali ed economici sempre più stringenti spingono i governi a diversificare il loro mix di produzione elettrica.
Nonostante i guasti passati, il presidio tecnico-scientifico italiano, mantenuto quasi in maniera carbonara dall'Università e dall'industria nazionale, è pronto aripartire. Non saràfacile: in primis è necessario ricostruire l'Autorità di Controllo e Sicurezza, morta da tempo, stimolando la creazione di un sistema coeso di attori che dovranno accettare un gioco di squadra al quale non tutti so -no storicamente abituati. Questa è la prima condizione necessaria per saltare sul treno in corsa delle centrali di terza generazione, già in produzione ed operative fra pochi anni. Prima si entrerà nei consorzi internazionali, migliore sarà la nostra posizione nella filiera delle centrali di quarta generazione, attese intorno al 2030.
Due i punti strategici da non trascurare: il recupero di un rapporto con i cittadini attraverso una campagna di informazione e formazione corretta, chiara e comprensibile e, in parallelo, la realizzazione di una "govemance" del processo, con un livello politico decisionale forte per mantenere un'unicità di decisione e di coordinamento a livello centrale. L'esempio di quanto avvenuto per i rifiuti della Campania promette bene: si è visto un governo che decide e che intende controllare, senza sbandamenti, il processo. Con queste premesse noi si che possiamo dire: ministro Scajola, si può fare!
«Non tutto quel ch'è oro brilla,
Né gli erranti sono perduti;
Il vecchio ch'è forte non s'aggrinza,
le radici profonde non gelano.
Dalle ceneri rinascerà un fuoco,
L'ombra sprigionerà una scintilla;
Nuova sarà la lama ora rotta,
E re quei ch'è senza corona.»