Sulla dichiarazione del Ministro Carfagna ieri se ne sono dette, e oggi lette sui giornali, di tutti i colori: anzi, verrebbe da dire di tutti i colori dell'arcobaleno perché quel che sono apparse fuori luogo non sono state le parole del Ministro - sulle quali si può essere o meno d'accordo ma che certo non possono essere considerate una sorpresa-, ma le risposte queste sì sorprendenti e fuori misura che le sono state indirizzate.
Cosa ha detto la Carfagna? Il fulcro è che non condivide gli obbiettivi politici dei Gay Pride, che non sarebbe orientata a dare alcun patrocinio, ma che è pronta a occuparsi di contrasto alle forme di discriminazione e di violenza e pronta a dare patrocini a seminari e convegni che si occupino di questi problemi.
Non sembra niente di nuovo né di scandaloso che il governo Berlusconi non appoggi per esempio quei Dico che, tra l’altro, nemmeno il Governo Prodi che li aveva concepiti ha avuto il coraggio poi di varare. E comunque in generale non si capisce perché un qualunque Governo dovrebbe dare un avallo politico, attraverso un patrocinio, a una manifestazione incentrata su delle rivendicazioni che, per mandato elettorale, non sono riconosciute come istanze prioritarie o essenziali.
Non è intellettualmente onesto, oggi, pretendere dal governo di Berlusconi quello che nemmeno i più “amici” dei Governi, da quello di D’Alema a quelli Prodi, hanno osato fare. Ne reclamare a Berlusconi lo stesso patrocinio che nel 2000, in occasione del World Pride, l’allora Sindaco di Roma Rutelli negò.
Inoltre quella del Ministro non è sembrata nemmeno una posizione così di chiusura, o addirittura nazista come qualcuno ieri ha detto, anzi. E’ sembrata chiedere un confronto, e tutte le organizzazioni attive nel nostro paese non avrebbero potuto chiedere di meglio: dal bullissimo alle aggressioni e agli assassini, se ne potrebbe discutere per mesi. E invece no, dice Grillini, “il Ministro ha fatto battute da bar” e il presidente dell’ Arcigay “che vive nel paese delle favole”.
Come al solito, tanto rumore per nulla e tanta propaganda solo per amore di polemica. Perché il problema del mancato patrocinio non esiste: questo non solo non è indispensabile per organizzare manifestazioni, cortei e convegni e anzi sarebbe meglio proprio non averlo se poi non si vogliono ingerenze su come e dove si manifesta. Pretendere il logo del ministero per poi, da un palco, parlare contro quel Ministero o contro quel Governo è un paradosso come assurdo sarebbe avere dallo Stato finanziamenti (o sponsorizzazioni e agevolazioni), per poi lamentarsi di intromissioni e di critiche in ciò che con quei soldi si organizza. O è chiedere troppo, un po’ liberali a chi si professa tanto libertario?