I microrobot chirurghi

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I microrobot chirurghi

Messaggiodi takion il 08 set 2009, 01:00

Sempre più avanti con la scienza medica.

LONDRA — I robot domine­ranno il mondo? Forse non nel­l’immediato futuro, ma si appre­stano a conquistare la sala ope­ratoria. Alcune delle storie fino­ra confinate nei romanzi di fan­tascienza e nei manga stanno per diventare realtà. Una decina di robot ideati per assistere me­dici e infermieri, alcuni dei qua­li made in Italy, verranno esibiti da domani fino al 23 dicembre al Royal College of Surgeons nel­la mostra «Sci-Fi surgery: medi­cal robots» (chirurgia fanta­scientifica: robot medici). «Mol­ti sono ancora dei prototipi, ma potrebbero essere in uso negli ospedali entro cinque anni», spiega la dottoressa Arianna Menciassi, professore associato di Robotica biomedica alla Scuo­la superiore Sant’anna di Pisa.

Non hanno il rassicurante aspetto umano del Dottore-olo­gramma che viaggia sulla Vo­yager in Star Trek. Anzi, assomi­gliano a vermi che strisciano e nuotano nell’organismo. È il ca­so dei robot-pillola che vengo­no inghiottiti dal paziente e poi guidati all’interno del suo cor­po attraverso un telecomando. «Il design di molti mini e micro­bots si ispira allo strisciare dei vermi, ai rapidi movimenti de­gli insetti o ai movimenti nata­tori dei batteri», ha spiegato Menciassi che ha portato due prototipi finanziati dalla Comu­nità europea e da enti coreani. Uno si chiama Ares-Araknes (Ares è un anagramma in ingle­se che significa «Sistema roboti­co riconfigurabile per chirurgia interna»). È formato da 15 mo­duli che vengono inghiottiti ad uno ad uno dal paziente e poi si assemblano all’interno dell’or­ganismo. Il mini-transformer dovrebbe svolgere le operazioni chirurgiche dall’interno nello stomaco e nell’intestino, in mo­do da non dover «aprire» il pa­ziente, risparmiargli sofferenze e ridurre i tempi di degenza. Al­tro prototipo italiano: le capsu­le endoscopiche. Una «nuota» nello stomaco, l’altra si muove nell’intestino. «Ci siamo ispirati al mondo della biologia perché i vermi hanno sistemi di loco­mozione adatti ad ambienti non strutturati e scivolosi, dunque sono perfetti per il corpo uma­no », spiega la Menciassi.

Problema: i prototipi sono an­cora un po’ troppo grandi. Ogni capsula misura 2 centimetri cu­bi. «Difficile persuadere qualcu­no a inghiottirne 15», scherza il portavoce del museo Matthew Worrall. «Esistono già capsule endoscopiche in commercio. Per sviluppare la locomozione attiva i tempi sono di un paio d’anni», dice la dottoressa. «Quanto ad Ares, ce ne voglio­no quattro o cinque». Nel thriller del 1966 «Viaggio allucinante» (e romanzo di Isaac Asimov), un mini-sotto­marino veniva iniettato nel cor­po di un paziente. Attraversato il cuore, i capillari, il polmone, la pleura, i vasi linfatici e l’orec­chio, arrivava al cervello per eli­minare un embolo in 60 minuti. I prototipi in mostra a Londra potrebbero rendere questa fan­tasia realtà — solo che a bordo non ci saranno un pugno di uo­mini e un’affascinante ragazza. La mostra renderà dunque omaggio alla fantascienza che ha ispirato la medicina. Oltre ai prototipi, verranno mostrati ro­bot già funzionanti negli ospe­dali: come il Probot, usato per operare pazienti con cancro alla prostata, l’Acrobat, che aiuta nella sostituzione protesica del ginocchio, dove serve estrema precisione. I robot possono aiu­tare a fare cose prima impossibi­li all’uomo, come operare il cuo­re sincronizzandosi con il batti­to cardiaco, spiega Worrall. Il «Da Vinci», costituito da moni­tor con braccia robotiche con­trollate da un chirurgo, è già in uso in Gran Bretagna. In mostra c’è anche il robot-badante RI-MAN, prototipo giapponese che solleva e trasporta i pazienti. In realtà, lo scopo non è di sostitui­re medici e infermieri, ma di aiutarli. Ma an­che in Star Trek, il dot­tore olografico viene attivato come pro­gramma di emergen­za, ma quando l’intera squadra medica della Voyager muore, il capi­tano si vede costretto a rendere la qualifica da temporanea a de­finitiva.

http://www.corriere.it/salute/09_settembre_07/micro_robot_chirurghi_9c410334-9b83-11de-88f0-00144f02aabc.shtml
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