ROMA - Il governo pone alla Camera la questione di fiducia sul ddl in materia di intercettazioni: lo ha annunciato nell'Aula di Montecitorio il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito. La votazione si terra' domani alle 17.10 su decisione della conferenza dei capigruppo. Domani dalle 9 si terrà, in base al cosiddetto 'lodo Jotti', l'illustrazione degli emendamenti decaduti con la fiducia. Alle 14 si voteranno gli emendamenti soppressivi all'articolo 1 del testo. Alle 16 avranno inizio le dichiarazioni di voto sulla fiducia. A seguire, nelle giornate di giovedì e venerdì, saranno
esaminati gli ordini del giorno e, quindi, si terrà il voto finale sul provvedimento che dovrà passare al Senato.
Nel dichiarare ammissibile il maxi-emendamento del governo, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha precisato che il testo riproduce quello della commissione Giustizia, integrato da tre emendamenti del governo e di quattro della commissione gia' presentati in Aula e ritenuti ammissibili. Ora la conferenza dei capigruppo si riunira' per definire tempi e modi della votazione sulla fiducia.
Intanto la commissione Bilancio della Camera ha dato parere positivo al maxi-emendamento presentato dal governo al ddl intercettazioni. La proposta di modifica, che porta la firma del Guardasigilli, Angelino Alfano, passerà ora all'esame dell'Aula di Montecitorio per il voto di fiducia.
MAXI-EMENDAMENTO, TABULATI A PM SE C'E' URGENZA
Nei casi di urgenza, "quando vi è fondato motivo di ritenere che dal ritardo possa derivare grave pregiudizio alle indagini", il Pm può chiedere anche i tabulati telefonici con decreto motivato, da comunicare non oltre le 24 ore al tribunale. E' questa una delle modifiche al ddl intercettazioni contenuta nel maxi-emendamento del governo, ora all'esame della commissione Bilancio della Camera. Il maxi-emendamento, di 11 pagine, contiene anche le modifiche che erano state introdotte in commissione Giustizia con delle proposte di modifica presentate dal governo e dal relatore, presidente della commissione Giustizia di Montecitorio, Giulia Bongiorno. Questa disposizione che riguarda Pm e tabulati è stata chiesta con forza dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, nella riunione di maggioranza che si è avuta nella Sala del Governo della Camera nelle prime ore del pomeriggio.
Nel maxi-emendamento del governo è stato recepito anche l'emendamento presentato dal presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno e approvato in 'comitato dei nove' della commissione. In questa proposta di modifica si cercavano di ridurre in parte le limitazioni alla stampa per quanto riguarda la pubblicazione di tutti gli atti del procedimento, fino alla conclusione delle indagini preliminari. Grazie a questa modifica voluta dalla Bongiorno, per pubblicare le intercettazioni si dovrà sempre attendere la conclusione delle indagini preliminari o il termine dell'udienza preliminare, ma delle misure cautelari potrà essere consentita la pubblicazione del contenuto dopo che la persona sottoposta alle indagini o il suo difensore abbiano avuto conoscenza dell'ordinanza del giudice. Resta anche il carcere per i giornalisti, che potrà però essere commutato in pena pecuniaria. Il governo ha confermato anche il contenuto del suo emendamento sulla sostanziale impossibilità per la magistratura di intercettare utenze telefoniche usate da agenti dei servizi segreti. Nel caso che il Pm voglia in qualche modo ascoltare tali conversazioni, dovrà informarne entro cinque giorni la Presidenza del Consiglio, che potrà apporre su queste il segreto di Stato. Se entro 30 giorni dalla notifica di questa richiesta da parte del magistrato il presidente del Consiglio non opporrà il segreto, si potrà procedere alle intercettazioni. "Non è in ogni caso precluso all'autorità giudiziaria - si legge nel maxi-emendamento per il quale è stato chiesto il voto di fiducia - di procedere in base ad elementi autonomi ed indipendenti dalle informazioni coperte da segreto". Chiunque riveli notizie relative ad atti o documenti del procedimento penale coperti dal segreto, sarà punito con il carcere da uno a cinque anni. Ma le pene sono aumentate, si legge ancora nel nuovo testo del governo, "se il fatto concerne comunicazioni di servizio di appartenenti" ai servizi segreti. Per il resto, il maxi-emendamento riproduce sostanzialmente il testo del ddl approvato in commissione Giustizia della Camera, che prevede, tra l'altro, che per chiedere le intercettazioni ci debbano essere "evidenti indizi di reato". Sul maxi-emendamento, che porta la firma del ministro della Giustizia Angelino Alfano, si è riunito il 'comitato dei nove' della commissione Giustizia della Camera, ma nessuno è intervenuto perché, spiegano gli esponenti del centrosinistra, "siamo stati messi di fronte al fatto compiuto e dunque la riunione non aveva più alcun senso". Il confronto tra i poli si sposterà ora nell'Aula della Camera.
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