Una donna romena che lavora come badante per un'anziana signora di 88 anni a Otranto (in provincia di Lecce) dà alla luce un bimbo, lo soffoca e viene scoperta solo perché è costretta al ricovero dopo che il parto le causa una grave emorragia. Accusata di infanticidio, è stata arrestata dalla forze dell'ordine.
LA SCOPERTA
A scoprire il delitto è stato il nipote della pensionata, un avvocato che passava a salutare, come suo solito la zia. Quando entra in casa, il giovane trova la dipendente straniera riversa a terra, in una pozza di sangue. L'uomo chiama subito i soccorsi che portano la donna, dissanguata, in ospedale.
Ma solo quando un medico nota il cordone ombelicale e la placenta ancora all'interno del corpo della badante, capisce che l'emorragia è dovuta al parto. Avvertiti, i carabinieri si precipitano nell'abitazione per cercare il neonato che sperano di trovare ancora in vita. Invece il piccolo è morto. Il suo corpo è fasciato dentro un sacchetto di plastica, riposto al fianco del letto della madre.
La romena, di 49 anni, era all'ottavo mese dì gestazione ma ieri, inaspettatamente, sono iniziate le contrazioni e lei ha dato alla luce il piccolo da sola, stesa sul pavimento della casa. E quando si è trovata davanti il figlio lo ha ucciso, soffocandolo con alcuni pezzi di stoffa che ha infilato nella bocca del piccolo. Il bimbo, nato prematuro stava però bene, dicono i medici, pesava due chili e mezzo e sarebbe vissuto serenamente, avendo superato il parto clandestino senza problemi.
La romena è stata accusata di infanticidio e dichiarata in stato di arresto. L'autopsia sul corpicino sarà eseguita nei prossimi giorni.
UN PRECEDENTE
Il caso di Otranto ne richiama altri: nel settembre scorso, una donna di trent'anni si era presentata in gravi condizioni all'ospedale di Sar-zana (La Spezia), con una forte emorragia interna provocata dalle mancate cure dopo il parto avvenuto in casa.
Anche allora la giovane madre aveva partorito il piccolo che era all'inizio dell'ottavo mese. Allora la ragazza aveva confessato di aver
gettando il figlio in un cassonetto, terrorizzata dall'idea di diventare madre. Anche in quel caso, però, se la ragazza avesse superato il parto senza complicazioni, la tragedia non sarebbe emersa.
Ma il caso aveva un retroscena ancora più ripugnante, perché la giovane italiana era già stata in ospedale dove i medici le avevano consigliato di farsi ricoverare perché la salute sua e del piccolo erano a rischio. Ma lei decise di tornare a casa dalla famiglia. E i parenti la sostennero anche quando la ragazza decise di sbarazzarsi del neonato, gettato in una discarica della città.