MOSCA - Un' avaria al sistema antincendio di un sommergibile nucleare russo in viaggio di prova nel Mar del Giappone ha provocato la morte di 20 persone, tre ufficiali di marina e 17 operai, e l'intossicazione di altre 21, ora tutte fuori pericolo secondo i medici.
A provocare la strage è stata una fuoriuscita di gas freon, un derivato del metano e dell'etano usato per apparecchi di refrigerazione. Nessun danno invece, ha sottolineato il portavoce della marina Igor Digalo, si è verificato al reattore nucleare di propulsione, e il sommergibile, scortato da una nave di soccorso, ha fatto ritorno autonomamente alla base navale russa di Littoral, nella regione di Primorie, nell'estremo oriente del paese. Il sottomarino, del quale non sono stati forniti il nome e la classe - ma secondo fonti dei cantieri navali russi si tratterebbe di un Nerpa, Akula (squalo) nella classificazione Nato - era ancora in costruzione e stava effettuando alcuni test di navigazione. Non è ancora stato chiarito perché il sistema antincendio sia entrato in funzione e il gas freon sia fuoriuscito in quantità tale da provocare l'asfissia di marinai e operai che si trovavano nella zona dell'incidente. A bordo al momento della fuga di gas, c'erano 208 persone. Gli intossicati sono stati subito evacuati da una nave militare e trasportati nell'ospedale della Flotta del Pacifico, a Vladivostok. Il sommergibile era partito dalla base navale di Bolshoi Kamen, sempre sul Pacifico. Il presidente Dmitri Medvedev ha ordinato un' inchiesta rapida e rigorosa sulle cause della tragedia: in Russia è ancora viva la memoria del dramma del Kursk, il sottomarino nucleare divenuto nell'agosto del 2000 la tomba dei 118 uomini a bordo, per una presunta collisione con un sommergibile di un altro paese e due successive esplosioni a bordo.
LA TRAGEDIA DEL KURSK
Tra i tanti incidenti mortali nei quali è stata coinvolta la marina militare russa la tragedia più grave degli ultimi anni è quella del sottomarino nucleare Kursk e dei suoi 118 morti, che ripropose in modo drammatico il problema della sicurezza delle forze armate post-sovietiche. Il moderno sottomarino nucleare Kursk, varato a metà degli anni '90 e orgoglio della flotta del Nord, colo' a picco il 12 agosto 2000 nella acque del Mar di Barents durante una sessione di manovre. I vertici militari rifiutarono inizialmente eventuali aiuti stranieri, mentre Vladimir Putin - al suo primo anno di presidenza - restò tranquillamente in vacanza a Soci sul Mar Nero. Alla fine il bilancio fu di 118 morti. Perì l'intero equipaggio. Secondo i risultati dell'inchiesta ufficiale, la sciagura fu causata dall'esplosione di un siluro di bordo, anche se l'ipotesi di uno speronamento involontario da parte di un sommergibile spia americano, ventilata in origine dai comandi russi, è rispuntata a più riprese. Secondo l'inchiesta ufficiale la maggioranza degli marinai morirono all'istante, salvo una trentina di uomini sopravvissuti nel compartimento di poppa e protagonisti di un'agonia di alcune ore, testimoniata dai commoventi biglietti di addio ritrovati più tardi durante le complesse operazioni di recupero del relitto.
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