“...in cinque o sei, ci hanno stuprate una dopo l’altra per ore ed ore, per sei notti di seguito.
Dopo quello che è successo, mio marito non mi ha perdonata e mi ha ripudiata” (Testimonianze di rifugiate intervistate da Amnesty International)
Una comunità internazionale zitta e 18mila uomini delle Nazioni Unite che non riescono a muovere un dito. Questo denunciano i Padri Bianchi missionari. In Congo, dicono, stanno avvenendo stupri di massa su bambine, donne e vecchie, e nessuno se ne occupa, nessuno ne fa parola.
A Radio Vaticana, il direttore della rivista dei Padri Bianchi, «Africa - Missione e cultura», padre Claudio Zuccalà, ha raccontato: «Nella provincia del Kivu, che è quella provincia della Repubblica Democratica del Congo che confina con gli Stati del Rwanda e del Burundi, da anni ormai e per una serie di circostanze, si è creata questa situazione in cui la popolazione locale è ormai vittima di una serie infinita di violenze, che soprattutto negli ultimi tempi hanno come obiettivo le donne. Quando parlo di donne mi riferisco a tutte le donne e quindi dalle bambine fino alle anziane, vittime di violenze ripetute, molto spesso di natura sessuale, che hanno come scopo ultimo quello di rendere queste persone dei rottami umani».
«Si tratta - afferma ancora il religioso - di un'azione paragonabile ad un genocidio: la distruzione di una società a partire dalla sua cellula fondante - la donna - che viene distrutta sia come persona, sia come essere umano capace di riprodurre. Questo genocidio, che si consuma nel silenzio perchè se ne parla troppo poco e soprattutto a distanza, per cui non lascia un impatto, io mi sentivo in dovere di essere uno fra i tanti che ne parla: questo è ciò che succede e non si dica un giorno questo non lo sapevamo».